Prof. Mannaioni, i farmaci per la cefalea possono risultare positivi ai test salivari per droghe?

In generale no, i farmaci utilizzati nella profilassi e nella terapia sintomatica della cefalea non rientrano tra le sostanze ricercate nei test salivari standard (THC, cocaina, oppiacei, MDMA, amfetamine e metamfetamine). Tuttavia, falsi positivi sono possibili, anche se molto rari. Ad esempio l’ibuprofene, in passato, è stato segnalato in alcuni studi aneddotici e non controllati come potenziale fonte di falsi positivi per cannabinoidi (THC), ma si tratta di casi isolati, datati e con test di vecchia generazione. I test moderni sono molto più specifici. Il paracetamolo non dà falsi positivi noti per droghe d’abuso. Alcuni antidepressivi triciclici possono dare interferenze marginali in test immunoenzimatici molto sensibili, ma è improbabile che questo accada nei test rapidi salivari standard in uso alle forze dell’ordine. In ogni caso, non dobbiamo dimenticarci che i test salivari sono test di screening a cui seguiranno, in caso di positività, dei test di conferma che confermeranno o meno la presenza di molecole proibite con assoluta certezza.

Alcuni farmaci per cefalea influenzano la capacità di guida. Sono ricercati nei test?

Sì, alcuni farmaci influenzano la capacità di guida, anche se non sono ricercati nei test di polizia. È il caso del Lasmiditan, che agisce come agonista selettivo di un particolare tipo di recettore per la serotonina e può causare sedazione, vertigini e rallentamento psicomotorio. Questi effetti sono clinicamente rilevanti, ma il farmaco  non viene rilevato dai test antidroga. In questi casi, il paziente è tenuto a rispettare le raccomandazioni riportate nel foglio illustrativo, che possono includere l’astensione dalla guida nelle ore successive all’assunzione.

Un paziente che assume un farmaco come l’amitriptilina può guidare “senza patemi” se non avverte effetti collaterali?

Sì, in linea generale sì, ma Il paziente deve essere informato dal medico degli eventuali effetti sedativi e valutare soggettivamente la propria reattività. La responsabilità soggettiva resta importante: se l’amitriptilina, anche a basso dosaggio, provoca sonnolenza, il paziente deve astenersi dalla guida. In assenza di sintomi, non esiste un divieto formale alla guida, ma permane il principio di prudenza e responsabilità individuale.

La legislazione italiana consente ai pazienti epilettici in trattamento con farmaci di condurre veicoli privati, purché non abbiano avuto crisi convulsive da almeno due anni. Quindi, ciò vale pure per i pazienti con cefalea?

No, non esiste un parallelismo normativo diretto tra le due condizioni. La cefalea, anche cronica, non è automaticamente considerata una condizione incompatibile con la guida, a meno che non sia associata a sintomi neurologici severi, perdita di coscienza o uso di farmaci altamente sedativi. Solo in casi particolari, come cefalee con aura invalidante o terapie fortemente sedative, può essere necessaria una valutazione specialistica per l’idoneità alla guida.

Ma quindi, è corretto dire che alla fine quasi qualsiasi categoria di farmaci potrebbe dare effetti collaterali che pregiudichino la capacità di mettersi alla guida e che quindi le opportune limitazioni andrebbero applicate da caso a caso, salvo i divieti esplicitamente espressi dalla legge, come nel caso delle benzodiazepine?

Assolutamente sì. Questo è il punto chiave: non è tanto il principio attivo in sé a determinare l’idoneità alla guida, ma la risposta soggettiva del paziente, la posologia e le caratteristiche farmacodinamiche. Alcuni farmaci hanno indicazioni chiare nel foglio illustrativo (come le benzodiazepine, soggette anche a normative più restrittive), altri no, ma l’effetto clinico va sempre valutato individualmente. La legge italiana lascia ampio spazio alla responsabilità personale, salvo nei casi in cui sussistano controindicazioni esplicite o gravi effetti collaterali noti. Per rendere più chiara la situazione si riassume in una tabella la situazione dei principali farmaci utilizzati nelle cefalee riguardo al rischio di falsi positivi nei test salivari e nelle raccomandazioni per la guida.

 Intervista  a cura di Roberto Nappi