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Notizie ed Eventi

Nuovo numero di Confinia Cephalalgica et Neurologica 1/2023

28 Aprile 2023

Il nuovo numero 1/2023 della rivista è disponibile ora a questo link https://www.mattioli1885journals.com/index.php/confinia/issue/view/853.

SOMMARIO

Editorial

Un affascinante romanzo a più strati - Walter Minella

History of medicine

The history of Encephalitis Lethargica: an Italian treatment for a still little-known disease. The experience of the Siena psychiatric hospital in the first half of the twentieth century. in a museum and archival research – Mariano Martini, Francesco Brigo, Davide Orsini

Multidisciplinary research in neurosciences

Notes on the concept of fear – Giuseppe Civitarese

HEADACHE AND PAIN RESEARCH

How cultivate internal resources to improve physical and brain health – Licia Grazzi, Giorgio Sandrini, Cesare Peccarisi

Books

Books – Editorial office

Supplementum

Expert consensus document on criteria for assessing disability and invalidity in chronic primary headache. From the law to the implementation of diagnostic-therapeutic pathways – Editorial office

CONVEGNO “TUTTA CUORE E CERVELLO”

12 Aprile 2023

CONVEGNO “TUTTA CUORE E CERVELLO”

Emicrania e differenze di genere

Auditorium Giorgio Gaber Piazza Duca d'Aosta, 3 – Milano
Giovedì, 20 aprile 2023
9.00 – 13.40

Scarica il programma in formato pdf

Nuovo numero di Cefalee Today n.134 disponibile

31 Marzo 2023

E' disponibile il nuovo numero 134 di Cefalee Today del mese di marzo

Leggi tutto...

Editoriale - Cefalee Today n.134

31 Marzo 2023
Ben ritrovati amiche e amici, eccoci giunti al termine di un inverno mite, pronto a volgere in primavera, stagione spesso sfortunata per i sofferenti di cefalea a grappolo, ma più amata da quegli emicranici che soffrono particolarmente i climi più estremi.
Aspettavamo in questi giorni la notizia della rimborsabilità per i gepanti (una nuova classe di farmaci sintomatici per l’emicrania e attivi pure come profilassi, di cui vi accennavo in chiusura dell’editoriale precedente) e l’immissione in commercio del nuovo anticorpo monoclonale da fare endovena trimestralmente, ma ancora non abbiamo avuto nuove, purtroppo.
Tuttavia, questo inverno non è passato invano per noi cefalalgici perché qualcosa si sta muovendo sul fronte della legge 81/2020, che riconosceva le cefalee croniche primarie come patologie ad impatto sociale, mai entrata in vigore per la mancanza dei decreti attuativi. Il Ministero della Salute ha fatto giungere all’attenzione della Conferenza Stato Regioni il decreto sull’adozione delle “Linee di indirizzo per la realizzazione dei progetti regionali finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea primaria cornica”, destinando ad esso un budget di 10 milioni per il biennio 2023/24, da suddividere per le varie regioni. Certo, è poco se confrontato al notevole impatto della patologia, ma è pur sempre un inizio. Avanti così.

Mi perdonerete se, prima di introdurre i contenuti di questa edizione, comincio questo editoriale facendo le condoglianze al nostro Roberto Nappi, colonna portante e motore inarrestabile del nostro piccolo periodico, che ha subito un grave e inatteso lutto. Ci stringiamo tutti attorno al suo dolore.

Veniamo ora ai contributi presenti su questo numero. Iniziamo dall’intervista al professor Vittorio Di Piero responsabile del Centro Cefalee del Policlinico Umberto I di Roma e della terapia subintensiva neurologica dello stesso ospedale (a quattro mani con la dottoranda Giada Giuliani). Proprio in virtù della sua duplice competenza, ne approfittiamo per approfondire con lui la relazione bidirezionale esistente tra cefalee e problemi cerebrovascolari.
Nell’intervista, il prof. Di Piero parla di fattori di rischio metabolici e di aumentato fabbisogno energetico del cervello dei soggetti con emicrania, fornendo quasi un pallonetto per introdurre il secondo articolo, che affronta proprio il tema del metabolismo neuronale dei pazienti con emicrania. Si tratta di un estratto di un mio webinar dedicato ai membri dell’associazione pazienti che aveva suscitato molto interesse e mi è quindi stato chiesto di lasciarne traccia scritta proprio qui su Cefalee Today. Non potevo, ovviamente, tirarmi indietro, quindi mi scuso con voi per l’eccesso di esposizione personale in questo numero.

