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Notizie ed Eventi

Cefalee e pronto soccorso

24 Ottobre 2023

Le cefalee rappresentano una delle prime cause per cui le persone si rivolgono al Pronto Soccorso. Come mai c’è questa grande richiesta da parte del cittadino?

Le cefalee primarie cioè quelle NON sintomo di processo patologico dimostrabile, sono molto frequenti interessando almeno il 20 % della popolazione generale femminile e circa il 10 % di quella maschile. Di questa popolazione di cefalalgici circa il 20 % soffre almeno una volta nella vita di crisi talmente intense da richiedere un intervento del PS per controllare l’intensità del dolore e spesso i fenomeni gastrointestinali. Per questo motivo gli accessi al PS per cefalea sono molto frequenti pari al 1% di tutti gli accessi in PS.

Un paziente abitualmente sofferente di mal di testa può considerare il pronto soccorso un giusto luogo a cui rivolgersi?

Il PS non è il posto giusto per un sofferente di cefalea primaria perché di solito viene visto dopo alcune ore e le terapie quindi non sono tempestive come dovrebbero. Tuttavia nella moltitudine delle cefalee primarie si annidano rare cefalee secondarie (sintomo di un processo patologico dimostrabile) di cui alcune pericolose per la vita. Il consiglio per i cefalalgici è di recarsi in PS solo se si accorgono di avere una cefalea inusuale, cioè diversa da quella abituale.

I pazienti che abitualmente non soffrono di mal di testa, quando dovrebbero pensare di rivolgersi al pronto soccorso?
Dovrebbero farlo in presenza di una cefalea violenta, ad esordio acuto (pochi minuti) tipo colpo di fulmine, che può essere associata a perdita di coscienza transitoria o a segni neurologici focali o febbre.

Come fate voi neurologi a orientarvi in pronto soccorso per decidere in pochi minuti quale paziente meriti di fare accertamenti e quale no, e quali sono gli accertamenti che andrebbero prescritti?

La visita neurologica e la lettura del fundus oculi permettono di sospettare la presenza di un processo patologico cerebrale in atto. La TAC cerebrale con le sequenze anche per i vasi arteriosi e/o la RM cerebrale (quasi mai disponibile in urgenza) sono molto utili per mettere in evidenza la presenza di emorragia o di processi espansivi o di fenomeni infiammatori. Più raramente è necessaria la puntura lombare utile per escludere al 100% una emorragia cerebrale e per fare la diagnosi di meningite (batterica o virale).

Quali sono le malattie che più frequentemente possono determinare l’insorgenza di una cefalea secondaria e quante di queste espongono a rischio la vita del paziente?

Le malattie cerebrovascolari ad esordio acuto, in particolare quelle con alto rischio di emorragia e quelle infettive batteriche, sono quelle pericolose per la vita; se riconosciute possono essere trattabili. Vi sono molte altre cause internistiche, reumatologiche e osteoarticolari o di origine odontoiatrica che possono associarsi a cefalea intensa da condurre il paziente in PS, ma non rappresentano un pericolo urgente per la vita.

Ha citato la meningite batterica, di che cosa si tratta precisamente, è una malattia frequente, ha una sua stagionalità ed è difficile da riconoscere in fase precoce?

Le forme di meningite battericha sono fortunatamente in declino rispetto al passato per effetto dei programmi di immunizzazione su larga scala con vaccini coniugati anti-Streptococco pneumoniae (SP), Neisseria meningitidis (NM), Haemophilus influenzae (HI) tipo b. L’incidenza annuale è di 2,5-6 casi per 100.000 abitanti, con un tasso di mortalità di circa il 14%. Le cause più frequenti nell’adulto sono lo SP, Streptococco di gruppo B, NM, quest’ultima anche sotto forma di epidemie ricorrenti di meningite ogni 8-12 anni, HI, e Listeria monocytogenes. Le meningiti sono più frequenti tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, ma casi sporadici si verificano durante tutto l’anno.

In conclusione, se volesse lasciare un messaggio per i nostri pazienti, cosa dovrebbero tenere a mente prima di decidere se andare o meno al pronto soccorso? Devono avere “timore” nel rivolgersi a questo tipo di struttura?

Il messaggio è semplice: ogni cefalea va diagnosticata in modo preciso per un trattamento mirato. Considerando che si conoscono almeno 300 tipi di cefalea tra forme primarie e secondarie è evidente che la diagnosi non può essere fatta in PS, ma dal neurologo. Una volta conosciuta la diagnosi di cefalea primaria il paziente deve avere un’efficacie terapia della crisi per non rischiare di andare in PS. Ci tengo a ribadire che in PS devono andare solo casi con cefalea intensa per la prima volta nella vita associate o meno a perdita di coscienza transitoria, febbre e segni neurologici focali. Chi invece soffre già di cefalea deve ricorrere al PS, solo se compare una cefalea violenta inusuale.

Intervista  a cura di Roberto Nappi

Tutto, ma non le sigarette…

24 Ottobre 2023

Tra tutte le cose tirate fuori da una borsa, in un ambulatorio con le serrande mezze abbassate, non mi è mai capitato di vedere tirare fuori un pacchetto di sigarette. Su quella scrivania di legno, che certe volte pare il tavolo di un interrogatorio, metterlo lì come imputato per il proprio mal di testa quando si chiede al paziente di buttare fuori il rospo e confessare cosa gli scateni, secondo lui, gli attacchi di cefalea.
La cioccolata, le noci, il profumo dell’ufficio, gli occhiali nuovi, il telefono, anche la moglie o il marito, ma mai, mai un pacchetto di sigarette. Eppure, si sa che il fumo di sigaretta fa male e, come si direbbe a Roma, “Ma mo’ non voi che te fa pure male alla testa?”.

