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Notizie ed Eventi

Il paradosso dell’emicrania spiegato attraverso il metabolismo neuronale

31 Marzo 2023

L’emicrania è una malattia decisamente sui generis: tende ad avere un andamento intrafamiliare transgenerazionale (cioè, come le malattie a trasmissione genetica ricorre in più persone di diverse generazioni nella stessa famiglia), colpisce prevalentemente le persone negli anni della vita riproduttiva, ha un quadro clinico imprevedibile e non obiettivabile, caratterizzato da una grave disabilità e un forte dolore (le due cose non sempre coincidono) che potrebbe anche ridurre la probabilità di avere rapporti sessuali, quindi di procreare.
Lo studio delle malattie genetiche ci insegna che disturbi di questo tipo dovrebbero essere autolimitanti: nessuno tenderebbe a fare figli con un partner spesso indisponibile, su cui non poter fare totalmente affidamento; quindi, il tratto genetico dell’emicrania dovrebbe essere svantaggiato nella competizione darwiniana e pertanto essere poco diffuso. Ma non è così. È il paradosso dell’emicrania: ha una grande prevalenza, contraddicendo ogni nostra presunta certezza scientifica.
Come mai?
Essere persone predisposte a soffrire di emicrania, evidentemente, deve (o doveva) avere altri vantaggi, che forse abbiamo perso nel mondo moderno, magari legati proprio al funzionamento del nostro cervello. In effetti, il cervello umano ha alcune caratteristiche specifiche che distinguono la nostra specie dalle altre (e l’emicrania è un disturbo presente solo nel genere umano). In particolare, il cervello pesa circa il 2% del nostro corpo, ma per il proprio fabbisogno energetico consuma circa il 20% dell’ossigeno del nostro sangue; quindi, è un organo molto energivoro e tale voracità va soddisfatta, pena gravi danni neuronali, come quelli che si osservano in condizioni di ipossia transitoria (basti pensare ai danni neurologici permanenti associati alla sindrome delle apnee ostruttive). La frustrazione dell’elevata richiesta energetica da parte del cervello è legata notoriamente alla patogenesi della crisi di emicrania. Infatti, il cervello dei soggetti con emicrania si trova frequentemente in deficit energetico, o per una ridotta disponibilità dei substrati (il carburante) da parte dell’organismo o per un suo maggior consumo per inefficienza energetica/maggiori performances (come accade alle auto la cui carburazione non è ben regolata o a quelle particolarmente prestanti e sportive). Insomma, il cervello di questi pazienti si trova più facilmente di altri senza energie; dovrebbe esserne pertanto danneggiato, ma invece della morte neuronale arriva la crisi emicranica.
Quindi, il dolore emicranico potrebbe essere il prezzo da pagare per non subire danni: tutto rallenta e si blocca (quindi il cervello consuma meno energia e il suo fabbisogno è soddisfatto da quella disponibile) durante l’attacco, al termine del quale tutto riparte (molti pazienti riferiscono proprio che al termine della crisi recuperano un immediato benessere, come se non l’avessero mai avuta).
In altre parole, il dolore sembrerebbe proteggere il cervello da conseguenze ben peggiori. Quindi, sarebbe una sorta di antifurto o di spia che si accende sul cruscotto per avvisarci di un’anomalia e consentirci di fermarci tempestivamente senza subire danni ben peggiori. Ma se l’emicrania fosse un optional che ci avvisa di un’anomalia e ci obbliga a fermarci, la malattia di fondo quale sarebbe? Probabilmente proprio la predisposizione al deficit energetico che, approfondendosi troppo, lascia il cervello a secco di carburante. Forse, proprio quest’optional in passato ha salvato i nostri antenati, spingendoli all’adozione di atteggiamenti più conservativi, per scongiurar il rischio della crisi.
Così facendo, gli emicranici hanno potuto prosperare nel loro poco accogliente habitat naturale, recentemente cambiato di pari passo con il progresso. Ma esiste una seconda possibilità, anch’essa legata al cambiamento di stile di vita. È possibile, infatti, che in passato il rapporto tra energia disponibile per il cervello e richiesta energetica dell’organismo fosse più favorevole. I motivi potrebbero essere i seguenti. Da un lato, in passato si viveva in maniera più semplice, con ritmi meno serrati ed esposti a minori stress (immaginate solo come l’introduzione dei telefoni cellulari negli ultimi 30 anni abbia cambiato le nostre vite, rendendoci iperconnessi e superattivi in ogni momento), mentre oggi invece la società incentiva una sorta di viraggio ipomaniacale negli individui con la richiesta di fare sempre di più e meglio rispetto al passato. Dall’altro lato, abbiamo modificato drasticamente il nostro rapporto con le calorie: in passato ci si muoveva tanto, ma si mangiava poco e raramente. Oggi siamo diventati tutti sedentari e abbiamo accesso illimitato alle calorie, spesso provenienti dal cosiddetto cibo spazzatura, che è in grado di modificare il funzionamento del nostro cervello, paradossalmente agevolando proprio l’instaurarsi del deficit energetico alla base dell’emicrania, perché tutte le calorie disponibili, anziché essere a disposizione del fabbisogno energetico tenderanno preferenzialmente a creare tessuto adiposo. Quindi più calorie si introducono dal cibo spazzatura, meno se ne avranno a disposizione per far funzionare correttamente il cervello. A riprova di ciò c’è il fatto che adottare una dieta controllata, basata su “cibo sano”, ha sempre mostrato di portare benefici sulla cefalea in numerosi studi. Ma c’è dell’altro, la sedentarietà associata al cambio di dieta agevola lo squilibrio nel rapporto tra massa magra (che cala) e massa grassa (che cresce), anch’esso in grado di ridurre ancora di più il nostro dispendio calorico a riposo, diminuendo il metabolismo basale e agevolando la creazione di tessuto adiposo, sottraendo ancor più calorie alla soddisfazione del fabbisogno energetico. Ciò innesca pure un circolo vizioso in grado d’indurre una serie di modifiche ormonali e neurotrasmettitoriali agevolanti lo scatenarsi degli attacchi emicranici.
Questa ipotesi è suffragata da numerosi indizi. Per iniziare, nei soggetti sovrappeso/obesi, maggiore è il peso, peggiore sarà l’emicrania; poi, l’attività fisica regolare (in grado di modificare il metabolismo da una modalità lipogenetica ad una lipolitica, incrementando la disponibilità di energia utilizzabile) sembrerebbe avere un effetto protettivo sul mal di testa, malgrado lo sforzo fisico sia un noto trigger per l’emicrania che dovrebbe quindi avere un effetto negativo; come già detto, inoltre, ridurre il cibo spazzatura ha un effetto protettivo sul mal di testa; infine, più nei paesi in via di sviluppo si adottano stili di vita occidentali, più sembra aumentare la prevalenza dell’emicrania.
Come detto, ci sono molteplici neurotrasmettitori e ormoni coinvolti in questo processo, ma sicuramente la parte principale sembrerebbe averla un ormone: l’insulina che, oltre ad abbassare la glicemia, svolge numerose funzioni nel nostro cervello, tra cui quelle neurotrasmettitoriali (di tipo algogeno e infiammatorio). Numerosi studi hanno mostrato che i soggetti emicranici sono predisposti ad avere un tratto biologico chiamato insulino-resistenza. In sostanza, l’organismo risponde poco allo stimolo di questo ormone, che dovrà quindi esser prodotto in maggior quantità dal pancreas per tenere a bada la glicemia, il cui controllo risulterà alterato, con numerosi episodi di ipoglicemia in età giovanile (per l’eccessiva produzione insulinica) e di iperglicemia in età avanzata (prodromici del diabete di tipo 2, che appunto è detto “insulino-resistente”). Tanto l’insulina alta che la glicemia bassa, tipici dell’età giovanile, sarebbero noti fattori di scatenamento delle crisi emicraniche. Anche l’insulino-resistenza è un paradosso della genetica: un tratto ereditario diffusissimo nella popolazione, ma foriero di numerosi disturbi, anche gravi (obesità, diabete, ipertensione, policistosi ovarica, endometriosi, emicrania, demenza). Pure per questa condizione si è ipotizzato che in passato, quando ci si muoveva tanto ma si mangiava poco e raramente, avesse una funzione protettiva, consentendo di assimilare meglio tutte le calorie ingerite e potendone disporre all’occorrenza. Come per l’emicrania, insomma, l’insulino-resistenza sarebbe vittima del cambio di stile di vita, avendo la sedentarietà e il cibo spazzatura reso svantaggioso un tratto genetico precedentemente protettivo.
Può sembrare un concetto difficile da capire, ma vi faccio un esempio più intuitivo.
Le persone con la pelle molto chiara che vivono alle latitudini più settentrionali della terra sono il frutto di una forte spinta evolutiva; il tratto genetico della pelle chiara si è selezionato rendendo più agevole la sopravvivenza in zone con meno esposizione solare (fondamentale per produrre la vitamina D). Quindi, se immaginiamo un soggetto con la pelle molto chiara, magari biondo e con gli occhi azzurri, potremmo definirlo come il top dell’evoluzione umana per vivere ad esempio in Scandinavia; ma se questa persona andasse a vivere all’equatore, sarebbe notevolmente svantaggiata, perché esposta a numerose patologie, anche mortali, conseguenti alla sua incapacità di sopportare il maggior irraggiamento solare, dal quale dovrà proteggersi con numerosi accorgimenti, limitanti il proprio stile di vita. Quindi, lo stesso profilo genetico sarà protettivo o nocivo a seconda dell’ambiente e dello stile di vita: vale per la carnagione, vale per l’insulino-resistenza, vale pure per l’emicrania. Prendersi cura del proprio mal di testa, pertanto, non potrà limitarsi al solo assumere farmaci, ma dovrà necessariamente tener conto di una profonda analisi e osservazione, indagando sulla propria predisposizione biologica e sullo stile di vita, al fine di ripristinare un corretto metabolismo neuronale.
Se piove, apriamo un ombrello per proteggerci, ma poi cerchiamo di tornare a casa, dove siamo al sicuro. I farmaci sono l’ombrello, il cambio di stile di vita il viaggio verso casa, il posto in cui siamo noi stessi senza correre alcun pericolo.

