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Notizie ed Eventi

Cefalea e calore ai tempi del cambiamento climatico

24 Luglio 2024

Quello in corso si preannuncia come l’ennesimo anno con l’estate più calda mai registrata e la cosa non può fare piacere a chi soffre di Cefalee. Sebbene, infatti, la Classificazione Internazionale delle Cefalee non preveda una forma specifica attribuita all’esposizione diretta al calore, vi è sicuramente una stretta relazione tra di esse, come molti pazienti sapranno bene, ricordando che l’estate è per loro la stagione peggiore dell’anno dal punto di vista dei mal di testa. Eppure, nella letteratura scientifica ci sono diverse segnalazioni di pazienti che hanno sviluppato forti cefalee in seguito all’esposizione al caldo estremo, a volte si trattava di una esacerbazione molto peggiore rispetto alle abituali acuzie, altre volte della prima manifestazione della propria vita. Potrebbe quindi sembrare una dimenticanza degli autori della Classificazione, anche perché, al contrario, esiste una cefalea attribuita all’esposizione a stimoli freddi (quella che ci viene, per esempio, quando mangiamo un gelato o siamo esposti a un ambiente molto freddo). In realtà non è una svista: in tutti questi casi riportati in letteratura scientifica, il caldo è stato finora sempre identificato come fattore scatenante di una cefalea classificata in altro modo. Ad esempio, sappiamo che molti pazienti affetti da emicrania possono andare incontro a un violento attacco di mal di testa esponendosi al caldo. Inoltre, sono stati descritti numerosi casi di “cefalea quotidiana persistente di nuova insorgenza” a seguito di colpo di calore o di esercizio fisico intenso con clima caldo. Comunque, anche se, come dicevamo, la Classificazione delle Cefalee non preveda una forma specifica attribuita al calore, sempre più medici segnalano i casi da loro osservati e fanno proposte per criteri diagnostici dettati da uno specifico quadro clinico. Vedremo come evolverà la situazione nei prossimi anni e con le future revisioni classificative.

La ragione di questa relazione può essere dovuta al disagio che il calore eccessivo genera nel soggetto con emicrania, inducendo il cervello in uno stato di sofferenza sufficiente a dare inizio alla crisi emicranica o alla sua trasformazione. Ma non si può escludere che con il caldo si verifichino alterazioni elettrolitiche e disidratazione che possono disturbare l’omeostasi, creando stati diseccitatori o di alterazione neurovascolare tali da dare inizio all’attacco. È inoltre noto che il cosiddetto colpo di calore induce uno stato infiammatorio cerebrale che porta al rilascio di alcuni mediatori infiammatori tipici anche della cefalea cronica. Insomma, sebbene non vi sia accordo sui meccanismo d’azione coinvolti, che potrebbero pure essere molteplici o specifici nel singolo individuo, è chiaro che vi sono numerosi motivi per cui il clima caldo possa aggravare una cefalea preesistente oppure innescarne una nuova.

Ma il cambiamento climatico non è solo caldo estremo, sono pure i cambiamenti improvvisi di temperatura, associati ai sempre più numerosi temporali estivi, situazioni in cui si realizzano fluttuazioni della temperatura, dell’umidità e della pressione atmosferica, tutte condizioni che possono peggiorare enormemente il quadro clinico di un soggetto affetto da emicrania, il cui cervello mal tollera tutte le variazioni.

Inoltre, sempre pensando ai soggetti emicranici e alla stagione estiva, non si può dimenticare il ruolo dell’esposizione solare diretta. Spesso gli emicranici sono fotofobici, cioè l’esposizione al sole peggiora l’intensità del dolore, ma talvolta è addirittura in grado di far partire l’attacco. Ad esempio, nei Paesi al di là del circolo polare, dove il sole in estate non tramonta mai, oltre il 70% dei pazienti affetti da emicrania riconosce la luce del sole come un fattore scatenante del proprio mal di testa. Una cosa analoga può però accadere pure esponendosi a luci artificiali “fredde”. Per porre rimedio a questa situazione, si potrebbe suggerire di esporsi alla luce con parsimonia e adottando le giuste strategie protettive.

Infine, qualche considerazione su come comportarsi per proteggersi dal mal di testa nella stagione più calda. Le raccomandazioni sono molteplici e quasi tutte comportamentali. Se si soffre regolarmente di cefalea, è meglio evitare l’eccessiva esposizione al calore o l’esercizio fisico nelle ore più calde della giornata. Sarebbe meglio programmare le proprie attività consultando anche le previsioni del tempo e senza separarsi mai dai propri occhiali da sole o occhiali con lenti specifiche per l’emicrania. È importante non dimenticare mai di portare con sé quando si esce di casa analgesici e antinausea, oltre ad acqua o tè freddo non zuccherato. Infatti, le bevande zuccherate possono paradossalmente disidratare ancora di più. Non esagerate, inoltre con l’aria condizionata: per molti è un detonatore micidiale del mal di testa, ma anche lo sbalzo esistente nel passaggio tra un ambiente climatizzato e uno non climatizzato può essere deleterio.