La risposta è purtroppo, inevitabilmente, sì. Diverse sono le sostanze dannose in una sigaretta, per il mal di testa e non solo. Alcune sono sostanze tossiche, cancerogene, pro-infiammatorie ed ossidanti, che non hanno bisogno di molte spiegazioni oltre il loro stesso nome. Altre sono più complesse e tra queste ce n’è una con la quale il fumatore ha una relazione più profonda: la nicotina. La nicotina è un alcaloide contenuto nelle foglie della pianta del tabacco, rilasciata nel momento in cui queste vengono riscaldate. Una volta inalata è in grado di attivare, in circa cinque secondi, la trasmissione neuronale eccitatoria, in particolar modo quella mediata dalla dopamina e dall’acetilcolina. Alcuni dei neuroni su cui agisce, dopaminergici e colinergici, sono localizzati all’interno di un circuito chiamato “Sistema della ricompensa”. Il meccanismo alla base di questo sistema è semplice: vediamo qualcosa di interessante, decidiamo di ottenerla, la otteniamo e riceviamo un premio neurotrasmettitoriale che si traduce nel “senso di gratificazione”.
Ciò che rende qualcosa “interessante” è definito dalla propensione del nostro cervello ad approcciare nuovi stimoli. Questa attitudine viene definita “sensation seeking”, letteralmente “ricerca delle emozioni”.
Nei pazienti emicranici il sensation seeking è aumentato e li rende più propensi ad iniziare a fumare, oltre che ad avere maggiori difficoltà a smettere. Il sistema della ricompensa raggruppa le aree del cervello maggiormente attive nelle prime fasi delle relazioni sentimentali. Nel caso delle relazioni, il circolo della ricompensa si basa sull’interazione tra due persone e le variabili implicate nel raggiungimento della gratificazione sono molto più complesse e non totalmente sotto il controllo del singolo, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo solo un’ipotesi; nel caso della nicotina, questa ipotesi non esiste ed il sistema è destinato ad essere soddisfatto. Infatti, la nicotina non solo sfrutta il processo di sensation seeking per farsi acquistare, ma rinforza l’interazione neuronale nel momento in cui, raggiunti i centri del circolo delle ricompense, iperattiva lo stesso sistema che ha portato il fumatore a desiderarla. Praticamente un partner perfetto. È forse per questo che sul tavolo degli imputati non ci va mai. Sembrerebbe il ritratto di una coppia felice, ma evidentemente non lo è, altrimenti non staremo qui a parlarne. Infatti, mentre non ce ne accorgiamo, accecati dai circuiti eccitatori, in estasi per la facilità con cui possiamo raggiungere ciò che desideriamo, la nostra relazione con la nicotina ci sta facendo del male. In questa frequentazione con il nostro alcaloide preferito stiamo assumendo, se lui da solo non bastasse, anche una serie di altre sostanze che compongono il fumo di sigaretta: le nitrosamine, l’ossido nitrico, il monossido di carbonio, i radicali liberi, l’acroleina e tutte le altre molecole ossidative, infiammatorie e cancerogene.
Come abbiamo detto in precedenza, il paziente con cefalea è più propenso all’abitudine del fumo e su di lui gli effetti possono essere anche peggiori rispetto alla popolazione generale. La nicotina può infatti aumentare la sensibilità dei recettori del dolore, modificando il flusso di sangue al cervello mediante la sua azione vasospastica, ma anche riducendo l’efficacia dei farmaci antidolorifici assunti per alleviare il dolore. Inoltre, il complesso delle altre sostanze contenuto nel fumo di sigaretta può aumentare il rilascio di una proteina chiamata PACAP.
Questo neurotrasmettitore è implicato nell’innesco dell’attacco emicranico e sono attualmente in corso ricerche per contrastarne l’azione.
Se non bastassero gli effetti acuti a scoraggiare un fumatore emicranico, ancor peggiori sono quelli a lungo termine. Nella popolazione emicranica, soprattutto nella sottopopolazione con aura, esiste infatti un aumentato rischio di eventi ischemici del sistema nervoso. Secondo alcuni studi, nella popolazione emicranica tale rischio aumenta di nove volte rispetto ai non fumatori. Inoltre, per i pazienti emicranici fumare aumenta il rischio di sviluppare depressione, disturbi della sfera sessuale e riduce la capacità di reazione al dolore e agli stress.
Chiarito ora che le sigarette fanno male anche al mal di testa, in caso qualcuno stesse pensando il contrario, bisogna capire come interrompere questo circolo vizioso e quali sono le conseguenze. Interrompere una relazione è sicuramente difficile, soprattutto se con un partner come la nicotina. Se dovessimo decidere di smettere di fumare, la nicotina farà di tutto per non farsi lasciare. Infatti, la semplice assenza di questa sostanza è in grado di generare sintomi quali l’insonnia, l’ansia, la depressione e la voglia compulsiva di poter fumare ancora.
Come se queste sensazioni non bastassero, il fumo di sigaretta ha un asso nella manica: la cefalea “da rimbalzo”. Questo tipo di cefalea segue l’interruzione del fumo, così come di altre sostanze di abuso come i farmaci antidolorifici, e si presenta con caratteristiche atipiche, un dolore molto forte, che spesso non risponde neanche ai normali trattamenti sintomatici.
Un ultimo disperato tentativo, da parte del nostro alcaloide, per farci credere che senza di lui staremo peggio, la concessione da parte del nostro cervello di un’altra possibilità a un amante che ci ha fatto soffrire e ci fa tanto male. Se fumi, dovresti smettere, lo sai. Se non riesci a smettere, almeno fumatene qualcuna in meno e chiedi aiuto!

 

 

Francesco Casillo
Medico Chirurgo, specialista in
formazione in Neurologia della Sapienza,
Università di Roma

La Cefalea in cucina

24 Ottobre 2023

Diversificare la dieta per migliorare l'emicrania?

Diversificare ciò che si mangia sembra aiuti a gestire meglio la propria emicrania, almeno questo è quello che un recente studio propone.
Ma andiamo a vedere di che si tratta.
Spesso i soggetti affetti da emicrania vorrebbero sapere cosa possano o non possano mangiare: chiedono ai neurologi quali siano gli alimenti vietati e a noi nutrizionisti di fargli seguire una dieta appositamente creata per la loro patologia.
Tali domande, tuttavia, sono destinate a non ricevere una risposta univoca, perché in termini assoluti non esistono né i primi, né la seconda.
Eppure, il legame tra emicrania e alimentazione è molto tenuto in considerazione da parte dei pazienti (altrimenti, una rubrica come questa non esisterebbe…)
In effetti, proprio perché l’emicrania è una malattia molto prevalente e disabilitante (si colloca al secondo posto tra le cause di anni vissuti con disabilità, soprattutto nella fascia d’età lavorativa), stupisce che ad una domanda tanto gettonata non corrisponda un altrettanto elevato livello d’attenzione da parte dei ricercatori.
Per colmare parzialmente questa lacuna ci giunge in soccorso un recentissimo studio pubblicato lo scorso mese di agosto dal professor Arman Arab dell’Università di Isfahan in Iran sulla rivista internazionale Frontiers in Nutrition. Il professor Arab e i suoi colleghi sono partiti da un’ipotesi, cioè che i fattori dietetici e i modelli alimentari potessero influenzare lo scatenamento e le caratteristiche delle crisi di emicrania, interferendo in qualche modo con la fisiopatologia alla base dello scatenamento del mal di testa. La loro ipotesi non è peregrina, basandosi sui tanti dati di letteratura disponibili, sia sui cosiddetti alimenti trigger, sia sugli approcci dietetici proposti per prevenire l’emicrania, come la dieta vegana, quella a basso contenuto di grassi e a basso indice glicemico, la dieta di eliminazione, la dieta chetogenica o la dieta DASH (Dietary Approach to stop Hypertension). Inoltre, è noto che l’ossido nitrico (NO) sia in grado di indurre lo scatenamento dell’attacco emicranico e che proprio gli alimenti sono un principale donatore di ossido nitrico nel nostro organismo. Al fine di confermare le loro teorie, i ricercatori hanno valutato, mediante un questionario validato con 168 domande, se il grado di Diversità Dietetica (DDS sta per Dietary Diversity Score) fosse associabile in 262 soggetti (224 femmine e 34 maschi) esaminati alle caratteristiche cliniche dell’emicrania, tra cui la frequenza, la gravità e la durata, oltre che al punteggio dell’Headache Impact Test-6 (HIT-6) e ai livelli sierici di NO.
Effettivamente, hanno riscontrato un’associazione inversa tra DDS e frequenza degli attacchi emicranici (maggiore è la diversità alimentare, minore è la frequenza degli attacchi). Un’associazione analoga è stata riscontrata anche per i livelli sierici di NO che si riducono a mano a mano che il grado di diversità dietetica aumenta. Invece, non è stata trovata alcuna associazione significativa tra DDS e punteggio HIT-6, durata e gravità dell’emicrania. Quindi, lo studio conferma appunto l’ipotesi dei ricercatori: maggiore è la DDS (parametro anche della buona qualità della dieta), meglio va la cefalea e minori sono i livelli circolanti di NO.
È la prima volta che viene dimostrata la relazione tra DDS ed emicrania, che probabilmente è influenzata da fattori quali il tipo di emicrania, le comorbidità psichiatriche, l’obesità e il livello socioeconomico.
Il consumo di una dieta varia, in particolare di diversi tipi di alimenti vegetali, migliora il profilo microbico, che può migliorare i sintomi dell’emicrania modulando lo stress ossidativo attraverso gli antiossidanti presenti negli alimenti vegetali. Una DDS più elevata riflette il consumo di micronutrienti adeguati da una varietà di alimenti, che può migliorare l’emicrania, ma anche un’assunzione minore di grassi, aventi per giunta una varietà maggiore di sottotipi (meno grassi saturi, più acidi grassi essenziali). Un’assunzione di grassi totali significativamente più bassa e di migliore qualità può concorrere a spiegare il risultato osservato. Si sa che una dieta a basso contenuto di grassi e ricca di grassi polinsaturi è stata in precedenza associata a una riduzione significativa della frequenza, della gravità e della durata della cefalea. Certamente, il disegno di questo studio può prestare il fianco a diverse criticità, e i risultati sono un po’ confondenti (migliora la frequenza delle crisi, ma non gli altri parametri clinici, per cui alla fine l’impatto dell’emicrania (misurato con la HIT-6) non migliora.
Tuttavia, l’articolo solleva un aspetto importante e inedito: è giusto che l’emicranico continui a ricevere forti limitazioni alimentari nel tentativo di escludere potenziali alimenti trigger, spesso costringendolo ad un’alimentazione molto monotona e poco variegata? Forse meglio sarebbe cercare di farlo mangiare meglio, proponendo una dieta più varia, rispettosa della stagionalità e della territorialità, per veder alzare il punteggio del DDS e con esso ridurre la frequenza delle crisi emicraniche.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia

DONNE ED EMICRANIA

23 Ottobre 2023

Nel corso della 8° Edizione del Forum Sistema Salute tenutosi alla Stazione Leopolda di Firenze è stato affrontato anche il tema "Donne ed Emicrania". L'incontro, aperto da Ilaria Panzini, rappresentante della Community "Donne Protagoniste in Sanità", ha affrontato in maniera scientifica, ma anche con forte carica emotiva il tema della Emicrania, la seconda malattia più invalidante al mondo e che colpisce soprattutto le donne. Lara Merighi, coordinatrice di Alleanza Cefalalgici che rappresenta tutti gli emicranici d'Italia, ha portato la sua testimonianza di paziente esperta e di come ha saputo pungolare le istituzioni per arrivare alla legge del 2020, che, però, come lei stessa ha sottolineato, "senza i decreti attuativi era una scatola vuota".

Di seguito la sintesi della Relazione di Lara Merighi: 

E’ doveroso da parte mia ringraziare la Dott.ssa Monica Calamai (Fondatrice e Coordinatrice della Community "Donne Protagoniste in Sanità") per l’invito che ha reso possibile la mia presenza a questo evento con il compito di portare la testimonianza di tantissime persone che come me soffrono di una malattia invisibile, l’emicrania. Ho mal di testa da quando ero alla scuola materna e fin da allora non mi ha mai lasciata, è come se dormisse dentro di me per poi esplodere quando vuole cercando di divorare ogni mio pensiero. Un aiuto immenso è arrivato dall’occuparmi della Associazione Al.Ce. (Alleanza Cefalalgici), perché è stato ascoltando la sofferenza di tantissime persone che soffrono di cefalea cronica che ho iniziato a non sentirmi più una persona sbagliata incapace di gestire la mia vita. Infatti, dico sempre che è aiutando gli altri che aiuto me stessa. Al.Ce. (Alleanza Cefalalgici) è una Associazione che si occupa delle persone che soffrono di cefalea ed ha anche avuto il grande merito di promuovere la partecipazione di noi pazienti ai convegni sulla cefalea, per testimoniare le nostre esperienze e le nostre necessità, avendo però sempre a cuore la disponibilità di dare ascolto e aiuto alle persone che chiedono aiuto. Al.Ce. ha anche lavorato attivamente in ambito politico, tenendo sempre contatti con il Parlamento Italiano, con le Regioni e con gli Amministratori delle principali Città, portando sempre l’attenzione sulla nostra malattia fino ad arrivare all’approvazione della Legge 81 il 14 luglio 2020. Ha poi continuato il percorso richiedendo a gran voce i Decreti Attuativi alla Legge, fino ad arrivare ad oggi con il traguardo raggiunto della presa in carico delle persone che soffrono di cefalea cronica da parte delle Regioni attraverso progetti dedicati. Ora, Al.Ce. continuerà a vigliare affinchè tali progetti siano realizzati risultando efficaci per tutti noi cefalalgici cronici.

Lara Merighi

Coordinatrice Al.Ce. Group Italia - CIRNA Foundation Onlus

CAMBIA LA TUA RELAZIONE CON L'EMICRANIA

20 Settembre 2023

Conoscere la propria malattia è il primo fondamentale passo per intraprendere il giusto percorso terapeutico.

Parlare di emicrania in modo diretto, semplice e chiaro, raccontare i suoi sintomi e l'impatto che ha sulla vita di chi ne soffre è lo strumento più potente per smontare i pregiudizi e lo stigma che circondano questa malattia invisibile e invalidante.

Fornire uno strumento agile ai pazienti, combattere la disinformazione e lo stigma sull'emicrania sono gli obiettivi per cui è nato "A testa alta".

Un ebook scritto da Alessandra Sorrentino, volontaria di Alleanza Cefalalgici, e, quindi, scritto da una paziente che ha vissuto in prima persona la malattia e che parla ad altri pazienti.

Sostenuto da Lundbeck Italia all'interno della campagna "Cambia la tua relazione con l'emicrania" e illustrato da Don Alemanno, fumettista italiano che con grande sensibilità ha dato un volto a Elga e Alcide, i due personaggi che accompagnano il lettore in questo viaggio alla scoperta della malattia.

Ringraziamo anche Pindarica Comunicazione che ha realizzato il concept dell'ebook e ha dato vita a Elga e Alcide.

Della stessa campagna “Cambia la tua relazione con l’emicrania” potete trovare, anche, una serie di video/lezioni con esercizi fisici da poter fare in autonomia. Gli esercizi sono basati sul protocollo dell'interval training che, secondo diversi studi in materia, si è rivelato efficace e adeguato per le persone che soffrono di emicrania.

Per questi ringraziamo il personal trainer Matteo Contini per aver preparato i workout e il Dott. Cherubino di Lorenzo per aver supervisionato gli esercizi.

Scarica l'ebook e gli esercizi qui

www.cambialatuarelazioneconlemicrania.it

 

Dal 12 settembre, in occasione della Migraine Awareness Week, Ehma ( European Migraine and Headache Alliance) promuove la campagna contro lo stigma che circonda l’emicrania.

Seguici sui nostri social:

https://www.facebook.com/groups/47026384961

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https://www.cefalea.it/

https://www.emhalliance.org/

Modelli innovativi di accesso ai percorsi diagnostico-terapeutici e di presa in carico

18 Settembre 2023

Martedì 26 settembre 2023

  • Collegarsi al seguente link: https://www.healthpolis.it/7-congresso-nazionale-onda/
  • Cliccare su “REGISTRATI PER PARTECIPARE” e compilare i dati richiesti (scegliere una password con minimo 8 caratteri, una lettera maiuscola e un numero)
  • Ricordiamo di memorizzare le credenziali e di utilizzare il “recupera password” nel form di registrazione nel caso in cui le dovesse dimenticare.
  • Inserire il seguente CODICE (in maiuscolo senza spazi) → ISCRITTIWEBINAR3
  • Compilare tutti i campi obbligatori (contrassegnati dall’asterisco) e cliccare su INVIA. Successivamente appare in basso il messaggio ‘Utente registrato con successo’ che in automatico rimanda alla Main Hall della piattaforma.

Sarà sufficiente poi effettuare l’accesso all’orario prestabilito il giorno dell’evento inserendo mail e password scelte in fase di registrazione, dunque effettuando il LOGIN e cliccare su WEBINAR.

Vi consigliamo di utilizzare come motore di ricerca CHROME o FIREFOX e di registrarvi senza inserire accenti e/o apostrofi.

Per info

Segreteria Organizzativa iDea Congress: Claudia Censi, 3316859038

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Scarica il PDF

“EMICRANIA: NUOVE PROSPETTIVE PER IL PAZIENTE”

18 Settembre 2023

A tre anni dalla legge 81 un confronto tra medici, pazienti e istituzioni

IL 19 SETTEMBRE 2023, ALLE 11:00 A PALAZZO THEODOLI A ROMA

A distanza di tre anni dalla legge 81 del 2020 per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale, tante sono le evoluzioni in termini di ricerca scientifica e opportunità normative, ma altrettanti sono i bisogni ancora insoddisfatti delle persone che vivono con emicrania. Molti pazienti lamentano infatti pochi centri specializzati e di difficile accesso e, ad oggi, l’emicrania resta una patologia sottodiagnosticata e trattata in modo spesso inadeguato.