Dott. Cherubino Di Lorenzo
Direttore Scientifico Cefalee Today

La Cefalea in cucina - Cefalee Today n.134

31 Marzo 2023

La noce moscata e il mal di testa

Questa volta voglio raccontarvi di una spezia che apparentemente c’entra poco col mal di testa, ma non è proprio così, perché ho appena scoperto una storia molto affasciante che ha a che fare con essa. Una di quelle storie che quando la senti pensi non possa essere vera, ma poi scopri che lo è (almeno, stando a quanto dicono i siti di quotidiani ed Enciclopedie)!
La spezia è la noce moscata (seme decorticato del frutto della pianta Myristica Fragrans), originaria di un arcipelago indonesiano, quello delle isole Molucche, in particolare della parte che va sotto il nome delle isole Banda, nello specifico dell’Isola di Run. Questa isola fu al centro di una disputa tra le due superpotenze commerciali del XVII secolo: l’Inghilterra e l’Olanda. Non deve stupire, perché all’epoca questa spezia costava, al peso, più dell’oro e non la si produceva altrove nel Mondo. Per porre fine alla guerra, gli olandesi conclusero un patto con gli inglesi: ottennero il controllo dell’isola, concedendo alla controparte il controllo di un malsano isolotto paludoso nel Nord America, quella che oggi conosciamo col nome di Manhattan, attorno alla quale crebbe la città di New York. Insomma, gli olandesi barattarono la città più ricca e importante del mondo per una piantagione di Myristica Fragrans.
La noce moscata ha dunque cambiato la storia del mondo! Come mai questa spezia, nota fin dai tempi degli antichi greci e romani, era così preziosa? Perché in realtà non solo era la base per preparare numerosi piatti, sia dolci che salati, ma anche ampiamente utilizzata proprio per le sue decantate capacità curative.
Il nome della spezia deriva da Mascate, capitale dell’Oman, punta estrema della penisola araba e pare proprio che i medici arabi (continuatori della tradizione ippocratica e galenica), tra cui spiccarono Avicenna (da molti considerato il padre della medicina moderna), Albucasis, Avenzoar, Averroè e Maimonide, valorizzarono molto le proprietà curative di questo prezioso seme.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio le principali proprietà di questa spezia. Ricca di fitosteroli, terpeni ed eugenolo, è stata usata da sempre per le sue proprietà antisettiche, antiparassitarie, antiossidanti, oltre che eupeptiche e carminative (aiuta la digestione e sgonfia la pancia). Tutto ciò consentiva ai cibi conditi con questa spezia di conservarsi più a lungo ed esser digeriti meglio, senza esporre chi li avrebbe consumati al rischio di contrarre tossinfezioni alimentari. Inoltre, l’eugenolo ha pure un’importante effetto disinfettante, per cui oggi (prodotto sinteticamente) trova applicazione in campo odontoiatrico e dermatologico. Infine, più di recente è stato evidenziato un effetto analgesico e antinfiammatorio dell’olio essenziale contenuto nel seme, con un’azione inibitoria dell’enzima COX- 2, lo stesso su cui agiscono i farmaci antinfiammatori non steroidei. Tale effetto è in grado di bloccare la produzione di prostaglandine, molecole dell’infiammazione e del dolore, coinvolte nella patogenesi dell’emicrania. Pertanto, tale olio essenziale, somministrato sia per via transcutanea che orale è in grado di avere un effetto analgesico. Proprio in virtù di questo, in molte tradizioni mediche popolari asiatiche (come nella medicina ayurvedica), la noce moscata è utilizzata anche per contrastare la cefalea, in particolar modo l’emicrania, per la sinergia tra effetto antinfiammatorio e antinausea (come per certi farmaci di combinazione particolarmente graditi ai nostri pazienti). Mancano, però, studi controllati e trials clinici specifici, purtroppo, per confermare tale indicazione, ma i presupposti sono effettivamente validi e promettenti.
Attenzione però, non è tutto oro quel che luccica. Proprio a confermare la presenza di molecole bioattive nella noce moscata, occorre ricordare che l’uso di questa spezia in quantità eccessive non è scevro da effetti collaterali, anche gravi. Per cominciare, il suo odore può far venire mal di testa in soggetti particolarmente osmofobici (infastiditi dagli odori). Inoltre, anche piccole quantità assunte con regolarità possono determinare un certo impegno epatico, rendendo più difficoltoso il metabolismo di altri farmaci assunti in contemporanea, portando ad un aumento delle concentrazioni plasmatiche di quest’ultimi.
I principi attivi contenuti nella spezia possono avere effetti teratogeni sulle donne in gravidanza, mentre l’ingestione di dosi eccessive può portare a stati dissociativi, convulsioni e addirittura al decesso.
Quindi, noce moscata sì, ma con moderazione. A proposito, agli olandesi convenne stipulare quell’accordo con gli inglesi per tornare a controllare l’isola di Run?
Purtroppo, no: quando abbandonarono l’isola, gli anglosassoni portarono con sé numerose piante e contadini in grado di coltivarle, realizzando numerose piantagioni nelle varie colonie tropicali da loro controllate. Ciò pose fine al monopolio della produzione e commercializzazione della noce moscata da parte degli olandesi e ne determinò un notevole abbassamento di prezzo, rendendo molto più accessibile questa preziosa spezia.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia

8 Marzo, giornata internazionale della donna

08 Marzo 2023
8 marzo è la giornata internazionale della donna.
In Italia circa 6 milioni di persone soffrono di emicrania.
È una malattia neurologica che colpisce soprattutto il sesso femminile e rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS) (1)
Colpisce molto di più le donne rispetto agli uomini con un’incidenza di 3:1. (2)
Gli attacchi nella donna sono più severi, lunghi, disabilitanti con più sintomi associati rispetto all’uomo.
Gli studi ci riferiscono che, nelle donne, l’emicrania compare spesso in concomitanza con il menarca. Con il ciclo mestruale gli attacchi possono essere molto invalidanti ed i contraccettivi e la gravidanza possono influenzare sia il numero che la gravità degli episodi, così come la menopausa e la terapia sostitutiva.
Tutto questo porta ad una percentuale elevata di disabilità riscontrata sia a livello personale che famigliare e lavorativo (3)
1_Global Burden of Diseases, 2016
2_Stewart et al., Neurology 1994;44(suppl4): S17-S23
3_Lipton RB et al. Headache. 200

8 MARZO ,GIORNATA DELLA DONNA, AL.CE. ED EMHA RICORDANO CHE DI EMICRANIA NON SI SOFFRE UN SOLO GIORNO ALL'ANNO

08 Marzo 2023
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NON TUTTE LE DONNE POSSONO FERMARE IL MONDO OGGI PERCHÉ L'EMICRANIA LE HA GIÀ FERMATE.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

NON POSSIAMO LOTTARE PER LA LIBERTÀ QUANDO L'EMICRANIA CI TIENE A CASA.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

OGGI NON TUTTE LE DONNE POSSONO ALZARE LA VOCE PERCHÉ CON L'EMICRANIA NON POSSONO NEMMENO PARLARE.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

PIU' CHE DI UN GIORNO UNA VOLTA ALL'ANNO, QUELLO DI CUI  HO BISOGNO È UN TRATTAMENTO PER L'EMICRANIA.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

 

 

 

 

SE LE DONNE CHE SOFFRONO DI EMICRANIA VIVESSERO SOLO I GIORNI SENZA MAL DI TESTA, AVREBBERO POCHISSIMI GIORNI DA RICORDARE.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

LA MIA VITA CON L'EMICRANIA È DA SEMPRE VISSUTA COME SE CAMMINASSI OGNI GIORNO SULL'ORLO DI UN PRECIPIZIO.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

 

INDOSSA ANCHE TU LA MAGLIETTA DI ALLEANZA CEFALALGICI

08 Febbraio 2023
Per uscire dall’anonimato, per dire a tutti che ci siamo e che meritiamo attenzione nonostante le nostre fragilità, questo è il motivo della creazione della T-shirt in 100% cotone di Alleanza Cefalalgici, disponibile nelle taglie S _M_L_XL_XXL. Per averla vi chiediamo solo un piccolo contributo alle spese di realizzazione e per portare avanti le nostre attività: con consegna a mano € 15, con spese di spedizione comprese € 20. Il pagamento si può effettuare online con un versamento PayPal o con bonifico attraverso il nostro sito nella sezione "Sostienici", selezionando "Donazioni" infine "Donazione libera". E' fondamentale specificare che il versamento è per ricevere la maglietta! Per maggiori informazioni è possibile scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..





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Nuovo numero di Cefalee Today n.133 disponibile

17 Dicembre 2022

E' disponibile il nuovo numero 133 di Cefalee Today del mese di dicembre

Leggi tutto...

Editoriale - Cefalee Today n.133

17 Dicembre 2022

Ben ritrovati voi tutti, anche quest’anno volge al termine e arriva il Natale. Momento di bilanci e di buoni propositi, ma guardandoci indietro possiamo davvero dire che questo anno ha trovato il modo di stupirci davvero. Se ci aspettavamo l’attesa coda del COVID, che continua a riempire gli ospedali e mietere vittime, non ci saremmo mai aspettati una guerra nel cuore dell’Europa e la conseguente crisi energetica.

Tutto ciò toglie serenità a molti di noi e anche qualche grado di temperatura dentro casa: insomma, condizioni che possono decisamente far male a chi soffre di cefalea.

Ma il periodo natalizio è pure quello dei bagordi, delle ore piccole a giocare a carte o a fare maratone televisive, dei lunghi spostamenti per andare a trovare i parenti, e, infine, pure del dover sopportare proprio tutti i parenti, almeno a Natale. Insomma, pure questo può farci male e, di solito, i vostri diari un po’ ce lo raccontano quando ci si vede in ambulatorio nei mesi successivi. Quindi, cercate di tenerlo a mente, curate la vostra igiene di vita, del sonno, nonché alimentare ed emotiva, e vedrete che il Natale vi sorriderà.

Avendo accennato al particolare periodo dell’anno e all’importanza dell’igiene di vita, posso agevolmente far scivolare la vostra attenzione all’intervista che il nostro Roberto Nappi ha fatto alla dottoressa Natascia Ghiotto del Mondino di Pavia, affrontando la visione dell’emicrania proprio come disturbo ciclico. Esistono molte ciclicità nell’emicrania, una circadiana (gli orari preferenziali d’insorgenza/peggioramento del mal di testa, ad esempio), una circasettimanale (la famosa cefalea da weekend, ad esempio), una circamensile (basti pensare alle forme correlate alla ciclicità mestrual/ovulatoria) e una circannuale (legata al susseguirsi delle stagioni e agli eventi ad esse correlate, come appunto i periodi di ferie). Proprio tenendo conto della ciclicità emicranica di ciascun paziente, è pure possibile personalizzare il trattamento farmacologico di profilassi e dell’attacco, per un miglior successo terapeutico.

