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Notizie ed Eventi

La Cefalea in cucina - Cefalee Today n.132

14 Ottobre 2022

La curcuma e il mal di testa

Una spezia molto diffusa nella cucina indo-asiatica e che dal medioevo si è affermata anche in Europa è la curcuma, un derivato della radice della pianta Curcuma Longa, il cui utilizzo è antichissimo (secondo alcuni, risale a più di 5000 anni fa) e fin da subito è stata adottata non solo a scopo alimentare (basti pensare che è l’ingrediente base per la realizzazione del Curry, principe dei condimenti della cucina indiana), ma anche rituale (per il suo pigmento giallo che la rendeva simile all’oro e al sole, ancora oggi usata nell’Unione Europea con la sigla E100) e terapeutico (è alla base di molti preparati della medicina ayurvedica). Oltre ad essere vista come la madre di tutte le spezie nella cultura indiana è dunque utilizzata anche in campo sanitario con molteplici indicazioni proposte dalla medicina tradizionale, che successivamente hanno trovato riscontro in ricerche scientifiche: è un potente antiossidante, antinfiammatorio / antipiretico e decongestionante, ha inoltre un potente effetto cicatrizzante e molteplici effetti sul tratto gastrointestinale, agendo sulle vie biliari (coleretica), sulla mucosa gastrica come antiacido e come disinfettante attivo sia sui batteri gastrici (tra cui l’Helicobacter pylori, responsabile dell’ulcera e del tumore gastrico) che intestinali. La molecola contenuta nella curcuma principalmente responsabile di tali effetti benefici è la curcumina, un polifenolo che dona il colore gialloarancio acceso alla pianta. Il suo assorbimento sistemico è scarso perché trattenuto dal fegato, ecco perché il grosso delle azioni terapeutiche sono esercitate sul tratto gastroenterico e sul fegato, per un effetto “primo passaggio”. Tuttavia, il filtro epatico può lasciar passare in circolo la molecola se assunta congiuntamente ai grassi e ad altre spezie. È il caso, ad esempio, del pepe, che non manca mai, assieme all’aglio, nelle preparazioni tradizionali culinarie indiane fin dall’antichità, in combinazione con la curcuma. L’altro trucco per aumentare l’assorbimento della curcumina, ma in questo caso, quella assunta dagli integratori, è la sua ingegnerizzazione in molecole isolate (in tal caso si parla di “nano-curcumina”), anziché negli agglomerati presenti nella pianta. Proprio l’impegno epatico da parte della curcumina ha destato dei dubbi nel recente passato sulla sicurezza del prodotto, a seguito di alcune segnalazioni su un potenziale danno epatico dovuto all’assunzione massiccia di curcumina. Tuttavia, a fronte di iniziali casi che innescarono una sorta d’isteria collettiva contro la molecola, soprattutto in Italia, sono mancati dati certi sulla reale pericolosità (in fondo dosi cumulative ben maggiori di quelle presenti negli integratori sono ingerite quotidianamente e per tutta la vita da una buona parte del miliardo e più degli abitanti dell’India), la bolla s’è sgonfiata e l’allarme è rientrato rapidamente. Sia nella medicina tradizionale che nella fitoterapia moderna la curcuma è ampiamente usata nelle cefalee, in particolar modo nell’emicrania. Il razionale è forte, essendo la molecola un antinfiammatorio analgesico, avente inoltre anche un effetto antiossidante e neuroprotettivo promuovente la plasticità neuronale. Inoltre, potrebbe esserci un’azione indiretta esercitata sull’intestino: migliorerebbe la flora intestinale, modificandola in senso favorevole al paziente emicranico e inducendo una modulazione vegetativa attraverso la riduzione della stimolazione del nervo vago al cervello. Infine, non va sottovalutato il ruolo regolatorio esercitato dalla curcumina sull’insulinoresistenza, essendo nota l’alta prevalenza di questa condizione metabolica sfavorevole nei pazienti emicranici. L’argomento è molto studiato sia dal punto di vista sperimentale (ricerche su animali) che clinico (negli ultimi 5 anni sono stati già pubblicati 10 trial clinici, con esiti favorevoli, sull’utilizzo della curcumina nei soggetti emicranici). In particolare, la curcumina sembrerebbe funzionare in termini di riduzione di frequenza, intensità e durata degli attacchi sia se assunta da sola che in associazione ad integratori di acidi grassi omega-3 e al Coenzima Q10. Insomma, i dati sono promettenti e coerenti nel dire che la curcumina possa essere uno strumento in più nel contrastare l’emicrania. Certo, la quantità di molecola assimilata con un integratore di buona qualità è sicuramente maggiore di quella ingerita, ad esempio, con una porzione di pollo al curry, quindi i risultati sperimentali conseguiti con gli integratori potrebbero non essere paragonabili a quelli ottenibili con la sola assunzione alimentare di curcuma, ma sicuramente un suo uso oculato e sistematico potrebbe essere benefico di per sé. Inoltre, esso potrebbe consentire di sostituire o ridurre il consumo di altre spezie, come il peperoncino, potenzialmente più a rischio nel concorrere a far sviluppare un attacco emicranico.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia

Percorsi al femminile per l'emicrania - Evento 26 Ottobre 2022

12 Ottobre 2022

L’emicrania è una patologia di genere, riguarda principalmente le donne in età giovane- adulta che sviluppano forme più severe rispetto agli uomini, manifestando più elevati livelli di disabilità e un maggior numero di comorbilità.