Anche chi non soffre di mal di testa dovrebbe adottare precauzioni specifiche, come evitare l’eccessiva esposizione al sole e al calore, ed essere in grado di contrastare sempre la disidratazione. Ma soprattutto non fare attività fisica nelle ore più calde. Sembra un consiglio banale, ma quasi tutti i casi riportati in letteratura di cefalea da colpo di calore si sono verificati in chi non ha seguito questa regola di buon senso. A volte, uscire di casa per fare attività fisica nelle ore più calde porta direttamente al pronto soccorso, meglio evitare.

Ma non è necessario vivere come vampiri. Un po’ di abbronzatura non fa male, aiuta anche a produrre la vitamina D, avendo ben presente che le ore migliori per produrla sono quelle del primo mattino, tra l’altro anche le più fresche della giornata, altrimenti, meglio stare a casa o al centro commerciale. Se il dolore e gli altri sintomi non passano rinfrescandosi, idratandosi e con i comuni analgesici, è ovviamente meglio consultare un medico esperto in cefalea.

Dott.ssa Chiara Abagnale,
Neurologa, Dottoranda di Ricerca
in Neuroscienze clinico-sperimentali e psichiatria
presso la Sapienza, Università di Roma

La Cefalea in cucina - Cefalee Today n.139

24 Luglio 2024

Omega-3 e mal di testa

Torniamo a parlare del modo in cui la dieta può influenzare positivamente il mal di testa, in particolare per i soggetti affetti da emicrania. Lo facciamo toccando un argomento che riscontra sempre più interesse nell’ambito neuroscientifico, ovvero l’uso degli Omega-3. Si tratta di acidi grassi essenziali (cioè che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare, quindi vanno necessariamente introdotti mediante la dieta), senza i quali sarebbe impossibile la nostra sopravvivenza e il cui apporto subottimale potrebbe associarsi a peggioramenti significativi dello stato di salute.

Gli acidi grassi omega-3 si dividono principalmente in due categorie: quelli di origine animale e quelli di origine vegetale. I primi comprendono l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), mentre l’acido alfa-linolenico (ALA) è il principale omega-3 di origine vegetale.

L’EPA e il DHA sono presenti principalmente nei pesci grassi come salmone, sgombro, sardine e tonno. Questi pesci non solo forniscono elevati livelli di omega-3, ma anche proteine di alta qualità e altre sostanze nutritive essenziali. Quindi, non bisogna pensare in prima battuta all’assunzione di integratori contenenti tali micronutrienti, quanto piuttosto seguire correttamente una dieta che ne preveda un apporto adeguato. Oltre la dieta, ci sono alcuni integratori ampiamente disponibili e utili per coloro che non consumano regolarmente pesce, come ad esempio l’olio di pesce, una fonte concentrata di EPA e DHA, oppure l’olio di krill, un’altra fonte di EPA e DHA maggiormente biodisponibile grazie alla presenza di fosfolipidi. Esistono pure integratori algali di EPA e DHA per venire incontro alle esigenze delle persone che seguono strettamente una dieta che escluda alimenti di origine animale.

Quanto agli omega-3 di origine vegetale, come l’ALA, si trovano in alimenti come semi di lino, chia, noci e vari oli vegetali (come l’olio di lino e l’olio di canapa). Il corpo umano può convertire l’ALA in EPA e DHA, ma l’efficienza di questa conversione è limitata, rendendo meno immediato o addirittura irraggiungibile il beneficio rispetto agli omega-3 di origine animale. Ma perché gli Omega-3 dovrebbero avere effetti benefici per i pazienti con cefalea? L’EPA e il DHA possiedono notevoli proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive che possono quindi influenzare positivamente il mal di testa. Infatti, questi acidi grassi agiscono modulando l’infiammazione sistemica e il metabolismo lipidico, riducendo la sintesi di molecole infiammatorie. Come lo fanno? Competono con gli acidi grassi Omega-6 per gli stessi enzimi, come la ciclossigenasi (COX) e la lipossigenasi (LOX). Gli Omega-6 sono precursori di eicosanoidi pro-infiammatori, come le prostaglandine e i leucotrieni. Aumentando l’introito dietetico di Omega-3, si riduce la sintesi di questi mediatori infiammatori. Inoltre, gli Omega-3 vengono metabolizzati in eicosandi meno infiammatori e in mediatori specializzati come resolvine, protectine e maresine, che promuovono la risoluzione dell’infiammazione e la riparazione tissutale, con il ritorno alla normale omeostasi. Gli omega-3 possono, infine, anche ridurre l’espressione di citochine proinfiammatorie come il TNF-α, l’IL-1β e l’IL-6, coinvolte – tra l’altro con la patogenesi dell’emicrania e la sua cronicizzazione – riducendo così l’infiammazione sistemica e nel sistema nervoso centrale.