     In Italia sono disponibili nuovi anticorpi monoclonali anti-CGRP indicati per la profilassi dell’emicrania. Una delle ultime novità terapeutiche è eptinezumab, primo ed unico anticorpo monoclonale anti-CGRP a somministrazione endovenosa, indicato per il trattamento preventivo dell’emicrania negli adulti con almeno 4 giorni di emicrania al mese, con 4 somministrazioni l’anno. 

    Si affronterà il tema dal punto di vista di pazienti, clinici e istituzioni, durante l’evento “Emicrania: nuove prospettive per il paziente tra innovazione, ricerca e opportunità normative”, organizzato da Lundbeck Italia a Palazzo Theodoli, presso la sala “Giacomo Matteotti” (piazza del Parlamento 19, ROMA). L’evento (in allegato il programma dettagliato) verrà moderato da Raffaella Cesaroni – Giornalista Sky TG24 e vedrà l’intervento di:

  • Marcello Gemmato,Sottosegretario al Ministero della Salute 
  • Antonello Aurigemma, Presidente del Consiglio Regionale del Lazio 
  • Arianna Lazzarini, Deputato in Commissione Affari sociali della Camera
  • Lara Merighi, Coordinatrice Nazionale Laica dell’associazione di pazienti Al.Ce.(Alleanza Cefalalgici)
  • Paolo Calabresi, Direttore UOC Neurologia, Professore Ordinario Istituto di Neurologia Policlinico Gemelli IRCCS, Past President Società Italiana Studio Cefalee (SICS)
  • Piero Barbanti,Professore associato di Neurologia presso l’Università San Raffaele, Roma. Past President dell’Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee (ANIRCEF)
  • Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Politica ed Economia Sanitaria dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Presidente della Società Italiana di Health Technology Assessment (Sihta)
  • Guerino Testa, Segretario VI Commissione Finanze della Camera
  • Luciano Ciocchetti, VicepresidenteCommissione Affari sociali della Camera 
  • Alessandro Padovani, Professore Ordinario di Neurologia dell'Università di Brescia e Presidente eletto Società italiana di neurologia (SIN)
  • Alessio Nardini, Direttore generale dell'Unità missione per il PNRR del Ministero della Salute
  • Alessia Savo,Presidente della VII Commissione Sanità della Regione Lazio
  • Tiziana Mele,Amministratore Delegato Lundbeck Italia

7° Congresso Nazionale Fondazione Onda

18 Settembre 2023

WEBINAR EMICRANIA:
MODELLI INNOVATIVI DI ACCESSO AI PERCORSI DIAGNOSTICO-TERAPEUTICI E DI PRESA IN CARICO, WHAT NEXT?

Il webinar  in programma in modalità virtuale alle ore 17 del 26 settembre 2023 si propone di rappresentare una nuova occasione di discussione, facendo seguito al tavolo istituzionale multistakeholder “Emicrania: proposte per una migliore presa in carico dei pazienti”, organizzato in modalità virtuale da Fondazione Onda lo scorso 16 novembre, che aveva l’obiettivo di evidenziare le criticità nell’accesso ai percorsi di diagnosi e cura e di raccogliere un impegno istituzionale concreto al fine di dare attuazione alla Legge 81/20201 .

Scopri il programma e come partecipare: https://fondazioneonda.it/it/appuntamenti-onda/webinar-emicrania-modelli-innovativi-di-accesso-ai-percorsi-diagnostico-terapeutici-e-di-presa-in-carico-what-next/

Cefalea primaria cronica malattia invalidante: pubblicato il Decreto tanto atteso

26 Luglio 2023

Tutto è iniziato quando più di 20 anni fa mio figlio mi ha insegnato ad usare il computer e mi ha fatto visitare il Sito Italiano della Cefalea www.cefalea.it.

Ho iniziato a partecipare ai Convegni che organizzava l’Associazione Al.Ce. (Alleanza Cefalalgici) Group Italia CIRNA Foundation Onlus e lì ho conosciuto il nostro Compianto Dottor Paolo Rossi, al tempo era un giovane Specialista che ad un Convegno tenuto da Al.Ce. a Castrocaro parlava di rete, internet e comunicazione, parlava di noi pazienti sempre in cerca di risposte e soluzioni che non arrivavano, così ci ha detto: “dovete essere voi gli artefici del cambiamento, dovete pretendere che ai convegni si parli di voi e con voi presenti, solo così potrete sconfiggere la solitudine che porta l’avere una cefalea cronica”, poi ha aggiunto che avremmo dovuto organizzarli noi pazienti i convegni e che non ci dovevamo accontentare dei pochi minuti che ci concedono di solito.

Da lì è arrivato il vero cambiamento, perché insieme ad Al.Ce. ho iniziato ad organizzare eventi ai quali partecipavano pazienti che arrivavano da tutta Italia.

E’ stato da quei convegni che ho trovato tutto quello che mi sarebbe servito per arrivare a realizzare un sogno.

Ho lavorato sempre in tutti questi anni con quel sogno nel cuore e nella mia mente.

Non è stato semplice, ma al mio fianco avevo la nostra Associazione Al.Ce. (Alleanza Cefalalgici) e GRANDI SPECIALISTI che mi hanno sempre sostenuta.

Ora mi sento di ringraziare questi SPECIALISTI.

Come mi sento di ringraziare anche a tutti i pazienti che hanno sostenuto Al.Ce.

Un grazie immenso alla Fondazione CIRNA Onlus.

Ma un grazie immenso devo dirlo anche ai POLITICI che hanno con i fatti reso possibile la realizzazione di questo bellissimo sogno.

E non posso non citare l'Onorevole Arianna Lazzarini che fin dal 2011, quando era Consigliere Regionale, ha presentato alla Regione Veneto un Progetto di Legge statale affinché il Parlamento approvasse una legge che riconoscesse la cefalea primaria cronica come malattia sociale. Però questo è potuto succedere solo quando l'Onorevole Lazzarini nel 2018 è stata eletta alla Camera dei Deputati e nel 2020 è riuscita a fare approvare la legge che "porta" il suo nome. Ed è merito quindi anche suo se ora io posso camminare dentro a quel sogno e lo sto vivendo con grandissima commozione perché insieme a me ci sono tutte le persone che attendono da una vita di essere prese in carico come persone con una malattia cronica e non come persone che non sono capaci di gestire le loro vite.

Vi voglio bene, mammalara

Scarica il Decreto Legge

Nuovo numero di Cefalee Today n.135 disponibile

26 Luglio 2023

E' disponibile il nuovo numero 135 di Cefalee Today del mese di Giugno

Leggi il sommario dei contenuti

Editoriale - Cefalee Today n.135

26 Luglio 2023

Rieccoci, care amiche e cari amici, è tornata l’estate: per molti, momento di maggior leggerezza e vacanza; per altri, di peggiori cefalee a causa del caldo e della maggiore irradiazione solare. Sì, lo so, sembra che a noi cefalalgici non vada mai bene nulla, ma tant’è: abbiamo un cervello delicato e dobbiamo trattarlo con cura. Sembrano frasi fatte, ma ricordatevi di idratarvi molto, usare occhiali da sole di buona qualità (meglio se quelli specifici per emicranici, se ne trovano tanti su internet, ma quasi tutti di provenienza USA), un cappello leggero e a falde larghe (tipo un Panama di paglia) per refrigerare il capo, ed evitare di uscire nelle ore più calde. Ogni estate poi la solita domanda: “Aria condizionata, sì o no?”. Eh, la questione è dibattuta: la Letteratura scientifica dice che qualunque ambiente poco confortevole (eccessivamente caldo o freddo, quindi) può scatenare o aggravare la cefalea, mentre l’aria condizionata si conferma un trigger molto comune. Quindi, usatela con parsimonia, mai esponendovi al flusso d’aria diretto e senza abbassare eccessivamente la temperatura (già 5 gradi in meno rispetto a quella esterna possono esser sufficienti per avere un giusto comfort).