L’altro tema affrontato nell’articolo del nostro rotocalco tratta un tema ancora molto dibattuto, l’osteopatia. Lo facciamo ospitando una scheda di presentazione di questa disciplina e delle possibili applicazioni nel mal di testa redatta da un professionista del settore. Ricordiamo che l’osteopatia in Italia è stata normata solo recentemente, mediante il Decreto del Presidente della Repubblica 131 del 7 luglio 2021.

Per la rubrica Amarcord, recuperiamo un altro vecchio articolo del nostro Roberto Nappi, col quale ricordiamo due personaggi in un colpo solo. La prima è la santa e mistica tedesca Ildegarda di Bingen, le cui visioni sembrerebbero essere dovute non a fenomeni trascendentali, ma ad aure emicraniche, almeno secondo la teoria della seconda persona che andiamo a ricordare, il neurologo e scrittore (nonché emicranico) Oliver Sacks, scomparso nel 2015. Sacks ha insegnato neurologia alla Columbia University e alla New York University, ma è stato soprattutto un prolifico divulgatore di neurologia, ispirando intere generazioni di studenti di medicina a dedicarsi alla nostra disciplina. Ricordo sempre con emozione quando lo conobbi ed ebbi modo di parlare con lui al congresso dell’IHS (la Società Internazionale delle Cefalee) organizzato a Roma dal prof. Nappi nel 2003 col compianto prof. Gallai. Perdonerete il mio Amarcord nell’Amarcord.

Infine, per la rubrica “la Cefalea in cucina”, nel suo nuovo articolo, la dottoressa Eleonora Di Pietro, biologa nutrizionista dell’Associazione Eupraxia, ci parlerà della cannella, spezia dalle innumerevoli proprietà terapeutiche che nel giro di poco tempo è stata prima scagionata dall’accusa di essere un trigger emicranico e poi si è vista addirittura riconoscere un ruolo protettivo proprio su questa forma di cefalea.

Prima di congedarmi da voi, un piccolo annuncio: è arrivato in Italia il primo dei farmaci appartenenti alla famiglia dei gepanti (antagonisti del recettore del CGRP, aventi un effetto sia sintomatico che di profilassi), il rimegepant. Per ora costa più di 33 euro a compressa ed è a carico del paziente, ma per il futuro si spera di potervi dare qualche buona notizia a riguardo.

Come sempre, spero che gli argomenti siano di vostro gradimento. Buona lettura e fateci conoscere i vostri commenti.

La ciclicità della patologia emicranica

17 Dicembre 2022

L’emicrania è una forma primaria di cefalea con una prevalenza stimata pari al 14% della popolazione mondiale, rappresentando la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Numeri ancora maggiori per la nostra penisola giungono di nuovo da uno studio di popolazione su 3500 soggetti della ASL di Pavia intervistati mediante questionario postale che ha evidenziato una percentuale di soggetti affetti pari al 42,9% (54,6% nel sesso femminile, 32,5% in quello maschile).

Dottoressa Ghiotto questa malattia neurologica chi interessa?

L’emicrania predilige nettamente il sesso femminile manifestando un rapporto donna/uomo pari a 3:1 e se ci si focalizza nel periodo compreso tra pubertà e menopausa, circa il 27% delle donne ne risulta affetto. Nella donna compare soprattutto dopo il menarca, raggiungendo il massimo della sua prevalenza nella quarta e quinta decade di vita, quindi nel periodo di maggiore produttività lavorativa e sociale dell’individuo. Inoltre, segue l’andamento delle fluttuazioni degli ormoni sessuali femminili con concentrazione degli attacchi in fase perimestruale e/o all’ovulazione

Quindi come possiamo definire l’emicrania?

Da quanto appena affermato l’emicrania è da considerarsi sicuramente una malattia di genere e recentemente il Centro Cefalee di Pavia ha ricevuto una targa di riconoscimento per impegnarsi nel percorsi al femminile per l’emicrania promossi dalla Fondazione Onda in collaborazione con le Società Scientifiche e le Associazioni Pazienti. Inoltre, l’emicrania può essere considerata anche una patologia ciclica.

Cosa si intende per malattia ciclica?

L’emicrania deriva da una predisposizione dell’individuo, dovuta in gran parte a cause genetiche. E’ infatti noto da diverse decadi che la maggior parte dei pazienti emicranici presenta almeno un parente che soffre di un mal di testa simile, più spesso sulla linea materna. Ma la genetica è solo il substrato (il tratto, la predisposizione, la suscettibilità) sul quale agiscono fattori ambientali interni o esterni in grado di modulare il manifestarsi degli attacchi, la frequenza di presentazione e la qualità degli attacchi. Anni di studi e di osservazione clinica, quasi ossessiva, hanno permesso di comprendere che molti attacchi tendono a manifestarsi con una ciclicità ben definita. Su questo si basa il modello cronobiologico e l’ipotesi discronica delle cefalee, elaborato dal Professor Giuseppe Nappi. L’interpretazione della malattia emicranica come malattia ciclica ci permette, quindi, di intercettare gli attacchi e quindi di trattarli nella maniera più adeguata.

Quali sono i principali fattori ciclici?

Distinguiamo fattori interni, come ad esempio le variazioni periodiche degli ormoni sessuali femminili ed il ciclo sonno-veglia, e fattori esterni. Tra questi ultimi, individuiamo alcuni fattori non modificabili, come l’alternarsi della luce e del buio e il variare delle stagioni, accanto ad altri modificabili, cioè le abitudini di vita (orario dei pasti, turni di lavoro, ritmi riposo-attività).

La teoria cronobiologica dell’emicrania come ci viene in aiuto per la gestione del paziente?

La terapia antiemicranica è basata su due capisaldi. La prima è di tipo igienico-comportamentale: essa consiste nell’individuare e nell’evitare, se possibile, i fattori scatenanti, quindi mantenere la massima regolarità dei ritmi biologici del paziente (orari dei pasti, dieta bilanciata, ritmo sonno-veglia, ritmi lavorativi), svolgere attività fisica in modo regolare. La seconda è farmacologica e consiste in due tipi di trattamento, che possono agire in modo diverso in relazione ai fattori scatenanti. Esiste una terapia sintomatica da utilizzare al bisogno in caso di crisi con l’obiettivo di estinguere l’attacco. Tra questi tipi di farmaci ne conosciamo alcuni aspecifici (antinfiammatori non steroidei e paracetamolo) e alcuni specifici (ergotaminici e triptani). Gli ergotaminici, utilizzati maggiormente in passato, hanno lasciato il posto ai triptani, meglio tollerati e con minore effetti collaterali, ma comunque ancora vietati a un sottogruppo di pazienti emicranici (malattia ischemica cerebrale o cardiaca, angina di Prinzmetal, vasospasmo coronarico, arteriopatia periferica, ipertensione arteriosa non controllata dalla terapia, età superiore ai 65 anni). Nei prossimi mesi ci verrà in aiuto una nuovo tipo di molecola che, a differenza dei triptani, non ha azione sul recettore vasale e pertanto avrà meno limiti di prescrivibilità. Oltre alla terapia sintomatica, che comunque va monitorata in maniera stretta per evitare di favorire una cronicizzazione degli attacchi da iperuso di farmaci, è a disposizione una terapia preventiva (detta anche di profilassi) che ha lo scopo di ridurre la soglia di suscettibilità del paziente, rendendolo meno vulnerabile ai fattori scatenanti. Nel corso degli anni sono state utilizzate, ed ancora oggi vengono prescritte, molte categorie farmacologiche per il trattamento preventivo tra cui ricordiamo calcio-antagonisti, beta-bloccanti, amitriptilina, antiepilettici. Studi scientifici hanno messo in evidenza che, indipendentemente dall’efficacia, molto spesso i pazienti abbandonano queste terapie per scarsa tollerabilità o eventi avversi. Oltre alla tossina botulinica, indicata solo per il trattamento dell’emicrania cronica, è uscita una nuova classe farmacologica specifica per la prevenzione dell’emicrania.