Dopo aver svolto un’azione di sensibilizzazione delle Istituzioni centrali e regionali, dei clinici, dei pazienti e dei media su questa patologia, sul suo impatto esistenziale e sui costi sociali correlati, Fondazione Onda, in collaborazione con le Società scientifiche e le Associazioni di pazienti, ha mappato i Centri cefalee a livello nazionale che al loro interno offrono percorsi e servizi dedicati alla gestione dell’emicrania nelle diverse fasi di vita della donna.

Nel corso dell’evento in programma a Milano il 26 ottobre verranno presentati i Centri Cefalee che hanno aderito all’iniziativa con l’obiettivo di valorizzare il loro impegno, renderli riconoscibili all’utenza e promuovere una sempre maggior attenzione alle specificità di genere nei percorsi di diagnosi e cura dell’emicrania.

Lara Merighi, Coordinatore laico nazionale di Alleanza Cefalalgici, consegnerà i riconoscimenti ai Centri Cefalee.

L'evento potrà essere seguito in diretta YouTube sul canale della Fondazione Onda https://www.youtube.com/c/ondaosservatorio/featured

Scarica il programma dell'evento

EMICRANIA: diamo voce a una malattia invisibile

07 Ottobre 2022

Grande successo per l'appuntamento dedicato all'Emicrania all'interno del Forum Sistema Salute di Firenze.

Chi non avesse potuto seguirlo in diretta può rivederlo qui

Combattere assieme il mal di testa

20 Settembre 2022

Dopo il successo dello scorso anno, prende il via lunedì 26 il ciclo di webinar autunno 2022 organizzati da Alleanza Cefalalgici.
Vi presentiamo i primi due, ma altri ne seguiranno per cui restate connessi, anche per conoscere il link per partecipare in diretta!

Link ZOOM per registrarsi al secondo Webinar del 03 Ottobre
https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_l-IVyM40QqS66aS0XcxVng

Intervista alla nostra Lara Merighi

12 Settembre 2022
Intervista alla nostra Lara Merighi realizzata dal noto Portale di Medicina e Salute Dica33

Do more 4 me. Be part of the MIGRAINE voice

08 Settembre 2022

L’emicrania è una forte cefalea che impedisce ad una persona che ne soffre di affrontare la vita quotidiana.

Circa 6 milioni di persone soffrono di emicrania in Italia. Si tratta di una malattia altamente invalidante che può portare a perdere 4 giornate di lavoro ogni 3 mesi.

Oggi l'emicrania non può più essere un tema secondario: è importante attivarsi per migliorare la qualità di vita delle persone.

Si parlerà di questo e molto altro il 13 Settembre all'Ara Pacis di Roma in occasione dell’evento "Do more 4 me. Be part of the MIGRAINE voice", fruibile anche in live streaming dalle ore 15:00 alle ore 17:00 via Youtube a questo link https://youtu.be/tWQe4BCDIJ4

INTRODUZIONE 
On. Beatrice Lorenzin
Coordinatore Health & Science Bridge, Centro Studi Americani; V Commissione (Bilancio,Tesoro e Programmazione); Già Ministro della Salute

SALUTI ISTITUZIONALI 
Dott. Antonio Gaudioso
Capo della Segreteria tecnica del Ministro della Salute

ATTUALITÀ E PROSPETTIVE NELLA GESTIONE DELL'EMICRANIA CRONICA
Prof. Fabrizio Vernieri
Neurologia, Università Campus Bio-Medico Roma
Prof. Francesco Saverio Mennini
Presidente Società Italiana Health Technology Assessment
Sig.ra Lara Merighi
Coordinatore laico nazionale ALCE (ALleanza CEfalalgici)
Rappresentante AIFA

L'EMICRANIA NELLE POLITICHE PER LA SALUTE
On. Fabiola Bologna
Segretario della XII commissione (Affari Sociali) 
On. Marcello Gemmato*
Segretario della XII commissione (Affari Sociali)  
On. Arianna Lazzarini*
XII Commissione (Affari Sociali)  
On. Giuditta Pini*
XII Commissione (Affari Sociali)

MODERA 
Fabio Mazzeo  
Giornalista

*Invitato ma non confermato

Per informazioni e accrediti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - cell. 342 3348304

Scarica la locandina dell'evento

Cefalea cronica come malattia sociale: stato dell'arte

29 Agosto 2022

Sono trascorsi più di due anni dal riconoscimento legislativo della cefalea cronica come malattia sociale. Un convegno a Modena il 19 Settembre farà il punto della situazione e la nostra Lara Merighi, coordinatrice laica di Alleanza Cefalalgici, porterà, come sempre, la parola dei pazienti.

L’evento è aperto a tutte le persone interessante all’argomento e ci sarà la possibilità di partecipare sia in presenza presso l’Aula Magna – Centro Servizi Didattici della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Modena sia collegandosi da remoto.