Dopo la necessaria premessa con le istruzioni per l’uso dell’estate, e prima di entrare nel vivo dei contenuti del corrente numero, vorrei prima dirvi che il 15 giugno si è tenuto a Roma il convegno “TERZO SETTORE E UNIVERSITÀ A SUPPORTO DEI PAZIENTI CEFALALGICI: In ricordo del Prof. Franco Lucchese”, per ricordare il nostro amico e collega prematuramente scomparso. È stata l’occasione per fare un po’ il punto della situazione su molte questioni ancora lasciate in sospeso, come nel caso dell’intervento della On. Arianna Lazzarini, dal titolo: “La cefalea cronica come malattia sociale: a che punto è l’iter legislativo”. Insomma, resta alta la guardia su una norma che ci sta molto a cuore, nella speranza che si possa presto festeggiare questi tanto attesi decreti attuativi.

Veniamo ora ai contributi presenti su questo numero.

Iniziamo dall’intervista fatta dal nostro Roberto Nappi al dott. Gabriele Corrao, neurologo, esperto di cefalee e osservatore dei fenomeni social relativi agli aspetti sanitari. Motivo dell’intervista è l’uscita di un recente articolo scientifico che affronta il tema del rapporto tra i social media e il mondo della cefalea. Si tratta di una disanima approfondita, che esplora nel dettaglio questa complessa relazione, in cui ad esempio, si affronta il rischio dell’infodemia, un eccesso d’informazione che paradossalmente svuota di contenuto ciò che si legge perché si fatica a distinguere il contenuto valido da quello scadente e inattendibile. Vi sono pure spunti interessanti per capire come noi operatori sanitari e membri di organizzazioni professionali e di pazienti dovremmo fare per comunicare in maniera valida con l’utenza.

Sempre per rimanere nel tema della tecnologia, l’articolo a cura del dottor Gabriele Sebastianelli affronta il tema dell’anno: l’intelligenza artificiale. Ormai questo strumento prende sempre più piede nella vita di tutti i giorni, anche in campo sanitario. Ogni giorno escono nuovi articoli scientifici che approfondiscono il ruolo e il possibile utilizzo di questo potente mezzo in diversi ambiti della medicina, mentre sempre più utenti acquistano familiarità nell’utilizzo di strumenti gratuiti come ChatGPT che, secondo molti osservatori, soppianterà a breve il famigerato “dr. Google” nella gestione fai da te delle malattie. Dobbiamo averne paura o potrà rivelarsi uno strumento utile per medici e pazienti?

Per la rubrica Amarcord, un pezzo di agosto 2008 a cura della dottoressa Rosita Trotti su Emicrania e Sovrappeso, argomento a me caro, caratterizzato da un mefitico legame ormai noto da anni, ma per il quale si fa sempre molto poco, contro ogni ragionevole buonsenso. Sì, lo so, anche i normopeso e i sottopeso soffrono di emicrania, non vogliamo far passare un messaggio sbagliato “pro anoressia”, ma è altrettanto erroneo sottovalutare le conseguenze dell’obesità o dell’effetto stimolante l’appetito di molti farmaci di profilassi per l’emicrania.

Infine, per la rubrica “la Cefalea in cucina”, nel suo nuovo articolo, la dottoressa Eleonora Di Pietro, biologa nutrizionista dell’Associazione Eupraxia, ci parla di una spezia utilizzata fin dall’età della pietra e coltivata in tutto il mondo: il coriandolo. Ebbene, i suoi effetti protettivi sul mal di testa sono attestati fin dall’antichità, ne parla pure Plinio il Vecchio, sì proprio quello morto durante l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano. Confesso che ignoravo tutti i benefici attribuiti a questa pianta. Davvero una felice scoperta.

Come sempre, spero che gli argomenti siano di vostro gradimento. Buona lettura e fateci conoscere i vostri commenti..

Dott. Cherubino Di Lorenzo
Direttore Scientifico Cefalee Today

Social Media e Cefalee

26 Luglio 2023

Lo scorso mese di maggio è stato pubblicato sulla rivista BMC Neurology un commento, redatto dal gruppo di studio del Dr. Faisal Mohammad Amin del prestigioso Centro Cefalee dell’Università di Copenhagen, che affronta un tema che sta molto a cuore alla nostra community, che vive soprattutto on line, grazie ai social network. Affronta il tema del ruolo crescente dei media elettronici nella cefalea. Ne parliamo con Gabriele Corrao, neurologo, esperto di cefalee e osservatore dei fenomeni social relativi agli aspetti sanitari, che lo ha letto e commentato per noi:

Dottor Corrao, perché parlare di Social Media nel campo delle cefalee?

Già agli albori della diffusione di internet si era posto il problema di come divulgare e informare gli utenti utilizzando le “moderne” piattaforme elettroniche, rispettando i criteri deontologici di indipendenza, imparzialità, esclusivo interesse per il paziente e corretta informazione. A tali questioni, già nel lontano maggio del 1996, risposero il Professor Jean-Raoul Scherrer ed il consigliere di Stato Ginevrino Guy-Olivier Segond stilando il protocollo HONCode (Health on the Network Code), un insieme di regole per la corretta informazione e divulgazione sanitaria che è, ad oggi, nella sua versione aggiornata, uno tra i “gold” standard mondiali di riferimento. Tuttavia, da una decina di anni a questa parte internet è molto cambiato e da una comunicazione più statica e verticale, formata da pagine HTML, blog e newsletter si è passati ad uno scambio più orizzontale con un diretto coinvolgimento tra gli utenti. È esperienza comune che tutti siamo diventati reporter ed influencer della nostra vita, coinvolgendo i nostri amici e parenti in un divertente scambio perpetuo di informazioni, emozioni e foto. L’ articolo del Professor Amin si focalizza sui social media più diffusi che sono Facebook e YouTube. Questi sono utilizzati regolarmente da oltre due terzi degli adulti nel mondo occidentale. Poiché l’uso di Internet e dei social media continua a crescere, queste piattaforme rappresentano un’eccellente opportunità per diffondere le conoscenze sulla gestione e sui trattamenti a beneficio dei nostri pazienti. Diverse organizzazioni che si occupano di cefalee (l’International Headache Society, l’European Headache Federation e l’American Headache Society) utilizzano i social media per promuovere e mettere in luce le proprie competenze e diffondere i risultati della Ricerca sia ai pazienti che agli operatori sanitari. Questa divulgazione avviene prevalentemente attraverso i loro siti web e i loro profili “social”, offrendo ai pazienti un facile accesso alle informazioni mediche più affidabili e verificate.

Quindi sono tutti aspetti positivi?

Purtroppo, no. Esiste il rischio che i pazienti trovino sui social media informazioni non accurate o create da persone non qualificate con l’intento di trarre profitto dalla sofferenza altrui. Di fatto, gli autori rilevano che i contenuti più popolari sulla gestione dell’emicrania su Google e YouTube, pur generando centinaia di milioni di visualizzazioni, non sono basati sull’evidenza scientifica e molto spesso sono chiaramente diffusi a scopo di lucro. Gli autori dello studio sottolineano come la scorretta, a volte ingannevole, divulgazione può portare a trattamenti inadeguati, se non dannosi e pericolosi per la salute. Il paziente cefalalgico, già poco supportato in famiglia e anche purtroppo soventemente mal gestito da qualche operatore sanitario, tende, nella sua dolorosa solitudine, a trovare un primo conforto nei mezzi informatici di comunicazione di massa ricorrendo molto spesso al fai-da-te e quindi posticipando la definizione di una corretta diagnosi e di una ottimale gestione dei farmaci anti emicranici in acuto ed in cronico. Molto spesso si nota, tra i nostri pazienti, che questo doloroso “vagabondaggio” digitale porta ad iniziare una corretta profilassi personalizzata e sapientemente “cucita” sul singolo paziente in ritardo con cronicizzazioni che potevano essere prevenute o quanto meno mitigate. Frequentemente, si rileva che il paziente, in assoluta buona fede, ricorre all’assistenza sanitaria adeguata e specialistica solo al termine di un lungo e infruttuoso pellegrinaggio presso “terapisti” ed “esperti” di dubbia specie, i quali si approfittano della solitudine e dell’anonimato di internet.