Di che cosa si tratta e che vantaggi ha questa nuova terapia?

Si tratta di anticorpi monoclonali diretti contro il CGRP o il suo recettore. Il CGRP (Calcitonin gene-related peptide) è un neuropeptide diffusamente distribuito a livello del sistema nervoso centrale e periferico e presente a livello del sistema trigeminale. L’attivazione trigeminale provoca il rilascio del CGRP da parte dei terminali nervosi trigeminali e il CGRP gioca un ruolo in differenti meccanismi patogenetici dell’emicrania tra cui vasodilatazione, infiammazione neurogena, granulazione dei mastociti, sanitizzazione periferica. Naturalmente, queste terapie rivoluzionarie sono riservate ad una classe di pazienti con una patologia molto disabilitante e, al momento, sono sotto monitoraggio AIFA. Possono essere prescritti in Italia a pazienti emicranici che abbiano almeno 8 giorni di emicrania al mese e che abbiano una disabilità alla scala MIDAS pari o superiore a 11. Inoltre,pazienti con queste caratteristiche non devono avere risposto alle altre terapie preventive che variano a seconda di una forma cronica o episodica di emicrania. I vantaggi di questi farmaci sono molti. Innanzitutto, hanno pochissimi effetti collaterali (stipsi / costipazione / reazione cutanea nel sito di iniezione in una bassa percentuale di casi), sono farmaci specifici, non hanno metabolismo epato-renale, hanno una lunga emivita (si somministrano ogni 28-30 giorni) e non presentano interazioni farmacologiche.


E sulla base della teoria dell’emicrania come malattia ciclica come ci si deve comportare con la terapia?

Sicuramente, per un paziente saper prevedere quando avrà un attacco è di fondamentale importanza, soprattutto in quanto ci troviamo di fronte a soggetti nel pieno dell’attività lavorativa e che, spesso, a causa dell’emicrania, sono costretti a letto e non possono vivere la propria vita lavorativa, familiare e sociale. Pertanto, per le forme a periodicità prevedibile si possono attuare le cosiddette miniprofilassi cicliche con assunzione di sintomatico solo nel periodo in cui l’attacco è atteso; questo tipo di approccio può essere fatto sia con analgesici che con i triptani e magari in futuro con i ditani.

Intervista a cura di Roberto Nappi

Osteopatia, un valido e concreto aiuto contro il mal di testa

17 Dicembre 2022

Mal di testa? Chi davvero può dire di non averne mai sofferto?

La cefalea, cefalalgia per essere più precisi, insomma il mal di testa, rappresenta un disturbo tra i più comuni, tanto che la World Health Organization (WHO) lo inserisce tra le prime 10 cause di disabilità (esattamente risulta la sesta causa al mondo per anni di vita persi). Naturalmente, le forme di cefalea sono numerose e differiscono in base al dolore, all’intensità e ad eventuali altri sintomi compresenti.

Macroscopicamente possiamo dividerle in due gruppi:

1. Cefalee primarie nelle quali rientrano i “mal di testa” più comuni (Emicrania, Cefalea Tensiva,Cefalea a Grappolo e Cefalea Cronica);

2. Cefalee secondarie, che rappresentano il sintomo di un’altra patologia Numerose sono le strategie, le tipologie di cure e di approcci che si rivolgono a questa problematica. Salvo quando se ne soffre in maniera davvero occasionale e in relazione ad uno specifico fattore scatenante, come ad esempio un pasto eccessivo, la cefalea dovrebbe sempre essere portate all’attenzione di uno specialista al fine di ottenere una diagnosi accurata. Sono diversi gli approcci perché spesso si trascura che la genesi di questo disturbo coinvolge numerosi aspetti fisiologici, così come spesso le cause sono multifattoriali.

In questo senso è interessante sapere che una disciplina come l’osteopatia, ancora molto poco conosciuta, possa annoverare, tra i suoi successi, diversi buoni risultati in persone che soffrono di mal di testa. Il trattamento manipolativo osteopatico rappresenta una terapia di supporto tra le più efficaci nella risoluzione o riduzione delle cefalee. A caratterizzare il lavoro dell’osteopata professionista che applica la disciplina a regola d’arte c’è sempre un inquadramento del paziente attraverso uno studio globale del problema.

Il professionista prevede non solo una valutazione della storia clinica, ma anche delle abitudini del paziente, del suo stile di vita e della sua postura. L’osteopata interviene sempre su più livelli. Sicuramente, tra i mal di testa più frequenti e conosciuti ci sono l’emicrania (con o senza aura), la cefalea muscolo-tensiva (entrambe fanno parte delle cefalee primarie) e il mal di testa da origine cervicale (nella categoria delle cefalee secondarie): tutte queste forme possono ottenere beneficio dall’osteopatia. Interessante questo studio (1) che, valutando circa 80 persone, mette a confronto i benefici della terapia manuale rispetto alla proposta farmacologica del medico di base. Il risultato che emerge è che sia a medio che lungo termine l’approccio manuale è vincente.

Dicevamo che l’osteopata ha un approccio globale perché il mal di testa spesso è sostenuto da diversi fattori e così che, di fatto, una mano esperta può riuscire in poche sedute ad avere buoni risultati.

L’osteopata dispone di tecniche estremamente dolci in grado di alleviare tensioni muscolo scheletriche, modificare l a postura e la distribuzione del carico, migliorare il microcircolo vascolare e addirittura incidere sul sistema nervoso autonomo. A supporto è molto interessante un altro studio (2) da cui emergono contemporaneamente l’importanza del rilassamento nella qualità di vita del paziente cefalalgico e il beneficio amplificato che il soggetto riceve a fronte di un trattamento osteopatico, a dimostrazione che l’approccio osteopatico va oltre il semplice rilassamento.

Possiamo anche valutare questo studio sperimentale (3) che riduce i sospetti di eventuale effetto placebo, suddividendo alcuni soggetti con cefalea di tipo tensivo in due gruppi, di cui solo uno riceve il vero trattamento osteopatico. Emergono con chiarezza che i benefici si manifestano solo in chi riceve il vero trattamento. Indubbiamente, per la complessità della patologia, per la numerosità delle varianti di questo disturbo, sarebbe un errore associare in modo lineare l’osteopata alla cura del mal di testa.

