Si dice che passiamo un terzo della nostra vita a dormire? Come mai questa grande perdita di tempo?

Certo, è vero, dormiamo per circa un terzo della nostra vita, in media 8 ore di sonno ogni 16 di veglia (sebbene la durata ‘normale’ di sonno sia molto variabile nell’adulto, dalle 7 alle 10 ore per notte), ma non è affatto una perdita di tempo; al contrario, il sonno è fondamentale per la salute del nostro cervello e dell’organismo in generale. Alterazioni e deprivazione del sonno sono correlate a un maggior rischio di numerose malattie, visto che il sonno esercita numerosissimi benefici sul corretto funzionamento del nostro cervello, che durante il sonno si ‘ripulisce’ da sostanze di scarto accumulate durante la veglia e si ricarica di neurotrasmettitori e di riserve energetiche. Inoltre, il sonno ha anche un ruolo fondamentale nei processi di apprendimento e memorizzazione. In particolare durante il sonno si realizzano dei meccanismi di eliminazione delle tracce mnesiche non rilevanti e di consolidamento delle tracce mnesiche rilevanti, che permettono di risparmiare spazio ed energia privilegiando i ricordi importanti ed eliminando quelli non utili. Ricordate quando ai tempi delle scuole elementari ci dicevano di leggere 10 volte le poesie da imparare a memoria prima di addormentarci, per poi ripeterle al risveglio? Ecco, il trucco funzionava proprio perché il sonno ci consentiva di fissare il ricordo e ci creava la possibilità di richiamarlo alla mente a richiesta. Infine, il sonno ha effetti protettivi sullo stress, riducendo le manifestazioni di ansia e depressione. Senza un sonno adeguato, aumenta notevolmente il rischio di malattie cardiovascolari, obesità, diabete e disturbi dell’umore. Sappiamo che ci sono studi che indicano l’insonnia come un fattore di cronicizzazione del mal di testa, potrebbe spiegarci meglio. Da molti anni è noto che le alterazioni della quantità del sonno, in termini di volontario aumento o riduzione in durata, ma anche di difficoltà di addormentamento o del mantenimento del sonno, possono funzionare sia da fattori di innesco di un attacco di emicrania sia da fattori di peggioramento della stessa in termini di frequenza di crisi mensili. La qualità del sonno, oltre che la durata, è altrettanto importante: il sonno deve essere ristoratore e non disturbato da fenomeni come le apnee o il bruxismo, che concorrono a peggiorarlo globalmente. I potenziali meccanismi di cronicizzazione del mal di testa sono molteplici ed è stato dimostrato che le alterazioni del sonno sono tra i fattori di rischio più importanti associati alla cronicizzazione delle cefalee. Esistono evidenze scientifiche della tendenza alla trasformazione del mal di testa da episodico a cronico in presenza di alterazioni qualitative del sonno. Alla base di tale correlazione vi è la condivisione di alcuni neurotrasmettitori importanti tanto per la cefalea quanto per il sonno (come la serotonina e la melatonina). Si può ipotizzare pure un ruolo per l’istamina, i cui antagonisti (gli antistaminici) danno infatti sonnolenza; questa molecola è spesso stata chiamata in causa tanto nella patogenesi di varie forme di cefalea (addirittura, in passato la cefalea a grappolo veniva chiamata Cefalea istaminica di Horton) che dell’insonnia. Inoltre, l’organismo può reagire all’insonnia con il rilascio di altri mediatori infiammatori che rendono il soggetto più vulnerabile allo scatenamento e alla propagazione della crisi di mal di testa. Esistono, infine, numerose evidenze cliniche e scientifiche per cui l’adeguato trattamento di disturbi del sonno, come le apnee ostruttive e l’insonnia, sia in grado di migliorare la cefalea e impedirne la cronicizzazione.

Come mai spesso il mal di testa inizia durante la notte? Possono essere chiamate in causa pure le sindromi da apnee ostruttive e il bruxismo, di cui spesso i cefalalgici sono affetti?