Nell’articolo che commentiamo oggi si parla pure dell’Infodemia, di che si tratta?

Infodemia è la crasi di “informazione” ed “epidemia” e si riferisce a un eccesso di informazioni su un argomento, come ad esempio una malattia, non sempre affidabili. La gestione delle infodemie nell’era digitale ha un ruolo sempre più importante nella gestione clinica di una malattia, soprattutto perché spesso i social media sono la fonte primaria o esclusiva di informazioni dei pazienti per alcuni disturbi. È proprio così nel caso dell’emicrania che in alcuni Paesi non è nemmeno riconosciuta come un vero disturbo neurobiologico ed è fortemente stigmatizzata, gettando i pazienti nello sconforto. Nell’era digitale, gli operatori sanitari dovrebbero cercare di influenzare il ruolo che le potenti piattaforme dei social media possono svolgere nella pratica della medicina per proteggere i pazienti e migliorare il nostro lavoro quotidiano. Ciò si può realizzare con il progressivo coinvolgimento in maniera professionale di tutte le Istituzioni sanitarie e organizzazioni coinvolte nella promozione della salute dei pazienti con cefalea. In qualità di operatori sanitari e membri di organizzazioni scientifiche che si occupano di cefalee, abbiamo l’obbligo di dare priorità all’educazione dei pazienti e degli altri operatori sanitati mediante la diffusione delle conoscenze più recenti e di tutte le informazioni fondamentali.

Ma all’atto pratico come è possibile sensibilizzare adeguatamente il pubblico?

Più di 1 miliardo di persone nel mondo è affetto da emicrania e i social media sono punti di accesso validi per informare questa numerosa popolazione. Ad oggi, questi sforzi hanno avuto un buon impatto, ma c’è ancora spazio per un miglioramento. Ad esempio, nell’articolo si cita il caso della Danish Headache Society, una società nazionale che non ha ancora una strategia consolidata per i social media e ha ricevuto un limitato numero di interazioni quando ha pubblicato il suo programma di riferimento per la diagnosi e il trattamento dei disturbi da cefalea. Al contrario, l’American Headache Society, una società che dà priorità alla diffusione online con risorse dedicate e con una strategia di social media che include diverse piattaforme, ha generato per contenuti simili in un periodo di tempo comparabile 60 volte più interazioni sui social media. Ancora meglio hanno fatto la European Headache Federation e la European Academy of Neurology che, con una recente guida open access in dieci passi per la gestione dell’emicrania, hanno finora raggiunto oltre 3 milioni di interazioni, 10 volte di più di quanto fatto dalla società americana. Per una volta possiamo affermare che l’Italia è fra i migliori, infatti da diversi anni la Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC), in collaborazione con la Società Italiana di Neurologia (SIN), ha promosso delle piccole “mini pillole” su YouTube e Facebook dove esperti qualificati realizzavano dei mini video (della durata di qualche minuto) per rispondere alle domande più frequenti dei pazienti cefalalgici in modo chiaro, conciso e diretto. Ecco, questi quattro esempi sono delle rappresentazioni di strategie vincenti che possono aiutare a ridurre lo iato, la distanza, fra pazienti e mondo sanitario in un contesto innovativo, accattivante e costruttivo. Ovviamente, non nascondo che tutto ciò prevede un grande costo per gli operatori, ma è un orizzonte ideale a cui tutti dobbiamo tendere. È possibile che vi siano differenze nella popolazione target e nella rilevanza (ad esempio, società nazionali o internazionali), ma possiamo e dobbiamo cercare di ottimizzare i fattori che massimizzano la diffusione di informazioni convalidate.

Si sa quali potrebbero essere i contenuti con maggior coinvolgimento per i pazienti sui social media?

I contenuti sull’emicrania forniti dai pazienti vengono visualizzati più spesso e per una durata maggiore rispetto a quelli degli operatori sanitari, che su YouTube rappresentano meno del 10% dei video più visti. Dal punto di vista dei contenuti, la medicina complementare e alternativa e gli approcci non farmacologici sono molto apprezzati dai pazienti, anche se i dati sui potenziali benefici di queste terapie sono discordanti. Le ragioni di queste preferenze possono essere molteplici, ma, in gran parte, si basano su un deficit di capacità comunicativa da parte dell’operatore sanitario. Purtroppo, infatti, solo da pochi anni i corsi di studi in medicina e l’interazione con altre professionalità come gli psicologi o gli esperti di comunicazione stanno portando i medici a riflettere e comprendere su come si “fa” informazione ed educazione sanitaria. È una giusta conseguenza del cambiamento del paradigma della professione medica nell’ alveo più grande della cura del paziente, ed è un nostro obbligo, morale e poi formativo, rispettare le volontà del paziente informandolo correttamente e rendendolo protagonista delle sue scelte. Inoltre, numerosi studi hanno evidenziato che un aumento della “buona” comunicazione fra pazienti e medici crea maggiore empatia e minor distanza. Ad esempio, nella loro narrazione i pazienti sono spesso umoristici e fanno esempi aneddotici che possono colpire di più chi ascolta, aumentando la probabilità di attrarre followers fidelizzati, rispetto ai freddi numeri e alle statistiche descritte dai medici. In tal senso, ad esempio, presentare le informazioni statistiche sottoforma di grafici potrebbe essere un modo semplice per aumentare l’impatto e la diffusione dei dati corretti. Un altro strumento potenzialmente attrattivo per gli operatori sanitari potrebbe essere il rispondere direttamente alle domande e ai dubbi dei pazienti sui social media, come con l’esempio che vi ho citato prima della SISC.

Dunque, quali sono le prospettive per il futuro?

Come operatori sanitari abbiamo la responsabilità di fornire informazioni chiare, libere, indipendenti e robuste ai nostri pazienti e ai nostri colleghi per aumentare l’alfabetizzazione sanitaria sulla cefalea. La chiave per affrontare la crescente infodemia dei disturbi da cefalea non è solo generare maggiori conoscenze, ma anche affrontare l’attuale panorama di informazioni disponibili e diffondere le conoscenze già in nostro possesso sulla gestione clinica. Riconosciamo che diverse società scientifiche hanno già realizzato valide campagne su diverse piattaforme di social media che hanno avuto un’influenza notevole; tuttavia, servono ulteriori sforzi per valutare le informazioni disponibili sulla cefalea nei media elettronici, caratterizzare le conseguenze dirette e indirette sulla gestione clinica e identificare le migliori pratiche e strategie per migliorare la nostra comunicazione sulle piattaforme di comunicazione basate su Internet. Tutti questi sforzi miglioreranno la comunicazione tra medici e pazienti, proteggendo questi ultimi da informazioni sbagliate e pericolose, quindi riducendo e mitigando il peso globale della malattia.

Intervista  a cura di Roberto Nappi

L’Intelligenza Artificiale applicata alle Cefalee: ausilio a supporto del medico o pericoloso strumento per scavalcarlo?