Il link per seguire l’evento in diretta streaming sarà pubblicato a settembre su questa pagina: https://www.runtimes.it/it/news/eventi/la-cefalea-cronica-come-malattia-sociale-stato-dellarte

Scarica il programma dell'evento

Da qui è possibile vedere tutto il convegno

Nuovo numero di Confinia Cephalalgica et Neurologica 2/2022

22 Agosto 2022
Il nuovo numero 2/2022 della rivista è disponibile ora a questo link https://www.mattioli1885journals.com/index.php/confinia/issue/view/838.

SOMMARIO

Editorial

Ricordo di Franco Lucchese - Giuseppe Nappi, Giorgio Sandrini, Paolo Mazzarello

Headache and pain research

Essential oils-induced analgesia and related translation for the management of agitation in dementia – Damiana Scuteri, Paolo Tonin, Giacinto Bagetta, Maria Tiziana Corasaniti

Multidisciplinary research in neurosciences

Augusto Tamburini (1848-1919) and his Contributions to Acromegaly – Stefania Fortuna

Sfide e opportunità della interazione tra uomo e macchina – Diego Centonze

Uomo e macchina tra mondo reale e mondo virtuale: quale futuro? Commento all’articolo di Diego Centonze – Giorgio Sandrini

The Nursing Role in the Mobile Stroke Unit – Pierluigi Lezzi, Roberto Lupo, Tania Lezzi, Luana Conte, Elsa Vitale

Aging Brain del Novecento tra biologia e fatti della vita. Invecchiamento cerebrale 20 anni dopo – Giuseppe Nappi, Franco Lucchese

Essential oils for the control of the neuropsychiatric symptoms of dementia. A pharmacotechnological appraisal – Damiana Scuteri, Paolo Tonin, Giacinto Bagetta, Maria Tiziana Corasaniti

Webinars and Congresses

Books

In Memoriam

In memoriam of Giuseppe Meco (1950- 2022) – Eugenio Gaudio

Cristina Tassorelli nuovo Preside della Facoltà di Medicina dell'Università di Pavia

14 Luglio 2022

La Fondazione CIRNA Onlus si congratula con la prof.ssa Cristina Tassorelli che a partire dall'a.a. 2022/2023 sarà la prima donna Preside della Facoltà di Medicina dell'Unversità di Pavia (meglio tardi che mai, ma tant'è...).

Un traguardo prestigioso che inorgoglisce particolarmente la Fondazione, dal momento che la prof.ssa Tassorelli è Presidente del Comitato Scientifico CIRNA Onlus.

La notizia integrale è disponibile qui https://www.cefalea.it/sezione-blog/rassegna-stampa-2022.html.

Nuovo numero di Cefalee Today n.131 disponibile

06 Luglio 2022

E' disponibile il nuovo numero 131 di Cefalee Today del mese di Giugno

Leggi tutto...

Editoriale - Cefalee Today n.131

06 Luglio 2022

Ben ritrovati, amiche e amici e buona estate.

Questa è sempre una stagione particolare per noi cefalalgici: la maggiore esposizione luminosa, il caldo, la disidratazione con annessi squilibri elettrolitici, l’esodo delle vacanze, il traffico, l'aria condizionata, l’interruzione del ritmo cadenzato dagli impegni lavorativi e scolastici, qualche bagordo in più, gli stress vacanzieri e la frittata è fatta, aumentano gli attacchi di mal di testa. Insomma, non voglio dire che ogni stagione abbia un buon motivo per farci venire il mal di testa, ma sicuramente i climi estremi sono sempre i maggiormente responsabili degli accessi dolorosi e, incredibile ma vero, sono molti più i pazienti che riconoscono dei trigger (fattori di scatenamento) correlati all’estate di quelli che ne indicano di correlati all’inverno (dove giusto il freddo o la bassa pressione atmosferica possono giocare contro).

Vorrei approfittare di questo spazio per parlare di un triste evento che ha colpito la Fondazione CIRNA, nostro editore, e tutti noi. La notte del 29 giugno ci ha lasciato improvvisamente e prematuramente il prof. Franco Lucchese. Sconosciuto ai più di voi, oltre a essere Professore Associato in Psicologia Generale, Psicoobiologia e Psicometria alla Sapienza di Roma, era anche consigliere e vicepresidente della Fondazione CIRNA Onlus. Lavorava nell’ombra, dedicando molto tempo a tantissime attività che riguardano il mondo dei cefalalgici, con un’attenzione particolare per l’America Latina dove ha partecipato a numerosi congressi, raccontando i traguardi raggiunti in Italia grazie all’opera di CIRNA e Alleanza Cefalalgici. Negli anni era diventato un punto di riferimento per tutti noi, sempre disponibile a dare una mano. La pandemia ci ha tenuti lontano e proprio adesso che si ricominciava ad organizzare eventi in presenza, con la discrezione che lo contraddistingueva, se n’è andato nel silenzio della notte, lasciando un vuoto incolmabile e il ricordo di un uomo buono, diventato sul campo un neuroscienziato amico di tutti coloro che soffrono di mal di testa. Ciao Franco, non ti dimenticheremo!

C’è inoltre una ricorrenza che sarebbe stata da festeggiare, ma invece è diventata il paradossale segno del disinteresse istituzionale nei nostri confronti. Il 14 luglio saranno 2 anni dalla pubblicazione della legge 81/2020, sul riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Come dicevo, dovremmo festeggiare, invece tale ricorrenza mette tanta amarezza, perché mancano ancora i decreti attuativi, per rendere pienamente effettiva questa norma. Due anni per degli atti dovuti di carattere tecnico e formale. Sicuramente ci saranno altre e tante priorità, ma c’è un limite a tutto, anche all’indifferenza della politica nei confronti di concittadini che soffrono.