Inoltre, il DHA in particolare svolge un ruolo cruciale nella salute del cervello attraverso diversi meccanismi. È un componente chiave delle membrane cellulari dei neuroni, influenzando la fluidità, la permeabilità e l’attività dei recettori e dei canali ionici, fondamentali per la funzione sinaptica e la trasmissione dei segnali nervosi. Inoltre, il DHA viene convertito in neuroprotectina D1, una molecola che ha potenti effetti neuroprotettivi, proteggendo i neuroni dallo stress ossidativo e dalle lesioni infiammatorie (entrambi particolarmente cruciali nel cervello dei soggetti emicranici), promuovendo la sopravvivenza cellulare e inibendo i processi di morte neuronale mediante apoptosi. Il DHA modula anche le risposte infiammatorie nel cervello, riducendo la produzione di molecole infiammatorie da parte delle cellule microgliali e promuovendo la risoluzione dell’infiammazione. Supporta infine la neurogenesi, ovvero la formazione di nuovi neuroni, specialmente nell’ippocampo, una regione del cervello associata alla memoria e all’apprendimento.

Date le premesse biologiche, andiamo a vedere cosa dicono i dati di tipo clinico. In realtà, già da diversi anni sono presenti in letteratura segnalazioni e studi clinici più o meno grandi sull’argomento, tanto è che ormai sono stati raccolti in revisioni sistematiche della letteratura, con risultati molto incoraggianti. Ad esempio, una revisione sistematica del 2020, che ha esaminato 15 studi clinici randomizzati controllati, ha concluso che l’integrazione di Omega-3 può ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi emicranici. Inoltre, in uno studio successivo è stato dimostrato che un’alta assunzione di Omega-3 attraverso la dieta, combinata con una riduzione dell’introito degli Omega-6, riduce significativamente la frequenza delle emicranie rispetto al solo aumento degli Omega-3. Un altro studio che merita di essere menzionato (sebbene si riferisca all’uso di integratori a base di EPA e DHA, quindi non del loro apporto con la dieta) ha preso in considerazione i pazienti con emicrania cronica. I risultati hanno mostrato una riduzione del numero di giorni di cefalea e un miglioramento della qualità della vita. Insomma, troppo interessante per non parlarne.

In conclusione, l’adeguato apporto dietetico di Omega-3, o la loro integrazione, in soggetti con emicrania rappresenta un provvedimento nutrizionale promettente. Tuttavia, è importante considerare la fonte degli Omega-3, con quelli di origine animale (EPA e DHA, gli unici presi in considerazione negli studi clinici) che potrebbero offrire benefici più immediati rispetto all’ALA di origine vegetale. Probabilmente, un approccio bilanciato, che includa una combinazione di fonti animali e vegetali di Omega-3, potrebbe essere una strategia ottimale. I pazienti dovrebbero consultare dei professionisti per determinare il dosaggio e la fonte di Omega-3 più appropriati alle loro esigenze specifiche.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia

Emicrania, come migliorare la gestione-pazienti in centri cefalee

05 Luglio 2024

Esperti e pazienti hanno presentato il progetto editoriale promosso da Edra con il contributo non condizionante di AbbVie dal titolo “Il futuro dell’emicrania”, un white paper elaborato per migliorare la gestione dei pazienti nei Centri Cefalee. Tra le call to action necessarie anche la facilitazione dell’accesso a farmaci specifici e la riformulazione di criteri per la classificazione dei centri.

 

Servizio evento Askanews

Il futuro dell'emicrania

28 Giugno 2024

Prospettive per una migliore gestione del paziente emicranico nei centri cefalee.

 

27 Giugno 2024 Centro Studi Americani Roma

 

Scarica il programma dell'evento

Video dell'evento

Futuro emicrania

CONFINIA CAMBIA CASA MA RESTA DI FAMIGLIA

14 Maggio 2024

A partire dal 2024 la storica rivista della Fondazione CIRNA Confinia Cephalalgica (il cui nome da qualche anno era variato in Confinia Cephalalgica et Neurologica), fondata dal Prof. Giuseppe Nappi, ha cambiato "casa" diventando organo ufficiale della SISC, la Società Italiana per lo Studio delle Cefalee.

Nonostante ciò, resterà sempre "di famiglia" per cui continueremo a condividere l'uscita dei nuovi numeri sul nostro sito. Nell'augurare una lunga e rinnovata vita a Confinia Cephalalgica, pubblichiamo di seguito il link al primo numero del 2024 https://www.confiniacephalalgica.com/site/issue/view/924.

Podcast "Mal di testa": pubblicato episodio 1

24 Aprile 2024

Vi presentiamo il primo episodio del podcast che abbiamo realizzato insieme a Hypercast e con il supporto non condizionante di AbbVie.

Giuditta Pini, firmataria della legge sul riconoscimento dell’emicrania come malattia sociale, e Cristina Tassorelli, Professoressa Ordinaria di Neurologia presso l’Università di Pavia, raccolgono esperienze e storie per sfatare falsi miti e pregiudizi e legittimare chi vive questa condizione: perché l’emicrania è molto più di un semplice “Mal di Testa”!

Per ascoltare il podcast utilizzate questo link 

https://open.spotify.com/episode/5yHWf57jibxExQDmUYnlgT?si=GAqA4rIwQrGcFcDG2_iKRA

Mal di testa: il podcast di Alleanza Cefalalgici che parla di emicrania

23 Aprile 2024

L’emicrania non è un semplice mal di testa.
L’emicrania è una malattia neurolgica invisibile e invalidante, ma purtroppo ancora oggi è una patologia molto sottovalutata.