26 Luglio 2023

È la rivoluzione tecnologica dell’anno: le intelligenze artificiali, disponibili su vasta scala e gratuite, stanno cambiando in profondità il modo di vivere e lavorare di milioni di persone. In alcuni settori già si organizzano agitazioni professionali per il timore della sostituzione della manodopera da parte di questi strumenti. Molti scrittori, grafici ed esperti di marketing si chiedono se dovranno cercarsi altri lavori, mentre ci si domanda quali saranno le successive attività a rischio.
Ebbene sì, tra di esse vi è pure la professione medica, essendo recentemente riuscita Chat GPT, la più famosa di queste intelligenze artificiali, a superare brillantemente il difficile esame di abilitazione alla professione medica degli Stati Uniti d’America. Anche se ciò potrebbe sembrare solo un divertissement, molto distopico e altamente improbabile, già oggi esistono, in verità, strumenti informatici di supporto al clinico e vi sono alcune branche della medicina che maggiormente si prestano a forme più o meno spinte di automatizzazione dei processi clinico diagnostici e di monitoraggio dei pazienti. Tra esse, sicuramente la medicina delle cefalee è tra quelle che maggiormente si prestano: in più del 90 % dei casi il paziente ha una forma primitiva (quindi in cui l’esame obiettivo dovrebbe essere assolutamente normale, mentre diagnosi e gestione non dovrebbero richiedere l’esecuzione di esami strumentali). Se a ciò si unisce che la maggioranza dei pazienti affetti da mal di testa ricorrenti tende a curarsi da sola, acquistando prodotti senza obbligo prescrittivo e non ne parla mai con un medico (specialista o non), meglio si comprendono le dimensioni della faccenda: c’è dunque un folto gruppo di pazienti aventi un disturbo la cui diagnosi è squisitamente anamnestica e la cui gestione è speso delegata al fai da te, quanto tempo ci vorrà prima che tali pazienti si affidino a queste nuove possibilità? Chi si occupa di cefalea è consapevole di questo potenziale problema?
Procediamo con calma, vedendo cosa ci dice la letteratura scientifica a riguardo. Dal 1960 esistono più di 40 studi in cui sono stati presentati e sottoposti a un tentativo di validazione strumenti computerizzati per la diagnosi dell’emicrania. Per alcuni di tali strumenti, i risultati sembrerebbero essere pure incoraggianti, ma gravati dal grosso limite di necessitare sempre della presenza di un medico per supervisionare la compilazione e giungere poi alla diagnosi. Solo molto recentemente, vi è stato un tentativo di vera automatizzazione diagnostica per la sola diagnosi di emicrania proprio grazie all’applicazione di un protocollo d’intelligenza artificiale. Nel loro studio, Cowan e colleghi hanno confrontato l’accuratezza diagnostica tra un questionario autosomministrato mediante un motore diagnostico online (CDE), comunque non ancora basato su una metodica di intelligenza artificiale, e un’intervista telefonica semi-strutturata (SSI) tenuta da parte di uno specialista delle cefalee. Il CDE ha mostrato risultati paragonabili a quelli ottenuti dallo specialista mediante SSI (90,1%) ed una specificità del 95,8%. Proprio quest’anno è, infine, stato pubblicato un lavoro basato invece su un’intelligenza artificiale addestrata per fare diagnosi di cefalea con ottimi risultati sia come strumento in grado di agire in autonomia, sia come supporto per il medico non specialista nella disciplina, con una capacità di migliorare la diagnosi formulata da questi ultimo dell’83%. Insomma, tutto bene? Non proprio, lo strumento si è rivelato carente proprio nelle forme più delicate, cioè le cefalee secondarie, quelle in cui il mal di testa è sintomo di un altro disturbo, che invece necessiterebbe di essere correttamente inquadrato e indagato a fondo. Quindi, c’è ancora da lavorarci, ma sicuramente strumenti sviluppati ad hoc potrebbero essere utili per assistere i medici nel percorso di cure dei pazienti e, magari in futuro, per indurre i pazienti a rivolgersi ad uno specialista, qualora ve ne fosse bisogno. Effettivamente, se considerando che in tutti gli Stati Uniti ci sono solamente 688 specialisti della cefalea per più di 40 milioni di persone con l’emicrania, ovvero uno specialista per 58.000 pazienti emicranici, l’assistenza delle intelligenze artificiali potrebbe essere davvero utile, soprattutto ora che esistono farmaci innovativi, super-specifici e molto costosi, al fine di fornire la prescrizione appropriata a ciascun paziente, oltre che ridurre i ritardi diagnostici, terreno fertile per lo sviluppo di forme croniche di cefalea.
Quindi, da un punto di vista teorico, diciamo che l’attuale tecnologia – coerentemente con quanto osservato in altri campi della medicina – potrebbe essere un promettente strumento da coltivare e da far crescere, potendo aiutare e supportare la diagnosi delle cefalee in medici non specialisti del settore o in centri di primo livello; rimane, tuttavia, ancora insostituibile la competenza diagnostica di specialisti che operano in centri di secondo o terzo livello. Ma come abbiamo detto prima, il rischio odierno è che la giusta disponibilità universale dell’intelligenza artificiale possa in realtà portare a delle storture e che un potenziale ‘dottor ChatGPT’ possa sostituirsi ad una nostra vecchia conoscenza, il famigerato ‘dottor Google’. Il rischio è reale, andiamo ad interrogare direttamente il diretto interessato.
Digitiamo https://chat.openai.com e chiediamo:
“ChatGPT, sei in grado di fare diagnosi di emicrania?”
Pochi secondi ed ecco che arriva la brillante risposta: “Come modello di intelligenza artificiale, non sono autorizzato a fare diagnosi mediche o fornire consulenze mediche personalizzate. Sono un assistente virtuale e le informazioni che fornisco si basano su dati generici e non sostituiscono in alcun modo il parere di un professionista medico qualificato.”
Pericolo scampato, dunque? Apparentemente sì, ma noi siamo cattivi e proviamo ad insistere e ad estorcergli comunque qualche informazione in più, malgrado la protocollare reticenza:
“Mi fa male la tempia destra, pulsa e ho la nausea. Cosa potrei avere?”.
Ecco di nuovo una pronta risposta: “Mi dispiace sentire che non ti senti bene. Tuttavia, come modello di intelligenza artificiale, non sono un medico e non posso diagnosticare condizioni mediche specifiche. È importante consultare un professionista medico, come un medico di famiglia o un neurologo, per ottenere una valutazione accurata dei tuoi sintomi”.
Però poi continua a scrivere:
“Il dolore alla tempia destra, la pulsazione e la nausea possono essere causati da diverse condizioni. Alcune possibili cause potrebbero includere emicrania, tensione muscolare, sinusite, infezioni dell’orecchio o problemi dentali. In alcuni casi, potrebbe anche essere correlato a problemi neurologici o vascolari. Ti suggerisco di prendere in considerazione di fissare un appuntamento con un medico per discutere dei tuoi sintomi e ottenere una diagnosi adeguata”.
Insomma, una risposta molto formale, apparentemente approfondita, ma clinicamente estremamente imprecisa, perché tensione muscolare, sinusite o problemi dentali non dovrebbero associarsi al corteo sintomatologico descritto. Mettiamolo maggiormente alle strette e vediamo se migliora. Gli chiediamo:
“Questi sintomi sono presenti da molti anni, più volte al mese e durano un paio di giorni, cosa potrebbero essere?”.
Alcuni secondi per “riflettere”, poi la risposta: “Se i sintomi che descrivi si presentano da molti anni, si ripetono più volte al mese e durano alcuni giorni, potrebbe essere opportuno consultare un medico per una valutazione più dettagliata”.
E fin qui ci siamo, poi però prosegue:
“Anche se non posso fornire una diagnosi definitiva, posso suggerire alcune possibili cause di sintomi ricorrenti come quelli che descrivi:
Emicrania: L’emicrania è un tipo di mal di testa ricorrente caratterizzato da dolore pulsante, solitamente su un lato della testa, sensibilità alla luce, al suono e alla nausea…
Cefalea tensiva: La cefalea tensiva è un altro tipo comune di mal di testa cronico. Si caratterizza spesso da dolore sordo e pressante su entrambi i lati della testa…
Cluster headache (emicrania a grappolo): Il cluster headache è una forma di mal di testa estremamente dolorosa e ricorrente che colpisce un lato della testa. I sintomi possono includere dolore intenso intorno all’occhio, lacrimazione, congestione nasale e pallore della pelle……
Tuttavia, solo un medico può effettuare una diagnosi accurata basandosi sulla tua storia clinica completa, sui sintomi specifici e su eventuali esami aggiuntivi. Ti consiglio di fissare un appuntamento con un medico per discutere dei tuoi sintomi e ottenere una valutazione adeguata”.