Adesso, non senza difficoltà per il misto di sentimenti di tristezza e amarezza che le righe precedenti ci hanno lasciato, andiamo senza indugio a vedere cosa potremo leggere nell’attuale numero della nostra rivista, sperando che incontri il vostro gradimento.

Si comincia dall’intervista del nostro Roberto Nappi alla dottoressa Marta Allena dell’Headache Science Center di Pavia sulla cefalea a grappolo, la cosiddetta e famigerata cefalea da suicidio, a causa della sua fortissima intensità dolorosa. Purtroppo, se - come dicevamo prima - le cefalee sono patologie un po’ neglette dalle Istituzioni, la cefalea a grappolo è un po’ la Cenerentola tra le forme primarie. Molto rara perché venga conosciuta (e riconosciuta) da tutti i medici, ma non abbastanza per poter beneficiare delle tutele di legge previste per le malattie rare. Si tratta della forma che più frequentemente viene travisata con altre forme, quella per cui servono più anni e visite mediche per ricevere la diagnosi corretta, quella per cui esistono meno farmaci efficaci (e alcuni di quelli usati in passato non sono oggi più disponibili) e che non ha beneficiato al pari dell’emicrania dell’ondata d’interesse da parte dell’industria farmaceutica che tanto si sta attualmente dedicando allo studio di nuovi farmaci. Insomma, non se ne parla mai abbastanza, quindi l’intervista di questo numero aiuta a tenere vivo l’interesse sulla questione e forse allevierà in parte non dico la sofferenza, ma il senso di solitudine che molti pazienti con cefalea a grappolo provano.

Come dicevamo, arriva l’estate e con essa i viaggi e il rischio di incappare in qualche malattia infettiva (magari tropicale, ma non solo). Questo, unito al fatto che il COVID-19 e la famigerata sindrome post-COVID riconoscano nella cefalea il primo sintomo neurologico, fa sì che vi sia un rinnovato interesse sulle forme di cefalea secondarie proprio alle malattie infettive. Ce ne parla in dettaglio il prof. Enrico Marchioni, direttore della U.O. Neuroncologia e Neuroinfiammazione dell’Istituto Neurologico Nazionale a Carattere Scientifico IRCCS Fondazione Mondino di Pavia.

Sempre perché è estate, per la rubrica Amarcord recuperiamo un vecchio articolo del nostro Roberto Nappi sulla cefalea da immersione, attività sportiva molto praticata di questi tempi.

Infine, per la rubrica “la Cefalea in Cucina”, nel suo nuovo articolo, la dottoressa Eleonora Di Pietro, Biologa Nutrizionista dell’Associazione Eupraxia, ci parlerà dello zenzero, che dall’Asia Tropicale ha invaso le tavole di tutto il mondo. Leggerlo mi ha fatto tornare alla mente una canzone del 2004 di Elio e le Storie Tese, “Natale allo zenzero”, che nel citare tutte le proprietà di questa pianta orientale dimenticava di citare i notevoli effetti antiemicranici.

Come sempre, spero che gli argomenti siano di vostro gradimento.

Buona lettura e fateci conoscere i vostri commenti.

Dott. Cherubino Di Lorenzo
Direttore Scientifico Cefalee Today

Cefalea a Grappolo: caratteristiche e terapie più e meno nuove

06 Luglio 2022

La Cefalea a Grappolo (CG) è una rara Cefalea Primaria con peculiarità cliniche specifiche ed estremamente disabilitante; la diagnosi precoce è fondamentale per impostare un adeguato trattamento e migliorare la qualità di vita dei pazienti che ne sono affetti.

Dott.ssa Allena, chi soffre di Cefalea a Grappolo?

La prevalenza della CG nel corso della vita è bassa, pari allo 0.12%; l’esordio avviene generalmente tra i 20 e i 40 anni, con netta predominanza del sesso maschile, sebbene ci sia stata di recente una progressiva riduzione del rapporto maschio:femmina (da 4.3:1 a 1.3 o 2.6:1 in studi più recenti), verosimilmente perché la patologia è rimasta per lungo tempo misconosciuta nel sesso femminile (dove prevale, invece, l’emicrania). Comorbidità psicologiche, quali ansia e depressione, sono frequentemente riscontrate nella CG e l’ideazione suicidaria può raggiungere picchi sino al 55-64% (in passato veniva denominata “cefalea del suicidio”).

Quali sono i principali sintomi della Cefalea a Grappolo?