Per dare voce agli oltre 7 milioni di italiani e di italiane che convivono quotidianamente con questa condizione, per fare luce sul loro vissuto e sensibilizzare sull’impatto che l’emicrania ha sulla qualità della vita di chi ne soffre Alleanza Cefalalgici e Fondazione CIRNA hanno dato vita a “Mal di testa” il primo podcast dedicato all’emicrania, prodotto da Hypercast con il supporto non condizionante di AbbVie.

Sono 5 i primi episodi del podcast, già disponibili sulle principali piattaforme di podcast, condotti da Giuditta Pini, già parlamentare, firmataria della legge sul riconoscimento dell’emicrania come malattia sociale e host del podcast di politica “Chiedi alla Pini” - e Cristina Tassorelli, Professoressa Ordinaria di Neurologia presso l’Università di Pavia.

Ogni puntata vede la partecipazione di un ospite e indaga un aspetto diverso della malattia, per chiudersi con la rubrica "Le parole dell'emicrania" con la voce di Alessandra Sorrentino, presidente di Alleanza Cefalalgici e autrice del blog "Le parole dell'emicrania".

Partendo da falsi miti e pregiudizi, si illustrano le terapie di profilassi, i cambiamenti e le evoluzioni della malattia nel corso della vita, le entità patologiche associate - ansia, depressione, attacchi di panico - e il supporto psicologico connesso, l’importanza dell’educazione sulla malattia per combattere lo stigma, fino alle prospettive per il futuro.

Gli ospiti che hanno partecipato al podcast:

Lara Merighi (mamma Lara), Presidente Onorario di Alleanza Cefalalgici, che insieme alla parlamentare Paola Boldrini ha parlato dell’importanza della legge 81/2020 che ha riconosciuto la cefalea cronica come malattia sociale e del lavoro che oggi le Regioni sono chiamate a svolgere per una effettiva presa in carico del paziente emicranico.

L’attrice Veronika Logan che ha raccontato com’è convivere con l’emicrania e soprattutto come affrontarla nel mondo del lavoro e nella vita di tutti i giorni.

La farmacologa clinica Simona Guerzoni che nella prima puntata ha spiegato perché l’emicrania non è un semplice mal di testa, quali sono i sintomi e come gestirla.

Il neurologo Gianluca Coppola che ha parlato del rapporto tra salute mentale ed emicrania e di come lo stigma e il contesto sociale possano essere fattori determinanti nell’identificazione, nella presa in carico e nel trattamento dei pazienti.

La paziente Viola Isabel Arena e la psicoterapeuta Federica Galli che hanno discusso di come parlare apertamente di emicrania a scuola, a casa e tra amici, superando la paura e la vergogna di essere giudicati

Senza una cultura della malattia che si basa sulla sensibilizzazione e la diffusione di informazioni corrette non può esserci accettazione, né da parte dei pazienti, né da parte della comunità. Il podcast è uno strumento di comunicazione sempre più diffuso e che reputiamo eccezionale per parlare di temi così importanti con un tono di voce vicino alle persone.

Ringraziamo Hypercast e AbbVie per aver creduto fin da subito in questo progetto e per aver sostenuto Alleanza Cefalalgici nel realizzarlo.

IL PODCAST È DISPONIBILE SU

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COVER Emicrania_Empatia

Nuovo numero di Cefalee Today n.138 disponibile

26 Marzo 2024

E' disponibile il nuovo numero 138 di Cefalee Today del mese di Marzo

Leggi il sommario dei contenuti

Editoriale - Cefalee Today n.138

26 Marzo 2024

Buona primavera a tutti voi, amiche e amici, e buona Pasqua. Questo è quel periodo dell’anno in cui esplodono le allergie, gli sbalzi di pressione atmosferica e i valori delle analisi del sangue a causa delle abbuffate pasquali: insomma, tutto si traduce con il fiorire di terribili attacchi di cefalea per tutti noi. La nostra redazione vi è vicina, sempre, sappiatelo, e se ci scherziamo un po’ su è solo perché siamo convinti che praticare umorismo sia un modo per accrescere la resilienza. Di contro, la fine della brutta stagione porta con sé anche la fine del freddo (che, a onor del vero, quest’anno non è mai arrivato per davvero), il che implica il miglioramento della cefalea per molti altri pazienti che invece il freddo lo soffrono. Prima o poi, dovremmo approfondire la questione caldo – freddo e cefalea, magari fateci sapere se vi interessa e ci dedicheremo più spazio. Continuiamo a segnalare il ritardo nell’immissione in commercio a carico del SSN dei farmaci della famiglia dei gepanti, e della non disponibilità su tutto il territorio nazionale dell’eptinezumab. Certo, non sono farmaci salvavita, ma per molti pazienti sono una speranza di una vita migliore. In tempi in cui si discute molto di qualità e dignità della vita, si ignora chi potrebbe averne una più normale, a causa di ritardi davvero incomprensibili. Sappiamo bene che con le nostre doglianze non velocizzeremo i processi amministrativi, ma siamo certi ci sia da parte di un bollettino dell’associazione pazienti per i pazienti il dovere di testimoniare, ricordare e protestare per ciò che si potrebbe fare e non si fa.