Ci tengo, però, a citare un altro lavoro che vede tra gli autori colleghi che ho il piacere di conoscere, verso i quali nutro stima e gratitudine per gli insegnamenti ricevuti. Questo studio (4), molto ben fatto, annovera un buon numero di soggetti e documenta ancora una volta la qualità delle cure osteopatiche nei confronti del paziente che soffre in modo cronico di cefalea, a volte davvero invalidante. Otto trattamenti osteopatici svolti in sei mesi hanno documentato l’efficacia delle cure osteopatiche a sostegno della necessaria terapia farmacologica che da sola non sortiva gli stessi effetti. A supporto di quanto esposto, la mia esperienza di 15 anni di pratica mi conferma che una qualche forma di beneficio il paziente la riceve sempre. Anche quando non si risolve del tutto il sintomo, ciò che ho raccolto è che la numerosità degli episodi e la loro intensità tendono sempre a ridursi. Tuttavia, queste evidenze sono ancora poche, ma incoraggiano ad approfondire le ricerche in questa direzione. E’ auspicabile, pertanto, sempre una maggior integrazione tra le terapie, in modo particolare quando la qualità della vita dei pazienti cefalalgici ne risente pesantemente.

Sappiamo bene quanto sia importante identificare per ogni soggetto cure e frequenze efficaci per generare il massimo della compliance. Il mio auspicio personale è che l’osteopatia possa a pieno titolo entrare nelle strategie di cura che lo specialista neurologo consideri tra le opzioni, in modo da divenire un’ulteriore risorsa per tutti i pazienti che vivono l’esperienza di questa vera e propria disabilità.

1. Effectiveness of manual therapy for chronic tension-type headache: a pragmatic, randomised, clinical trial - Cephalalgia. 2011 Jan;31(2):133-43.

2. A comparison of selected osteopathic treatment and relaxation for tension-type headaches - Headache. 2006 Sep;46(8):1273-80.

3. Pilot trial of osteopathic manipulative therapy for patients with frequent episodic tension-type headache - J Am Osteopath Assoc. 2014 Sep;114(9):678-85.

4. Clinical effectiveness of osteopathic treatment in chronic migraine:3-Armed randomized controlled trial - Complement TherMed. 2015 Apr;23(2):149-56.

Dott. Stefano Pasotti
Osteopata Professionista a Pavia e Milano,
Laureato in Scienze Motorie Preventive ed Adattate
www.stefanopasotti.it
Ideatore dei Centri REMISE en FORME www.remisecenter.it

La Cefalea in cucina - Cefalee Today n.133

17 Dicembre 2022

La cannella e il mal di testa

Nella lunga disamina sulle varie spezie aventi un potenziale ruolo protettivo sul mal di testa non si può dimenticare di render giustizia ad una pianta il cui utilizzo in cucina è antichissimo e il cui aroma rimanda al clima natalizio, anche se oggi è un po’ caduta in disuso nelle preparazioni domestiche, almeno nel nostro Paese: la cannella. Del suo utilizzo si trova traccia già in antichi papiri egizi, nella Bibbia e in numerosi testi greco-latini. Da noi in Europa, fino all’avvento del cacao dal Nuovo Mondo all’inizio dell’era moderna, era lei alla base delle ricette di molti dolci e bevande calde e corroboranti. La spezia si ricava dalla corteccia della pianta Cinnamonum Verum, o cinnamomo, un sempreverde appartenente alla famiglia delle Lauracee, originario dello Sri Lanka e dell’India meridionale, la cui coltivazione è oggi diffusa in tutta la fasica tropicale. Il suo olio essenziale contiene numerosi principi attivi, tra cui i più importanti sono: aldeide cinnamica (ampiamente usata in ambito medico e nella cosmesi), acido cinnamico, cinnamil acetato, eugenolo, cariofillene (un endocannabinoide), tannini e canfora. La medicina tradizionale ayurvedica ha sempre riconosciuto numerose proprietà a questa pianta, il cui utilizzo è successivamente transitato nella medicina moderna basata sull’evidenza, in numerosi campi d’applicazione. Infatti, diversi studi ne riconoscono l’effetto antiossidante, antinfiammatorio, antiasmatico, antispastico, eupeptico, batteriostatico e protettivo nei confronti della sindrome metabolica (favorisce il controllo pressorio, glicemico e del colesterolo). Al di là di tali effetti, vi sono diversi campi di applicazione esplorati anche in ambito neurologico.

Oltre al potenziale effetto protettivo sulle malattie neurodegenerative più diffuse, come l’Alzheimer e il Parkinson, vi sono evidenze anche per le cefalee, soprattutto per l’emicrania. In particolare, in letteratura scientifica, si trova la segnalazione di uno studio in doppio cieco sull’efficacia della cannella nell’emicrania. La ricerca è ispirata dal forte razionale legato sia alla pratica invalsa dell’utilizzo della cannella contro la cefalea in diversi rimedi folkloristici, sia dall’evidenza che un modico consumo quotidiano di tale spezia sia in grado di ridurre i livelli plasmatici di vari marker e molecole di tipo infiammatorio. Nello studio, sono stati trattati per due mesi due gruppi di pazienti (per un totale complessivo di 50 soggetti emicranici): un gruppo ha ricevuto 1,8 gr die di polvere di cannella, il secondo un placebo. Oltre alla risposta clinica, sono stati indagati anche i marcatori biologici infiammatori. Al termine dello studio, non solo si erano ridotte la frequenza, l’intensità e la durata degli attacchi di cefalea, ma erano calati pure i livelli circolanti di interleuchina 6 e ossido nitrico, due mediatori infiammatori notoriamente coinvolti con la patogenesi dell’emicrania. Al contrario, non calavano i livelli circolanti di CGRP, il peptide infiammatorio correlato al gene della calcitonina, cioè la molecola oggi ritenuta principalmente responsabile dell’innesco della crisi emicranica. Tali risultati hanno indotto gli autori a suggerire la cannella come possibile agente protettivo contro l’emicrania, e con un effetto preventivo, a differenza dello zenzero, la cui azione è invece sintomatica, a causa della rapidità d’inizio e fine dei suoi effetti biologici. Il dato emerso è sicuramente interessante e in contrasto con una credenza abbastanza diffusa per alcuni soggetti emicranici statunitensi (dove la cannella è più consumata che da noi), cioè che questa spezia possa agire come agente facilitante lo scatenamento della crisi di cefalea. Indubbiamente, una risposta soggettiva è possibile, così come non si può escludere che esista una dose oltre la quale si possa avere un effetto negativo. È un fenomeno già affrontato su queste colonne, a esempio parlando del caffè o della cioccolata. Può sembrare strano da noi, in cui l’uso è molto limitato, ma addirittura, in epoca di social network, negli USA è diffuso un pericoloso ‘challenge’ in cui i ragazzi si sfidano ad ingerire un cucchiaio colmo di polvere di cannella nel minor tempo possibile: il Cinnamon challenge, con possibili effetti collaterali. Tuttavia, in un recente studio sui possibili trigger alimentari, la cannella è risultata essere il più debole tra i potenziali fattori di scatenamento presi in esame e in certi casi si tratterebbe d’un vero e proprio effetto nocebo (mi convinco che faccia male, dunque me ne farà).