Il sintomo principale è il dolore alla testa (Cefalea) per la cui descrizione facciamo riferimento ai criteri diagnostici presenti nel capitolo 3 “Le Cefalee Autonomico-trigeminali (TACs)”, della III edizione della Classificazione Internazionale delle Cefalee redatta della International Headache Society (ICHD-III, 2018). La CG è caratterizzata da attacchi di dolore molto intenso, strettamente unilaterale, descritto come lancinante, a sede solitamente orbitaria, sovraorbitaria, ma con possibile estensione ad altre regioni del capo, della durata di 15-180 minuti se non trattato. Il dolore si associa a segni autonomici omolaterali, quali iniezione congiuntivale, lacrimazione, congestione nasale e/o rinorrea, sudorazione della fronte e del volto, miosi, ptosi e/o edema palpebrale. E’ presente, infine, irrequietezza o agitazione. Durante gli attacchi, possono comparire sintomi vegetativi emicranici quali la foto-fonofobia, la nausea e talora il vomito.
Gli attacchi si presentano da una volta ogni due giorni a otto volte al giorno e nella forma episodica della malattia perdurano solitamente per qualche settimana o mese in periodi denominati “grappoli” (da cui deriva il nome della patologia), intervallati da fasi di remissione generalmente della durata di mesi o anni. Nella forma cronica, molto più rara, gli attacchi sono ricorrenti per almeno un anno e senza intervalli liberi dal dolore superiori a tre mesi.
Nella fase attiva della malattia, gli attacchi si manifestano con regolarità, ad orari precisi e fissi, spesso notturni, e possono essere scatenati da assunzione di alcol o somministrazione di nitroglicerina.

Da quali patologie deve essere differenziata?

Sebbene i caratteri clinici siano molto ben distinti, ancora troppo spesso la CG viene misconosciuta e la diagnosi è ritardata di mesi e anni.
Sulla base della durata e della frequenza degli attacchi è possibile distinguere la CG dalle altre rare Cefalee Trigemino-autonomiche con cui condivide il capitolo 3 della ICHD-III; in particolare, entrano in diagnosi differenziale con la CG, l’Hemicrania Parossistica (attacchi di dolore strettamente unilaterale della durata di 2-30 minuti e con frequenza superiore a 5 volte al giorno) e la Hemicrania Continua (dolore continuo con scarsi sintomi autonomici locali), che sono entrambe però responsive all’indometacina; la SUNCT (Short lasting unilateral neuralgiform headache attacks with conjuntival injection and tearing) e la variante ancora più rara SUNA (Short lasting unilateral neuralgiform headache attacks with cranial autonomic symptoms), in cui tipicamente gli attacchi numerosissimi nelle 24 ore (da tre a 200 al dì) sono di breve durata (secondi).
Alcune condizioni cerebrali, tra cui i prolattinomi, i meningiomi,le malformazioni arterovenose, possono poi essere responsabili di attacchi di dolore simili ed indistinguibili dalla forma primaria.
In tutte queste condizioni, il trattamento della lesione può essere curativo. Altre patologie che entrano in diagnosi differenziale con la CG sono la nevralgia trigeminale, il glaucoma ad angolo acuto, la sindrome di Tolosa-Hunt e l’arterite di Horton.

Qual è la fisiopatogenesi della Cefalea a Grappolo?

Il meccanismo alla base della CG non è pienamente conosciuto.
Tuttavia, sulla base delle osservazioni cliniche, molecolari e di neuroimaging, si può affermare che sono coinvolti tre sistemi:
- Il sistema trigeminovascolare in cui il dolore è tipicamente irradiato alla prima branca trigeminale (quella oftalmica), ma diverse osservazioni cliniche suggeriscono che sia coinvolto il complesso trigemino-cervicale in toto (talora il dolore può avere distribuzione alla seconda branca trigeminale e l’infiltrazione di steroidi in sede occipitale è efficace nel trattamento della CG). Inoltre, durante l’attacco doloroso sono state rilevate elevate concentrazioni ematiche di molecole implicate nella trasmissione del segnale di questo sistema (quali PACAP e CGRP) e l’infusione delle stesse può triggerare in pazienti con CG un attacco di cefalea.
- Il sistema autonomico in cui durante l’attacco è presente una iperattivazione del sistema parasimpatico (lacrimazione e iniezione congiuntivale) e una inattivazione del sistema simpatico (ptosi palpebrale e miosi); il circuito di riferimento include il ganglio sfenopalatino la cui stimolazione ad alta frequenza è stata dimostrata efficace nell’inibire gli attacchi.
- L’attivazione dell’ipotalamo ipsilaterale infero-posteriore, rilevata nelle neuroimaging funzionali durante gli attacchi spontanei o scatenati dalla somministrazione di nitroglicerina, sembra avere un ruolo nell’iniziazione degli attacchi. Il tipico andamento circadiano (gli attacchi si presentano frequentemente agli stessi orari) e circannuale (negli stessi periodi dell’anno) conferma il ruolo del nucleo soprachiasmatico ipotalamico, mentre l’irrequietezza descritta durante gli attacchi è controllata dall’ipotalamo ventromediale. Esiste, infine, una seppur rara trasmissione genetica della CG sia di tipo autosomico dominante che recessivo, legata verosimilmente al coinvolgimento di multipli geni. Recentemente diversi studi si sono concentrati su mutazioni del gene HCRTR2 dell’ipocretina/orexina, largamente espresso a livello ipotalamico.

Come viene effettuata la diagnosi di Cefalea a Grappolo?

La diagnosi è clinica, sulla base dei criteri diagnostici della ICHDIII. È, comunque, raccomandata l’esecuzione di una RM encefalo con sequenze specifiche per lo studio del seno cavernoso e dell’area pituitaria per escludere le cause secondarie.

Quale è la gestione terapeutica appropriata?