Chiusa la parentesi dei saluti e delle considerazioni generali sul mondo delle cefalee, veniamo ora ai ricchi contenuti del corrente numero del giornalino, che abbiamo reso quasi monotematico perché, come ogni anno, l’otto marzo si celebra la giornata internazionale dei diritti delle donne (perché chiamarla “festa delle donne” non rende bene l’idea del significato profondo di questa ricorrenza). Essendo le cefalee una serie di patologie a prevalente espressione nel sesso femminile, ci è apparso doveroso onorare le donne e i loro diritti parlando di loro nel nostro numero.

Si parte con un’intervista alla professoressa dell’Università di Pavia Rossella Nappi, ginecologa di fama mondiale e grande amica della nostra associazione. Grazie alla sua vasta esperienza nel campo dell’endocrinologia ginecologica e con all’attivo una cinquantina di pubblicazioni scientifiche (di cui una recentissima sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine) sulla relazione tra ormoni femminili e la cefalea ci illustrerà lo stretto rapporto tra pillola anticoncezionale e cefalee. Infatti, parlando di diritti femminili, sicuramente quello alla contraccezione è spesso ingiustamente uno dei meno citati, senza dimenticare che spesso l’uso di tali farmaci nelle nostre pazienti emicraniche può esser addirittura parte della cura del mal di testa, o di altre patologie endocrino-ginecologiche (una per tutte, la dolorosissima endometriosi).

Restando sempre in tema femminile, nello scorso editoriale accennavamo al fatto che da gennaio assumeva il ruolo di Editor in Chief (direttrice) della prestigiosa rivista scientifica Cephalalgia (organo ufficiale della Società Internazionale delle Cefalee) la professoressa Simona Sacco dell’Università dell’Aquila. Abbiamo pensato di intervistarla e lei gentilente ha acconsentito, raccontandoci le sfide che l’attendono nel suo nuovo ruolo e parlando del ruolo delle donne nel campo scientifico, in particolare di quelle italiane che si dedicano alla lotta contro il mal di testa. Davvero una bella intervista, che speriamo possa essere d’ispirazione per le nostre lettrici.

Per la rubrica Amarcord, sempre per restare in tema femminile, recuperiamo un articolo di agosto 2009 che tratta la complessa relazione tra gravidanza e ictus nelle pazienti emicraniche, a cura della dottoressa Anna Cavallini del Mondino di Pavia.

Infine, in questo numero non ci sarà la rubrica cefalea in cucina per lasciar spazio a un intervento del dottor Emanuele De Giorgi, nutrizionista e divulgatore, nonché paziente con cefalea a grappolo. Infatti, il 21 marzo è stata la giornata europea dedicata alla cefalea a grappolo. Chi meglio di lui poteva parlarcene!?!

Come sempre, spero che gli argomenti siano di vostro gradimento. Buona lettura e fateci conoscere i vostri commenti.

Pillola e Cefalee

26 Marzo 2024

La pillola anticoncenzionale fa bene o male a chi già soffre di cefalea?

La maggior parte dei pochi studi prospettici disponibili ha messo in evidenza come l’uso della pillola contraccettiva contenente estroprogestinici modifichi l’andamento della cefalea soltanto in una minoranza delle donne. Nel caso della cefalea tensiva i dati depongono per un basso impatto, soprattutto delle formulazioni a minor contenuto estrogenico. Per quanto riguarda l’emicrania senza aura l’attenzione nell’uso della terapia estroprogestinica deve essere maggiore, dal momento che gli estrogeni, soprattutto l’etinilestradiolo, la molecola più’ utilizzata perché introdotta sul mercato ormai da molto più’ di mezzo secolo, possono avere un ruolo nel peggioramento della frequenza, dell’intensità e della responsività agli analgesici. Molto dipende dalla dose e dal regime di somministrazione. E’ poi molto frequente osservare l’insorgenza di cefalea nella pausa libera da pillola, che consente alla donna di avere il sanguinamento ciclico da privazione. L’emicrania con aura può peggiorare nel corso dell’assunzione perché fortemente modulata dal milieu estrogenico e per di più allo stato attuale costituisce una controindicazione all’uso della pillola nella stragrande maggioranza dei casi, a meno che non coesistano condizioni ginecologiche che davvero indichino un suo utilizzo terapeutico.

E in chi non ne soffre abitualmente la pillola può scatenare la cefalea?

Certamente sì, molto comuni sono le forme tensive che in genere migliorano con una riduzione del dosaggio estrogenico o grazie al cambiamento del tipo di progestinico, più o meno potente nel contrastare l’azione degli estrogeni. Meno frequente, ma significativo, l’esordio di una emicrania senza aura che può verificarsi soprattutto nelle donne con familiarità o affette da disturbi del tono dell’umore, inclusa la sindrome premestruale. La dismenorrea, il dolore pelvico con la mestruazione, che è la più comune indicazione all’uso della pillola, spesso si associa all’emicrania tanto che oggi si ritiene che esista una vulnerabilità comune a queste due forme di dolore. Se insorge per la prima volta una emicrania con aura in corso di terapia estroprogestinica è opportuno interrompere nell’attesa di un inquadramento più approfondito al fine di limitare il piccolo, ma significativo, rischio di eventi cardio-cerebrovascolari e trombotici.