Ma veniamo all’atto pratico, alle modalità di assunzione della cannella in cucina. Nella nostra cultura questa spezia è molto utilizzata in infusi, nella preparazione della frutta cotta (come le mele), nella preparazione di creme o dolci vari. Tuttavia, può essere anche usata in ricette salate, come zuppe, minestre, frittate, polpette o pasticci; insomma, in tutte le ricette in cui normalmente si usa il pepe o la noce moscata: le proprietà organolettiche sono molto simili, ma il sapore ne guadagnerà in originalità.

Provate e poi fateci sapere.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia

Nuovo numero di Confinia Cephalalgica et Neurologica 3/2022

07 Dicembre 2022
Il nuovo numero 3/2022 della rivista è disponibile ora a questo link https://www.mattioli1885journals.com/index.php/confinia/issue/view/839.

SOMMARIO

Editorial

“In principio era il Verbo”. Il ruolo della parola tra neurologia e psicoanalisi, da Jean-Martin Charcot (1825-1893) a Jacques Lacan (1901-1981) - Francesco Brigo, Mariano Martini

Headache and pain research

Unbiased research is needed for rational translation of essential oils in clinic – Damiana Scuteri, Laura Rombolà, Luigi Antonio Morrone, Shinobu Sakurada, Tsukasa Sakurada, Paolo Tonin, Giorgio Sandrini, Giacinto Bagetta, Maria Tiziana Corasaniti

Multidisciplinary research in neurosciences

Conceptual metaphors and framing in Cognitive Linguistics – Serena Coschignano

Against the plausibility of utilitarianism – Andrea Loffi

One century after Marian Lydia Shorey, a fleeting star at the inception of the long path to the discovery of Nerve Growth Factor – Marco Piccolino, Isabel Murray

The diagnosis of Alzheimer’s disease: an update and current controversies – Alfredo Costa, Giulia Perini, Camillo Imbimbo, Lucia Scanu, Matteo Cotta Ramusino

The Italian contribution to the anatomo-clinical method and physical examination in the history of neurology – Francesco Brigo, Lorenzo Russo, Mariano Martini

Books

Books – Editorial office

In Memoriam

In ricordo del prof. Marcello Imbriani (1951- 2022) – Carlo Caltagirone

Combattere assieme il mal di testa

02 Dicembre 2022

Nel presentare i recenti due webinar di apertura del nuovo ciclo 2022, avevamo preannunciato che si sarebbe trattato solo di un assaggio.
Il piatto forte arriverà infatti a partire dalla prossima settimana: 2 webinar a ottobre, 2 a novembre e 2 a dicembre.
Gli argomenti trattati saranno di grande attualità e ci auguriamo possano interessare una platea sempre più ampia di persone che soffrono di cefalea.

Il terzo appuntamento è lunedì 7 novembre alle ore 18 e di seguito trovate il link zoom per registrarvi e partecipare in diretta https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_qBRe6vZ2SKum7roQV_eiAQ

Il quarto appuntamento è lunedì 21 novembre alle ore 18 e di seguito trovate il link zoom per registrarvi e partecipare in diretta https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_4IsbsZSyQfiTFoD4aYd3fg

Il quinto appuntamento è lunedì 05 dicembre alle ore 15 e di seguito trovate il link zoom per registrarvi e partecipare in diretta https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_OnOHy1jARwKFCLIgUw-R3g

Il sesto appuntamento è martedì 13 dicembre alle ore 18 e di seguito trovate il link zoom per registrarvi e partecipare in diretta https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_O30ceqvNRgK0BSy1LRxndQ

Tutti i webinar saranno trasmessi in diretta (e visibili successivamente) anche sulla pagina facebook di Alleanza Cefalalgici.

Di seguito trovate il calendario con giorni, orari, relatori e temi trattati.
Segnate le date sul calendario e ricordate che più siamo, più contiamo!

Scarica il programma in formato pdf

EMICRANIA, DA FONDAZIONE ONDA L'APPELLO ALLE ISTITUZIONI: SERVE UN IMPEGNO PER L’ATTUAZIONE DELLA LEGGE 81/2020

17 Novembre 2022

È la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano. Con la Legge 81/2020 in Italia la cefalea cronica è stata riconosciuta come malattia sociale invalidante, ma il percorso per una migliore presa in carico del paziente ora si è bloccato per la mancata emanazione dei decreti attuativi. Fondazione Onda ha riunito in un Tavolo tecnico le Istituzioni, la comunità scientifica e le Associazioni dei pazienti per rilanciare l’impegno ad attuare la legge.

Milano 16 novembre 2022 - Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’emicrania rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante. Colpisce circa il 12 per cento degli adulti in tutto il mondo con una prevalenza tre volte maggiore nelle donne. È una malattia cronica che ha un altissimo costo umano, sociale ed economico, eppure è ancora percepita dai pazienti come “invisibile”. L’approvazione da parte del Senato, nel luglio 2020, del testo unificato del disegno di legge per il riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale invalidante ha rappresentato un primo importante passo, ma in assenza dei decreti attuativi ancora c’è molto da fare. Se ne è parlato oggi nel Tavolo Istituzionale “Emicrania: proposte per una migliore presa in carico dei pazienti” organizzato da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere. Un appuntamento che ha voluto creare un momento di confronto tra tutti gli stakeholder – Istituzioni, comunità scientifica, Associazioni di pazienti – per raccogliere un impegno concreto e condiviso al fine di dare attuazione alla Legge 81/2020, garantendo un’appropriata e tempestiva presa in carico dei pazienti nonché un accesso equo e omogeneo alle cure.

L’emicrania è una forma di cefalea cronica primaria contraddistinta da mal di testa periodici, normalmente unilaterali e pulsatili, di intensità moderata/severa associati a nausea, vomito, fastidio per luci e rumori, con durata compresa tra le 4 e le 72 ore, anche se vi sono casi riportati di durata anche maggiore. Si può associare ad altre patologie quali: disturbi dello spettro affettivo, epilessia, sindromi dolorose croniche, allergie, asma e patologie circolatorie. La cefalea è cronica, secondo l’ICHD - Classificazione Internazionale Cefalee III Ed. – quando si manifesta per oltre 15 giorni al mese, da almeno tre mesi, dei quali almeno 8 di tipo emicranico.

La letteratura stima una prevalenza dell’emicrania pari al 14 per cento² della popolazione mondiale, affliggendo soprattutto il sesso femminile in un rapporto donna/uomo pari a 3 a 1. La sua forma cronica affligge in Italia tra l’1 e il 3 per cento3,4 della popolazione. Solo una minima parte (1,6 per cento)¹ della popolazione italiana riceve adeguate cure preventive per inadeguata sensibilità verso il problema. Il 77,4 per cento dei pazienti non si è mai rivolto ad alcun medico per la propria emicrania¹. Il costo annuale nei 27 Paesi UE dell’emicrania è pari a 111 miliardi di euro¹. In Italia si calcola la perdita di 3,9 giornate di lavoro (professionale o casalingo) per dolore o malessere e di 6,1 giornate di attività legate alla vita privata e sociale (ad esempio, uscite con amici, hobby, sport, attività familiari, ecc.)¹. Dunque, si stima che la cefalea impatti in Italia per un importo annuo di 4.6 miliardi di euro in termini di perdita di produttività.