Il trattamento della CG è suddiviso, come per altre forme di cefalea primaria, in acuto e preventivo. Per il trattamento dell’attacco, hanno un’evidenza di efficacia ,esclusivamente il sumatriptan sottocutaneo, che però per il suo effetto vasocostrittore è controindicato nei pazienti con problemi cardio e cerebrovascolari, e l’Ossigenoterapia ad alti flussi (15 L/ min per 10 minuti con maschera e regolatore di flusso) che presenta limitazioni di natura propriamente logistica. Altri triptani, ed in formulazioni differenti (spray nasali o cp), hanno efficacia limitata, mentre i FANS sono completamente inefficaci. Il trattamento di profilassi, invece, presenta alcune differenze tra la forma episodica e quella cronica della malattia, dipendenti sostanzialmente dal loro pattern temporale. Nella CG episodica, infatti, il trattamento deve agire rapidamente, prima che il grappolo si esaurisca spontaneamente; invece, nella forma cronica è importante evitare fenomeni di tossicità o di assuefazione per somministrazione protratta della terapia. Tra i farmaci di profilassi con evidenza di efficacia annoveriamo: il verapamil, un calcio antagonista considerato di prima linea nel trattamento della CG che agisce sia a livello ipotalamico che su differenti sistemi neurotrasmettitoriali monoaminergici. Stipsi e bradicardia, con allungamento dell’intervallo P-R, sono i più frequenti eventi avversi per cui il monitoraggio ECG è raccomandato prima di iniziare la terapia e 1-2 settimane dopo ogni aumento di dosaggio; il litio carbonato, agente farmacologico di lunga data e primariamente usato nel trattamento dei disordini psichiatrici, agisce a livello ipotalamico e sulla funzione del sonno, ma ha un’azione anche sui sistemi neurotrasmettitoriali. Il suo utilizzo è limitato dal ridotto range terapeutico e dal basso profilo di tollerabilità (tra gli effetti collaterali indesiderati vi sono disfunzione tiroidea e diabete insipido). Tra gli antiepilettici, hanno evidenza di efficacia in trials prevalentemente in aperto, non confermata in studi controllati, il Topiramato, l’acido valproico ed il gabapentin. Tra le novità farmacologiche terapeutiche, merita particolare attenzione il galcanezumab, un anticorpo monoclonale diretto contro il CGRP ed indicato nella terapia preventiva dell’emicrania, che è stato approvato anche per la CG episodica. I Corticosteroidi sono raccomandati per brevi periodi, 2-3 settimane solitamente dopo l’inizio del grappolo se è necessario un controllo rapido degli attacchi.

Cosa fare con i pazienti cronici refrattari a questi trattamenti?

Una piccola quota di pazienti con CG cronica (circa il 10%) risulta, in effetti, essere refrattaria ai trattamenti farmacologici descritti. Per questi pazienti sono state in passato proposte tecniche chirurgiche “demolitive” (come la resezione trigeminale) non sempre efficaci; solo di recente, alla luce anche delle maggiori conoscenze dei meccanismi fisiopatogenetici alla base della CG, sono stati studiati devices impiantabili di neuromodulazione. Tra quelli più invasivi annoveriamo la stimolazione cerebrale profonda dell’ipotalamo (Deep Brain Stimulation, DBS), diretta contro il principale target della CG, la più promettente, ma non scevra da effetti collaterali anche severi, è la stimolazione del nervo grande occipitale (Occipital Nerve Stimulation, ONS), basata sull’overlap anatomico tra le afferenze trigeminali e cervicali, che modula il complesso trigemino-cervicale. Tra le tecniche di neuromodulazione meno invasive, hanno mostrato risultati promettenti la stimolazione ad alta frequenza del ganglio sfeno-palatino e quella del nervo vago. Al momento, comunque, per quasi tutte queste procedure i dati di efficacia devono essere confermati da studi sham-controllati di ampie popolazioni. Sono in corso studi per altre metodiche di neuromodulazione dirette su nuove aree target.