Quale forma di cefalea è più correlata all’assunzione della pillola anticoncezionale?
La cefalea tensiva numericamente è la più frequente, ma è l’emicrania che va attenzionata con l’uso della pillola estroprogestinica, soprattutto in donne sopra i 35 anni, in sovrappeso o che presentano obesità, che fumano e che dimostrano un profilo metabolico sfavorevole (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, disglicidemia) o hanno l’ipertensione arteriosa. Vale la pena di ricordare che si parla sempre di pillola, ma oggi è possibile assumere terapia estroprogestinica anche via pelle (cerotto) o per via vaginale (anello). In genere, i livelli di ormoni sono più stabili e dunque ci può essere una migliore tollerabilità, anche se valgono le medesime cautele d’uso nelle donne a maggior rischio.

L’interruzione della pillola quali effetti può avere sul mal di testa?

Generalmente, si assiste ad un miglioramento anche se, in una minoranza dei casi la sospensione della pillola può associarsi ad un peggioramento legato fondamentalmente alla ripresa di fluttuazioni ampie dei livelli di estrogeni prodotti dalle ovaie. L’andamento dipende da caso a caso e l’uso del diario della cefalea e del ciclo mestruale può aiutare davvero a capire il legame delle crisi di dolore con la regolarità del flusso mestruale.

Visto che il problema sono gli estrogeni, può esistere una pillola anticoncezionale senza estrogeni?

Ne esistono due, una più vecchia che contiene soltanto il progestinico desogestrel, ampiamente utilizzata per il suo profilo di sicurezza sul versante trombotico e vascolare, per esempio può essere usata in allattamento. La seconda, più nuova, contenente soltanto drospirenone, anch’essa utilizzabile dalle neo-mamme, dovrebbe essere una scelta obbligata nelle donne con emicrania con aura e preferenziale in quelle con emicrania senz’aura a media/alta frequenza di crisi sopra i 35 anni. Dati della letteratura dimostrano, infatti, un basso impatto sull’emicrania di queste cosiddette pillole solo progestiniche (mini pillole) e addirittura un possibile miglioramento della durata delle crisi, della responsività agli analgesici e finanche del numero e della durata dell’aura, se presente. Bisogna avere un po’ di pazienza però perché’ gli effetti positivi si osservano in genere dopo i primi 3 mesi. Inoltre, effetti migliori si ottengono quando queste pillole inducono assenza del flusso (amenorrea) e lo stesso è vero sia per le spirali medicate al progestinico che si inseriscono nell’utero per una durata di 3-5 anni sia per l’impianto sottocutaneo che si inserisce a livello del braccio non dominante per una durata di 3 anni.

La ricerca attuale in quale direzione sta andando?

Negli ultimi 15 anni, abbiamo avuto a disposizione pillole contenenti estrogeni naturali (estradiolo valerato, estradiolo ed estetrolo) con un impatto di molto inferiore sull’insieme delle proteine epatiche coinvolte nel rischio vascolare e trombotico. Inoltre, queste pillole hanno meno metaboliti attivi e livelli più’ stabili degli estrogeni in circolo anche perché hanno pause di assunzione più brevi, soltanto 2 o 4 giorni. Questo limita la severità delle crisi mestruali che migliorano tanto più si riduce l’entità della perdita di sangue. Dati di uso nella reale pratica clinica delle pillole contenenti estradiolo/estradiolo valerato dimostrano un rischio vascolare molto basso che è biologicamente plausibile anche per le pillole con estetrolo. Sono certamente necessari studi ulteriori più a lungo termine, ma l’uso di queste pillole è molto promettente nelle donne emicraniche; è probabile che in un futuro non molto lontano esse possano diventare la terapia di prima scelta (gold standard) nelle donne con emicrania grazie al loro profilo di sicurezza elevata.

 

Cefalee, patologie di genere nella ricerca scientifica

26 Marzo 2024

Prof.ssa Sacco, lei è la seconda donna a dirigere la Rivista Cephalalgia e unico Editorin- Chief italiano. Sente il peso anche di questa ulteriore responsabilità?

Essere la seconda donna a dirigere la Rivista e l’unico Editorin- Chief italiano è un onore e un privilegio che accolgo con gratitudine e determinazione. Non sento questa cosa come un peso, ma come un’opportunità unica. Sebbene negli ultimi anni si siano compiuti progressi significativi verso la parità di genere nelle opportunità e nel riconoscimento delle competenze femminili nel campo scientifico, è evidente che ancora molto lavoro deve essere fatto per raggiungere una vera equità di genere. Occupare la posizione di Editor-in-Chief mi offre l’opportunità di contribuire attivamente a promuovere una maggiore inclusione e rappresentanza delle donne nel campo della ricerca scientifica, non solo attraverso il mio esempio, ma anche attraverso politiche e iniziative che favoriscano la partecipazione e il progresso delle donne in ambito accademico e professionale. Inoltre, essere Editor-in-Chief mi consente di avere un impatto diretto sulla qualità e sulla direzione della ricerca sulle cefalee. Attraverso la selezione attenta e rigorosa dei lavori da pubblicare, posso contribuire a garantire che solo le ricerche più solide e affidabili vengano pubblicate, contribuendo così all’avanzamento delle conoscenze nel campo delle cefalee e migliorando la qualità della cura per i pazienti affetti da questa patologia. È un’opportunità che prendo molto seriamente e alla quale dedico molto tempo ed energia.