Ma che mi combini, ChatGPT perché ti lanci in diagnosi imprecise se tu stessa ammetti di non poterne fare? Proviamo a farglielo notare e vediamo come reagisce: “Ma il dolore pulsante, la nausea e la durata superiore alle 24 ore, a quale forma farebbero maggiormente pensare? So che la cefalea tensiva non si associa mai a nausea e che la cefalea a grappolo dura al massimo 3 ore, è così?”.
ChatGPT, messa alle strette reagisce: “Mi scuso per l’informazione errata riguardo alla cefalea tensiva e alla cefalea a grappolo. Hai ragione nel dire che la cefalea tensiva può causare nausea solo in rari casi e che la cefalea a grappolo tende ad avere attacchi più brevi, generalmente da 15 minuti a 3 ore. Tuttavia, come accennato in precedenza, come modello di intelligenza artificiale non sono in grado di fornire diagnosi mediche specifiche. I sintomi che hai descritto, come dolore pulsante, nausea e una durata superiore alle 24 ore, potrebbero essere indicativi di un’emicrania più intensa o di altri tipi di mal di testa ricorrenti. Ti incoraggio a consultare un medico specialista, come un neurologo o un medico di famiglia, per ottenere una valutazione più precisa dei tuoi sintomi e ricevere il trattamento adeguato”.
Insomma, se l’è cavata! Ammette di non sapere e invita ad andare dal medico, forse è meno pericoloso di quel che potremmo immaginare. Per concludere, lascerei la parola proprio a ChatGPT ponendogli la domanda finale: “Puoi sostituire un medico per i pazienti con cefalea?”. Ecco la sua rassicurante risposta: “Non sono progettato per sostituire i medici o i professionisti sanitari. La professione medica richiede una vasta conoscenza, esperienza clinica e capacità di valutare in modo critico situazioni complesse. È improbabile che l’intelligenza artificiale sostituisca completamente i medici in futuro. Piuttosto, ci si aspetta che l’IA continui a essere integrata nella pratica medica per migliorare l’efficienza, l’accuratezza e l’accesso alle cure sanitarie”.

Gabriele Sebastianelli
Sapienza Università di Roma
Polo Pontino, Latina

 

Il Coriandolo e il mal di testa

26 Luglio 2023

Il Coriandolo e il mal di testa

Oggi parleremo di un’altra pianta il cui uso umano è antichissimo, da sempre apprezzato sia in cucina che per le sue presunte qualità terapeutiche: il coriandolo (Coriandrum sativum).
Il nome deriva dalla parola greca corys (cimice) e dal suffisso -ander (somigliante),perché i frutti acerbi e le foglie fresche avrebbero un odore che ricorda quello dell’insetto.
Una curiosità circa il nome: nell’antichità, i semi glassati venivano consumati a carnevale e spesso lanciati sui passanti. Da qui i nostri coriandoli di carta colorata.
Membro della famiglia delle Apiaceae (Umbelliferae), originario dell’Europa Centrale e dell’Asia (è anche detto prezzemolo cinese), ha rapidamente viaggiato assieme agli esseri umani, diffondendosi ovunque arrivassero i nostri antenati: vi sono prove del suo utilizzo umano fin dal neolitico (grotta di Nahal Hemar in Israele), inoltre suoi resti conservati sono stati trovati anche nella tomba di Tutankhamon (a riprova del fatto che pure gli antichi egizi lo coltivassero e apprezzassero, sebbene la pianta non fosse originaria di quella zona). È attestato tra una delle prime spezie portate dai coloni inglesi in Nord America, fin dal 1670, e da quelli olandesi nell’attuale Sudafrica.
Dal punto di vista del suo utilizzo in cucina, il coriandolo deve il proprio successo al fatto che se ne siano sempre utilizzate sia le foglie (come per il prezzemolo, appartenente alla stessa famiglia) che i semi (come per il finocchio, il cumino e l’aneto, altri suoi lontani parenti).
Come dicevamo, il nome rimanda alle cimici, il cui odore è particolarmente sgradevole, ma allora perché questa pianta ha avuto così successo? Perché in realtà il suo gusto ha a che fare con un fenomeno biologico particolarmente strano: in base al background genetico, vi è chi trova il sapore di questa pianta dolce, molto rinfrescante e dal gusto che ricorda il lime, chi invece lo trova amaro e sgradevole. Ciò dipende dalla sensibilità alle aldeidi insature, composti aromatici di cui la pianta è ricca, sia nelle foglie che nei semi.
Questa pianta è sempre stata usata, con varie indicazioni, in diverse medicine tradizionali (prevalentemente per il trattamento di disturbi gastrointestinali come inappetenza, dispepsia, flatulenza, diarrea, dolore e vomito) e in molti casi la recente ricerca scientifica ne ha confermato gli effetti benefici. Infatti, gli oli essenziali di semi ed erbe di coriandolo sono stati studiati attivamente per la loro composizione chimica (ricca di linalolo, un monoterpenoide con effetti di tipo sedativo e ansiolitico e acido petroselinico, un acido grasso omega-12) e le loro attività biologiche, tra cui quelle antimicrobiche, antiossidanti, ipoglicemizzanti, ipolipidemizzanti, ipotensive, ansiolitiche, analgesiche, antinfiammatorie, anticonvulsivanti, antitumorali e neuroprotettive.
Il coriandolo è considerato sicuro e ben tollerato, come è stato evidenziato da studi di tossicità sugli animali. Tuttavia, potrebbe abbassare glicemia e pressione arteriosa, pertanto è raccomandata prudenza per i soggetti particolarmente a rischio. Ma perché parlarne nel mal di testa? Perché anche in questo caso, lo si è sempre utilizzato. Già Plinio il Vecchio, in Naturalis Historia, riferiva che mettendo alcuni semi di coriandolo sotto il cuscino all’alba si potesse far passare la cefalea. Il razionale dell’utilizzo del coriandolo per questa applicazione è molto forte. In studi condotti su modelli animali è stato osservato un effetto analgesico e antinfiammatorio, quindi in grado di agire su entrambe le componenti del dolore emicranico, quella centrale neurogena e quella periferica infiammatoria. Lo stesso linalolo, cui facevamo cenno pocanzi, ha particolari effetti sia analgesici che antinfiammatori. Inoltre, è stato pure condotto uno studio clinico, pubblicato nel 2016, randomizzato, controllato con placebo, in triplo cieco che ha esaminato gli effetti benefici del coriandolo su pazienti con emicrania. In questo studio, della durata di un solo mese, 68 adulti con emicrania episodica sono stati sono posti in terapia con valproato di sodio e sciroppo di frutti di coriandolo o con uno sciroppo placebo. Rispetto al gruppo placebo, l’assunzione di coriandolo è stata associata ad una maggiore riduzione della durata, dell’intensità e della frequenza delle crisi emicraniche. In particolare, la frequenza delle crisi emicraniche nei partecipanti che assumevano coriandolo è risultata inferiore di circa il 50% rispetto a quella riportata dai partecipanti del gruppo placebo.
Anche se questo studio preliminare sul coriandolo è positivo, la solidità dei risultati osservati è limitata dalle ridotte dimensioni della popolazione in esame e dalla breve durata dell'osservazione.
Inoltre, i suoi effetti preventivi come trattamento a sé stante per l’emicrania sono sconosciuti, poiché questo studio ha indagato i suoi effetti solo in aggiunta al valproato di sodio.
E voi, il coriandolo lo usavate già nelle vostre pietanze?

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia

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