Intervista alla Dr.ssa Marta Allena
a cura di Roberto Nappi

Cefalee Secondarie a Malattie Infettive

06 Luglio 2022

La Cefalea è un sintomo che si accompagna frequentemente agli stati infiammatori sistemici e quasi sempre alle infezioni del Sistema Nervoso Centrale (SNC), durante le quali nel 90% dei casi è associata ad ipertermia. Uno studio di Rasmussen
e Olesen del 1992 documenta che nel corso della vita circa il 60% delle persone sperimenta almeno una volta il mal di testa durante una infezione. Le cause, i meccanismi e le caratteristiche fenotipiche della Cefalea durante una infezione sistemica o confinata al SNC sono molteplici e non sempre ben conosciute. Negli ascessi cerebrali e nella ipertensione endocranica da idrocefalo ostruttivo è implicata la stimolazione diretta delle strutture algogene intracraniche, nelle infezioni batteriche e virali diffuse si verifica una irritazione leptomeningea. Le infezioni localizzate delle orbite e dei seni paranasali sono spesso in diretto contatto con il decorso di almeno una delle 3 branche del V nervo cranico (trigemino) provocando un dolore lateralizzato e spesso confinato ad un territorio di distribuzione ben definito. Purtroppo, la trattazione delle Cefalee durante le infezioni del SNC risente della mancanza di studi sistematici longitudinali.
L’ultima Classificazione Mondiale ICDH-3 delle Cefalee, pubblicata nel 2018, dedica come le precedenti una parte molto consistente della sezione “Cefalee Secondarie” alle “Cefalee attribuite ad Infezione” che sono descritte nel Capitolo 9. L’argomento viene trattato in modo esaustivo con la descrizione di tutte le varianti che accompagnano le meningoencefaliti virali, batteriche e fungine nelle varie fasi di malattia. Si ricavano alcune considerazioni molto utili di indiscutibile valore pratico: la Cefalea è un sintomo poco specifico, ma molto sensibile di infezione a carico del SNC, essendo presente nella quasi totalità dei casi; spesso è la manifestazione di esordio di malattie molto gravi che compromettono la sopravvivenza; il dolore generalmente è olocranico e si associa quasi inevitabilmente ad encefalopatia e/o a sintomi focali; il rigor nucalis è tipicamente sostenuto dal coinvolgimento delle meningi che si osserva quasi esclusivamente nelle varianti batteriche e fungine; una volta risolta la fase acuta, la Cefalea può persistere per molti mesi come unico sintomo residuale della pregressa infezione. All’esordio della malattia la capacità di interpretare il significato di questo sintomo, da solo o in associazione, può segnare un momento cruciale per la successiva evoluzione della malattia e per la tempestività delle cure. Il problema della cefalea cronicizzata ha ovviamente un valore irrilevante per la sopravvivenza, ma incide significativamente sulla qualità di vita. In questi casi, la Cefalea è piuttosto frequente con diverse sfumature di intensità, ritmo, durata complessiva e risposta ai trattamenti sintomatici. La Cefalea correlata ai postumi di alcune infezioni virali, spesso di significato clinico banale, rientra nello spettro sindromico di due condizioni ancora poco conosciute dal punto di vista patogenetico: la sindrome da fatica cronica e la fibromialgia. In entrambe le situazioni il virus può aver agito come fattore di innesco di una condizione infiammatoria sistemica in cui la cefalea è spesso parte integrante del quadro clinico e presenta notevoli difficoltà di controllo farmacologico.
Negli ultimi 2 anni la letteratura sulle Cefalee secondarie si è notevolmente arricchita in rapporto alla pandemia da COVID-19. Da una indagine bibliografica sistematica risulta che siano stati pubblicati oltre 1000 lavori sulle complicanze neurologiche del COVID-19 che annoverano la Cefalea in varie condizioni e, potenzialmente, in tutte fasi della malattia, dall’esordio fino alla progressione come manifestazione da “long COVID”. La fase acuta dell’infezione può essere dominata dal mal di testa anche in assenza di compromissione a carico delle vie aeree, in altri casi la Cefalea è una conseguenza della ipossiemia. Soprattutto all’esordio della pandemia sono stati descritti molti casi con impegno del SNC, verosimilmente correlato ad uno stato infiammatorio sistemico senza un apparente coinvolgimento diretto da parte del virus, di cui non è quasi mai stata documentata la replicazione nel liquor cefalo-rachidiano. In questi casi, la Cefalea è un sintomo di accompagnamento frequente che non deve destare preoccupazione.
La Cefalea è riportata anche come effetto collaterale delle vaccinazioni, indipendentemente dal meccanismo d’azione del vaccino. In questi casi, generalmente rappresenta un sintomo isolato e di breve durata. Una sfida importante per il Neurologo impegnato nei reparti di Pronto Soccorso è la necessità di distinguere precocemente le patologie infiammatorie del SNC, correlate ad un meccanismo autoimmunitario, rispetto a quelle dovute ad una infezione. La soluzione del problema in termini strettamente clinici, prima di disporre dei risultati degli accertamenti radiologici e microbiologici, richiede molta esperienza e una approfondita cultura specifica. In questi casi, l’intensità della Cefalea è proporzionale alla gravità della malattia che richiede interventi immediati per l’elevato rischio di gravi conseguenze “quoad vitam” (per ciò che riguarda la vita) e “quoad valetudinem” (per ciò che riguarda la salute).
L’associazione con ipertermia e rigor è fortemente indicativa di infezione batterica e impone l’impiego immediato di antibiotici, mentre l’assenza di ipertermia, pur in presenza di elevati indici infiammatori (VES e PCR), è molto sospetta per vasculite del SNC o per arterite a cellule giganti e richiede accertamenti più approfonditi preceduti da un trattamento urgente con steroidi, per il rischio di ischemie cerebrali multiple o selettive dei nervi ottici.

Dr. Enrico Marchioni
Direttore SC di Neurooncologia/Neuroinfiammazione
IRCCS C. Mondino, Pavia

 