Dal suo prestigioso osservatorio, ritiene che sia data la dovuta attenzione al fatto che le cefalee siano patologie di genere nelle pubblicazioni scientifiche?

Dal mio punto di vista, l’attenzione data al fatto che le cefalee siano patologie di genere nelle pubblicazioni scientifiche è ancora molto limitata. Sebbene negli ultimi anni ci sia stata una maggiore consapevolezza dell’importanza di considerare il genere nei contesti di ricerca, sono ancora evidenti significative lacune nella rappresentazione e nell’analisi differenziata dei dati relativi alle cefalee in base al genere.

Secondo lei c’è qualcosa che ancora si può fare per rendere più centrale nel campo della ricerca scientifica l’attenzione agli aspetti di genere (ad esempio, fare post hoc analysis distinguendo per genere i risultati sui trial clinici o promuovendo numeri speciali della rivista, ecc.)? E c’è ancora interesse agli aspetti di genere nel campo della ricerca (ricordiamo, ad esempio, i suoi studi sugli estroprogestinici nell’emicrania) o è una tradizione che si sta perdendo?

È fondamentale continuare gli sforzi per colmare le lacune e promuovere una migliore comprensione delle differenze di genere nelle cefalee. Mentre nella maggior parte degli studi scientifici sulle cefalee la popolazione inclusa è composta per oltre l’80% da donne, è importante riconoscere che generalizzare i risultati a entrambi i generi non è sempre appropriato. La medicina di genere nell›ambito delle cefalee assume una sfumatura particolare. Mentre in altri contesti significa aumentare l›inclusione delle donne, in questo caso significa anche studiare meglio gli uomini. Questo sottolinea l›importanza di un›analisi differenziata dei dati in base al genere per una migliore comprensione e gestione delle cefalee in entrambi i sessi. Proprio di recente, insieme al collega Frank Porreca, abbiamo lanciato una «Topical Collection” mirata a attrarre nuovi lavori per migliorare la conoscenza di genere soprattutto negli uomini. Questo sforzo rappresenta solo uno dei molti passi che possiamo intraprendere per promuovere una maggiore centralità degli aspetti di genere nella ricerca scientifica sulle cefalee. Inoltre, è necessario comprendere meglio i meccanismi attraverso cui gli ormoni influenzano le manifestazioni cliniche della cefalea. Dobbiamo trovare nuovi trattamenti efficaci per l’emicrania mestruale, che rimane ancora difficile da trattare, così come per l’emicrania in gravidanza. È essenziale favorire la stratificazione dei risultati per sesso negli studi clinici e condurre una ricerca di base mirata per elucidare i meccanismi di genere e valutare eventuali differenze di sicurezza ed efficacia dei nuovi farmaci nelle fasi precoci delle sperimentazioni. Credo fermamente che nel futuro della ricerca non si potrà prescindere da un approccio di genere a qualunque ipotesi scientifica.

L’Italia ha sempre espresso importanti ricercatori nel settore delle cefalee, molte (come lei) sono donne. Vede pure tra le nuove generazioni giovani colleghe pronte a portare avanti questa tradizione?

L’Italia ha una lunga tradizione di eccellenza nella ricerca sulle cefalee e sono felice di constatare che molte ricercatrici emergenti sono pronte a portare avanti questa tradizione. Tra le nuove generazioni, vedo numerose giovani colleghe talentuose e motivate che già contribuiscono in modo significativo al campo delle cefalee attraverso ricerca innovativa e impegno professionale. Sono convinta che, con il giusto sostegno e mentorship, queste giovani ricercatrici continueranno a prosperare e ad arricchire il panorama della ricerca sulle cefalee in Italia e oltre. La presenza di una donna come Editor-in-Chief, come presidente di una società scientifica, o come membro influente della comunità è di estrema importanza, dimostra alle colleghe più giovani che è possibile ambire a traguardi importanti senza timori. Questi esempi positivi possono ispirare e incoraggiare le nuove generazioni di ricercatrici a perseguire con determinazione i propri obiettivi, contribuendo così a una maggiore diversità e rappresentanza nel campo della ricerca sulle cefalee e oltre.

 