Innanzitutto, esistono alcune specifiche forme di mal di testa che insorgono preferenzialmente o esclusivamente nel corso del sonno. Le cefalee primarie, che mostrano una più stretta relazione col sonno, la cefalea a grappolo e la ben più rara cefalea ipnica. Anche l’emicrania, in alcuni soggetti, presenta un esordio preferenziale nel sonno, soprattutto nel sonno notturno. Inoltre, numerose strategie per ridurre l’intensità del dolore nell’emicrania (sonnellini diurni, utilizzo di caffeina, etc) possono indurre una frammentazione del sonno notturno, causare insonnia e innescare attacchi di emicrania nel corso della notte. Inoltre, gli attacchi di cefalea a insorgenza notturna possono chiamare in causa alcuni disturbi del sonno, come bruxismo e apnee ostruttive nel sonno, ma vi possono pure essere altre cause, come le ipoglicemie notturne, perché la notte è il momento in cui passiamo più ore senza mangiare; quindi, per chi è predisposto, vi possono essere ipoglicemie a sua volta potenzialmente attivanti l’infiammazione del sistema trigemino-vascolare. Senz’altro, le apnee ostruttive restano un problema serio e sottostimato: ne soffre circa un quarto della popolazione adulta e possono sia alterare la qualità del sonno che determinare, a causa della temporanea ostruzione delle vie aeree, una riduzione  dell’ossigeno nel sangue e accumulo di anidride carbonica, con conseguente attivazione del sistema simpatico che a sua volta agevola lo scatenamento del mal di testa. Anche il bruxismo (digrignamento dei denti) può contribuire in modalità duale: da un lato questo è un sintomo di tensione emotiva, talmente importante da alterare la qualità del sonno, che può rendere il cervello più sensibile agli stimoli che innescano la cefalea; dall’altro, la tensione associata al bruxismo a carico dei muscoli mandibolari e cervicali può attivare i circuiti del dolore, predisponendo al mal di testa, un po’ come accade a chi sperimenti lo scatenamento delle crisi quando lega i capelli o indossa un copricapo stretto o pesante.

Nei bambini, spesso, il sonno è in grado di bloccare il mal di testa, invece nell’adulto ciò tende a non accadere, anzi, a volte accade proprio il contrario. Quali potrebbero essere i meccanismi coinvolti?

Diciamo che il sonno dei bambini è diverso rispetto a quello degli adulti, così come il loro cervello. Inoltre, molti dei disturbi del sonno che possono peggiorare il mal di testa sono più tipici dell’età adulta e tendono a lasciare indenni i bambini. Non è un caso che l’insorgenza notturna delle cefalee, in particolare per alcune forme di cefalea secondaria (come quelle secondarie ad alterato profilo pressorio e quelle secondarie ad apnee ostruttive), così come lo sviluppo della cefalea ipnica (una forma di cefalea a insorgenza notturna e che può regredire destandosi), sia un fenomeno di più facile riscontro negli ultracinquantenni, età in cui possono svilupparsi molte delle patologie che potrebbero avere una ripercussione negativa sulla qualità del sonno. Infine, una lunga storia di malattia, con l’esposizione cronica al dolore, potrebbe lasciare il cervello ‘sensibilizzato’ e quindi più prono a provare dolore più a lungo, anche di notte.

Esistono cure specifiche per chi soffre di cefalea e insonnia che possano agire su entrambi i disturbi?

Certo, esistono terapie che possono agire su entrambi i disturbi, sia farmacologiche (come nel caso dell’amitriptilina o degli alti dosaggi di melatonina) che non farmacologiche, come le tecniche di rilassamento o la terapia cognitivo comportamentale. Anche alcuni farmaci antiepilettici, agendo sull’equilibrio tra GABA e glutammato, potrebbero agire su entrambi i disturbi.

Quando un soggetto cefalalgico dovrebbe preoccuparsi per il proprio sonno e rivolgersi a uno specialista del settore?

Una persona con cefalea, come chiunque altro, dovrebbe preoccuparsi per il proprio sonno quando presenti segni quali la difficoltà ad addormentarsi, risvegli frequenti, sonno poco ristoratore, stanchezza eccessiva durante il giorno oppure in presenza di russamento continuo o apnee notturne. Sono questi i fattori che possono essere associati al peggioramento del pregresso mal di testa. Inoltre, ciascun paziente dovrebbe provare a domandarsi se pure nel suo caso si sia innescato il famoso circolo vizioso cefaleainsonnia-cefalea, per cui un disturbo incide sull’altro e viceversa, creando, appunto, un circolo vizioso difficile da spezzare senza l’intervento di uno specialista. Pertanto, è sempre raccomandato lo screening ed il trattamento dei disturbi del sonno più gravi, ma, in generale, è consigliabile che tutte le strategie di regolazione del sonno, quelle che tendono ad evitare il russamento e ottimizzare la durata, la qualità, e la regolarità del sonno, vengano incoraggiate in tutti i soggetti cefalalgici.

 Intervista  a cura di Roberto Nappi