In questo scenario, l’Italia ha fatto un importante passo avanti con la Legge 81 del 2020, che ha sancito la Cefalea come malattia sociale, a fronte però di una battuta di arresto, ora, rispetto alla sua necessaria attuazione. La Legge, che ha avuto un iter molto lungo che ha attraversato tre legislature, avrebbe dovuto rappresentare il punto di partenza per la gestione della patologia ma, a distanza di due anni, ancora manca il decreto attuativo del Ministero della Salute che avrebbe dovuto essere implementato entro 180 giorni, identificando progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da diverse forme di cefalea cronica. Sono state presentate nel marzo scorso due interrogazioni parlamentari, una presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato a primo firmatario della Senatrice Paola Boldrini, l’altra dall’Onorevole Fabiola Bologna presso la Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera dei Deputati, aventi ad oggetto la richiesta di quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intendesse adottare al fine di dare attuazione alla legge. La risposta del Ministero non ha di fatto consentito di “sbloccare” la legge. Per questo Fondazione Onda ha voluto riunire oggi intorno a un tavolo Istituzioni, comunità scientifica e Associazioni di pazienti per raccogliere un impegno istituzionale concreto che porti alla emanazione di decreti attuativi senza i quali la stessa Legge 81/2020 viene svuotata del suo valore, lasciando i malati cefalalgici senza le risposte che attendono da tanti anni. Dall’incontro nascerà un documento con le considerazioni e le proposte condivise che verrà inviato alle Istituzioni, alle Società scientifiche e alle associazioni di riferimento oggi rappresentate.

All’evento di oggi, farà inoltre seguito un Webinar sul tema dell’emicrania e dei suoi “campanelli d’allarme”, che si svolgerà il 22 novembre alle ore 17.00 sui canali Youtube e Facebook di Fondazione Onda. Il Webinar, attraverso la presenza di uno specialista, consentirà di fornire risposta alle domande sul tema che Fondazione Onda sta raccogliendo attraverso i propri canali social.

“L’impegno che prendiamo oggi con questo tavolo tecnico è quello di lavorare con le nuove Parlamentari, in accordo e in sintonia con le Società scientifiche e le Associazioni di pazienti, affinché la legge del 2020 che ha sancito la Cefalea primaria cronica come malattia sociale, sia a breve accompagnata dall’emanazione di un Decreto attuativo a cura del Ministero della Salute che individui delle modalità innovative di presa in carico dei pazienti cefalalgici inserendole nei LEA con stanziamenti adeguati di fondi che la Legge del 2020 non prevedeva”, afferma Francesca Merzagora, Presidente di Fondazione Onda, “Quella contro l’emicrania è una battaglia che dobbiamo portare avanti insieme, coinvolgendo tutti gli attori, valorizzando le figure del territorio che possono dare un prezioso contributo, le farmacie, i medici di medicina generale e, al secondo livello, gli specialisti ospedalieri e territoriali, puntando poi sul rafforzamento dei Centri Cefalee esistenti nel territorio. L’obbiettivo di awareness della popolazione e di superamento dello stigma legato all’emicrania potrà essere raggiunto con il potenziamento di campagne di comunicazione adeguate in grado di diffondere il messaggio di consapevolezza dei proprio diritti di paziente”.

"Il mio impegno in commissione Affari sociali della Camera prosegue. Sono orgogliosa di poter continuare il lavoro svolto nella scorsa legislatura, che ha visto l'approvazione definitiva della mia proposta di legge sul riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale”, dichiara On. Arianna Lazzarini, Componente XII Commissione Affari Sociali, Camera dei deputati. “Grazie alla 'legge Lazzarini', l'Italia è diventata il primo Paese in Europa ad adottare un provvedimento che ha il merito di accendere i riflettori su questa malattia sofferta da circa sette milioni di italiani, con una prevalenza netta di donne e nella fascia 20-50 anni. Una malattia invisibile, che ho voluto far uscire dal cono d’ombra in cui è sempre stata. Non parliamo di emicrania o del semplice 'mal di testa' passeggero, ma di una vera e propria patologia cronica e invalidante, molto più diffusa di quanto si possa immaginare, che purtroppo ha già portato alcuni pazienti a compiere anche gesti estremi. Riparto dunque in questa nuova legislatura attraverso la necessaria interlocuzione con il governo, anche per quanto riguarda questa legge in particolare".

“Aspettiamo da sempre ci venga riconosciuta la nostra sofferenza”, precisa Lara Merighi, Coordinatore laico nazionale Al.Ce. - Alleanza Cefalalgici. “Il riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale è stato sì un grande traguardo, però senza i decreti attuativi tutte queste persone continueranno a vivere la sottovalutazione della loro sofferenza nella più assoluta indifferenza. Molte Regioni vorrebbero costituire un nucleo operativo di lavoro, ma non possono muoversi perchè il tutto è legato alla pubblicazione dei decreti attuativi della legge sopra citata”

“Per disegnare una road map finalizzata a migliorare la tutela assistenziale delle persone con emicrania cronica”, prosegue Paola Pisanti, Consulente esperto del Ministero della Salute per le patologie croniche, “bisogna partire dalla necessità di conoscere quali sono le criticità o le carenze per adottare iniziative che assicurino alla persona il pieno accesso agli iter diagnostici, alle cure e ai trattamenti attraverso l’attuazione di modelli interdisciplinari con utilizzo di PDTA e che tengano conto dei livelli di intervento riportati anche nelle linee guida e nella realtà operative delle varie Regioni”

“La comunità scientifica chiede una rapida definizione dei decreti attuativi della legge in oggetto”, conclude Paolo Calabresi, Presidente SISC, Società Italiana per lo Studio delle Cefalee. “Il riconoscimento da parte delle Istituzioni dell’emicrania cronica come malattia disabilitante è stato un passo fondamentale. Questa malattia, se non adeguatamente affrontata con la prevenzione e le cure adeguate comporta elevati costi diretti ed indiretti. Necessaria nella definizione dei decreti attuativi sarà l'istituzione di un tavolo di lavoro condiviso con la stessa comunità scientifica che tenga conto sia della fattibilità che della sostenibilità economica.”

L’iniziativa si è svolta con il patrocinio di ANIRCEF Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee, AIC Associazione Italiana per la Lotta Contro le Cefalee, SIN Società Italiana di Neurologia, SISC Società Italiana per lo Studio delle Cefalee, AINAT Associazione Italiana Neurologi Ambulatoriali Territoriali, FISC Fondazione Italiana per lo Studio delle Cefalee Onlus, Al.Ce Alleanza Cefalalgici, Fondazione CIRNA Onlus, SNO – Scienze Neurologiche Ospedaliere e con il contributo incondizionato di Pfizer.

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