Cluster headache awareness day - 21 Marzo 2024

26 Marzo 2024

L’inquilina del piano di sopra. La Bestia. La solita rottura di scatole.
La str***a.
Ho cercato modi sempre diversi per definirla. Per quasi otto anni mi sono perfezionato nell’arte dei sinonimi, quando avrei potuto dire una semplice frase: io soffro di cefalea a grappolo. La differenza è tanta però. In tutte le mie perifrasi, era sempre qualcosa di esterno. Qualcosa che stava lì, lontano da me. In qualche modo, vederla come una cosa esterna ti deresponsabilizza. Alla fine, non è colpa mia se ho tentato di fare un pisolino e mi sono svegliato con una fitta dietro l’occhio. “La Bestia non mi fa neanche dormire”. Non è colpa mia se ho bevuto una birra di troppo (più di zero è già troppo!).
“Sta Str***a non mi passa neanche un brindisi”.
Non è colpa mia se… Intorno a novembre ho iniziato a scrivere un video per spiegare cosa significhi vivere con la cefalea a grappolo a delle persone che non l’hanno mai avuta. Un progetto che si è rivelato leggermente ambizioso. Un tantino meno che spiegare il colore blu a una persona nata senza il dono della vista. Se ci pensate è buffo. Lo chiamiamo dono, ma è la normalità per la stragrande maggioranza delle persone. Ecco, nel periodo dai diciotto ai ventisei anni avrei voluto il dono della pace. Avrei voluto andare a dormire tranquillo, con la certezza di svegliarmi otto ore dopo fresco e riposato. Anche sette mi sarebbe andato bene, dai. Non stiamo qui a sindacare sull’ora di sonno in più o in meno. La realtà è che andavo a dormire con lo stato d’animo dei “Guerrieri del sogno”, conscio che, in qualsiasi momento, si sarebbe palesata la mia personalissima versione Freddy Krueger, pronta a giocherellare con il mio trigemino. Anche la veglia, in effetti, non era molto migliore.
<<Tutto bene?>>
<<Si, si, ho solo un chiodo nell’occhio. Grazie dell’interessamento comunque>>
Questo. Per otto anni. Due volte al giorno, nei periodi buoni. Un attacco alle 9.00 e uno alle 17.00, un paio di volte a settimana il notturno, per non farsi mancare niente. Nel mentre, ho provato quasi tutte le profilassi note nella speranza di trovare una soluzione... Speranza è una gran parola. Il più grande Dottore non esistente ha detto che l’uomo è una creatura fatta di speranza (mi rendo conto che è per pochi, quindi la esplicito: è una citazione da Doctor Who). In effetti è vero. Abbiamo creato un sistema basato sul migliorare. Sul fare di più. O meglio. Sul rendere possibile quello che fino a ieri non lo era. Tre secoli fa servivano tre giorni per il viaggio Roma-Milano, oggi poco più di tre ore in treno. Solo perché qualcuno ci ha sperato. Per questo la parola “Cronico” mi metteva così paura. Si scrive cronico, si legge fine pena mai. O almeno così sembrava. Ovviamente, raccontare questo a chi non ci è mai passato, era di per sé un obiettivo quasi impossibile. Specialmente se il limite era stare sotto i venti minuti. Specialmente con una deadline a quattro mesi (volevo che il video uscisse in concomitanza con il Cluster Headache Awareness Day, il 21 Marzo). Ho deciso quindi di aggiungere una seconda cosa. Un’inezia, nulla di che. Un messaggio di speranza a chi sta come stavo io. O il messaggio di cui avrei avuto bisogno ai tempi, fate voi. Perché ad un certo punto le cose sono cambiate. Ho trovato una soluzione che, per me, ha funzionato. Sono stato indirizzato verso la dieta chetogenica, “la cheto” tra amici. Ho iniziato la dieta il 27 ottobre (il giorno dopo il mio compleanno) e il 5 novembre ho scritto il mio ultimo attacco sul diario. In circa dieci giorni di cheto ero “painfree”. Avrei detto libero, ma in realtà mi sono sentito libero a Marzo. A seguito del cambio di temperature, ho cambiato anche il giubbotto e solo qualche giorno dopo mi sono accorto di non aver spostato le fiale. Se passi abbastanza tempo in una qualsiasi stanza, finisci per arredarla, farla tua. Ci vuole un po’ a capire che la porta si è aperta e molto di più a capire cosa fare. Per ora ho ripreso l’università, mi sono laureato e ho cambiato lavoro. E finito il video, non dimentichiamolo. In fondo, era la nostra premessa narrativa.
Per chi volesse, lo lascio qui sotto. Magari può aiutare qualcuno.
C.H.A.D. - Dr Kos VS Cefalea a grappolo

Emanuele De Giorgi, nutrizionista e divulgatore di contenuti scientifici

SETTIMANA DELLA CONSAPEVOLEZZA DEL CERVELLO (GIORNO 7)

17 Marzo 2024

Meno stress è la chiave per mantenere un cervello sano.

Evitare lo stress non è sempre possibile, ma ridurlo e imparare a gestirlo può fare molto per mantenere il cervello sano.

Dedica del tempo ad attività che ti danno gioia, evita l'isolamento sociale e prenditi del tempo per te stesso quando ne hai bisogno.

Come gestisci lo stress a casa o anche al lavoro?

 Segui tutte le iniziative su https://www.settimanadelcervello.it/

#BrainAwarenessWeek #BrainHealth #HealthyBrain #Stress #ManagingStress

SETTIMANA DELLA CONSAPEVOLEZZA DEL CERVELLO (GIORNO 6)

16 Marzo 2024

Mantenere il cervello attivo è essenziale per la sua salute.

Impegnarsi in attività stimolanti come leggere, scrivere, giocare a giochi da tavolo o hobby creativi.

Quale nuova attività hai provato ultimamente per sfidare il tuo cervello?

 Segui tutte le iniziative su https://www.settimanadelcervello.it/

#BrainAwarenessWeek #BrainHealth #HealthyBrain #Brain #Neurology

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