La Cefalea in cucina - Cefalee Today n.131

06 Luglio 2022

Lo zenzero e il mal di testa

L’uso e la diffusione delle spezie nella cucina si perdono nella notte dei tempi, perciò si fa sempre un po’ fatica a capire quando e perché alcune di esse siano state introdotte nell’alimentazione umana. Infatti, oltre che banalmente per il sapore, in alcuni casi la diffusione è stata verosimilmente dovuta alle proprietà conservanti che tali prodotti avevano sui cibi (basti pensare, ad esempio, al peperoncino); in altri, agli effetti benefici che le spezie avevano sull’organismo di chi le ingeriva. In questa seconda categoria rientra a pieno titolo lo zenzero, che dalla cucina di alcuni popoli del sud dell’Asia si è progressivamente diffuso alle tavole di tutto il mondo. Di questa pianta (il cui nome scientifico è Zingiber officinale) noi consumiamo il rizoma (cioè, la radice), particolarmente apprezzato per il suo sapore pungente ma non piccante; possiede una grande versatilità, d’impiego (tanto da trovare posto in molte ricette, orientali e occidentali, sia dolci che salate, o per preparare alcolici, infusi e tisane) e di modalità d’utilizzo (può essere consumato fresco, essiccato, a pezzi, grattugiato).
Come dicevamo, dello zenzero, da sempre sono note applicazioni in campo fitoterapico (cioè, la pianta è stata usata a scopi curativi). I principi attivi sono molteplici e i principali sono i gingeroli, aventi molte funzioni: azione antinfiiammatoria, antiemetica, analgesica, antistaminica, antiossidante, inibente l’appetito e la sindrome metabolica. Proprio in virtù di ciò, questa pianta ha sempre trovato varie applicazioni nella medicina tradizionale. Le più importanti, ancora oggi tramandate, sono finalizzate a combattere nausea (in particolare quella gravidica e pediatrica), dispepsia, coliche o tensione addominale, flautolenza, diarrea, colon irritabile, cinetosi, sindrome premestruale e dismenorrea, sindromi dolorose in generale, alterazioni in eccesso e in difetto dell’appetito, diabete, dislipidemia, ipertensione, calo della libido, allergie, tosse e infezioni delle alte vie aeree. Infine, lo zenzero ha un uso consolidato contro l’emicrania. Ed è proprio di quest’applicazione che vorremmo parlare, approfondendola. Oltre alle varie tradizioni popolari asiatiche (come la medicina ayurvedica e quella persiano-araba), esistono addirittura degli studi clinici randomizzati, controllati, in doppio cieco sull’uso di nutraceutici a base di zenzero, sia usati per prevenire gli attacchi, sia per estinguerli, oltre che per contenere la nausea e il vomito che spesso sono i sintomi di accompagnamento più disabilitanti nell’attacco emicranico. Gli studi relativi all’uso dello zenzero come agente preventivo l’emicrania danno origine a risultati contrastanti a causa anche di due importanti fattori confondenti: l’emivita dei principi attivi responsabili dell’effetto antiemicranico nel nostro organismo non è lunghissima, quindi il prodotto andrebbe assunto più volte al giorno (anche ogni 4 ore) per garantire una stazionarietà dei valori plasmatici e del beneficio; inoltre, gli studi sono stati condotti con estratti secchi non titolati per il principio attivo, del cui dosaggio non si può esser certi. Al contrario, gli studi sull’efficacia come trattamento sintomatico sono concordi nel ritenere lo zenzero un prodotto efficace sia assunto da solo che in associazione a farmaci antinfiammatori. Addirittura, in uno studio il suo effetto è stato riconosciuto essere non inferiore ai triptani nel ridurre il dolore a due ore dall’assunzione, ma molto più tollerato per la particolare povertà di effetti collaterali. Molti di questi studi sono stati condotti con estratti standardizzati il cui contenuto dei principi attivi era verificato; inoltre, in questo caso, la breve emivita non costituiva un elemento negativo, essendo allineata appunto a quella dei principali triptani. Malgrado i risultati così promettenti, tuttavia gli studi relativi all’uso dello zenzero sono ancora molto limitati e non basati su estratti standardizzati. Questo rende non generalizzabili e confrontabili tra di loro i vari risultati ottenuti nelle diverse sperimentazioni. Basti pensare che i vari principi attivi presenti nello zenzero possono variare a seconda della fonte (differenti varietà della pianta, coltivate in terreni e climi differenti) e che pure le diverse modalità d’estrazione possono modificare la composizione biologicamente attiva dei diversi estratti. Pertanto, quando si studia un prodotto a base di zenzero, i risultati dello studio possono essere generalizzati solo per quell’estratto e, eventualmente, per altri estratti con una composizione simile. Inoltre, oggi la tecnologia farmaceutica è in grado di modificare le curve di assorbimento dei vari principi attivi, con applicazioni già molto diffuse anche nel campo della nutraceutica; quindi, anche il limite della beve emivita sarebbe agevolmente superabile, volendo. Ma oggi gli emicranici come possono fare buon uso dello zenzero? Sicuramente, in una rubrica che si chiama La cefalea in cucina, non possiamo che raccomandarne l’utilizzo nelle varie pietanze, le ricette sono tante, ma in generale, una grattugiata di zenzero davvero sta bene un po’ su tutto (anche sul gelato), mentre, data la stagione estiva, suggerirei a tutti gli emicranici di provare a bere l’infuso di zenzero: è sufficiente pulire mezza radice e tagliarla a dischetti sottili, metterla in una brocca piena d’acqua e lasciarla in infusione in frigo per almeno 12 ore. Lo si può bere nel corso della giornata al posto dell’acqua, così il consumo regolare distribuito nel tempo farà in modo di avere sempre concentrazioni plasmatiche adeguatamente alte e potenzialmente utili contro il mal di testa.
Provateci, potrebbe diventare la vostra nuova sana abitudine per l’estate.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia

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