Per la rubrica “la Cefalea in cucina”, la dottoressa Eleonora Di Pietro, biologa nutrizionista dell’Associazione Eupraxia, ci racconterà la magnifica e incredibile storia della noce moscata, una spezia che forse ha determinato il destino del Mondo Moderno, per come noi lo conosciamo. Non immaginavo minimamente potesse essere stata tanto costosa e importante né le suo potenzialità curative nella cefalea. La prossima volta devo ricordare di grattugiarne un po’, hai visto mai!

Infine, per la rubrica Amarcord, recuperiamo un articolo datato dicembre 2003, del dottor Alberto Proietti Cecchini, ottimo collega e grande esperto di cefalee. Il tema è sempre attuale: si parla della nevralgia del trigemino. È una delle diagnosi più sovrastimante nel mondo delle cefalee, spesso causa di confusione e perdita di tempo per il paziente che, convinto di avere tale disturbo, non curerà la propria forma di mal di testa. Mi auguro che la lettura di questo articolo possa tornarvi utile, magari leggendolo vi riconoscerete nella diagnosi o capirete che non si tratta del vostro caso e che quindi siete solo incappati in una diagnosi imprecisa.

Come sempre, spero che gli argomenti siano di vostro gradimento.
Buona lettura e fateci conoscere i vostri commenti.

Cefalee e malattie cerebrovascolari: una relazione bidirezionale

31 Marzo 2023

Le cefalee e le malattie cerebrovascolari sono patologie neurologiche piuttosto comuni ed apparentemente distanti tra loro. Infatti, la prima viene tradizionalmente considerata “una malattia benigna”, priva di sequele a lungo termine, mentre le seconde sono fortemente temute per i possibili severi correlati clinici.

Tutte le cefalee sono pericolose?

Bisogna distinguere tra forme primarie e quelle secondarie, cioè legate ad una precisa causa organica. Naturalmente, quest’ultime possono rivestire carattere di estrema urgenza, ad esempio nell’emorragia subaracnoidea. Esistono degli algoritmi diagnostici che ci aiutano nella fase acuta a distinguere tra forme primarie e secondarie anche mediante un razionale uso delle neuroimmagini.

Il legame con le malattie cerebrovascolari interessa tutti i tipi di cefalea?

Tra le cefalee primarie, l’emicrania è quella più strettamente connessa alla patologia cerebrovascolare. Numerosi studi supportano l’esistenza di un aumentato rischio ischemico nei pazienti emicranici rispetto alla popolazione generale. Tale rischio appare sostanzialmente maggiore nell’emicrania con aura e, nelle giovani donne affette, aumenta ulteriormente quando la malattia si associa ad abitudine tabagica o a terapia estroprogestinica. Un esordio tardivo dell’aura emicranica (dopo i 50 anni di età) ed un’elevata frequenza degli attacchi di cefalea sembrano comportare un maggior rischio cerebrovascolare, mentre non emerge alcuna relazione con la durata di malattia. C’è da dire che seppur aumentato il rischio reale è molto basso.

Quali fattori comuni alle due patologie sono responsabili di questo legame?

La relazione tra cefalea e malattie cerebrovascolari non è ancora completamente nota. I pazienti con ictus ischemico affetti da emicrania presentano una ridotta incidenza dei comuni fattori di rischio vascolare (come ipertensione arteriosa e diabete mellito), suggerendo che meccanismi strettamente legati alla cefalea possano essere implicati nella genesi del danno. L’encefalo del paziente emicranico ha un fabbisogno energetico maggiore rispetto a quello del soggetto non emicranico, a causa della condizione di ipereccitabilità corticale e dello stato proinfiammatorio indotti dalla malattia. L’aumentata eccitabilità corticale, infatti, è presente anche al di fuori degli attacchi ed è responsabile dell’ipersensibilità agli stimoli sensoriali, spesso riferita dai pazienti. Rimane da chiarire se questo substrato possa comportare una maggior suscettibilità nei confronti dello sviluppo di lesioni ischemiche, soprattutto in presenza di altri fattori precipitanti.

Nella pratica clinica, nei pazienti emicranici vengono riscontrate spesso delle “aree gliotiche” alle neuroimmagini che sono causa di notevole preoccupazione ed ansia. Di cosa si tratta? C’è una relazione con l’ischemia cerebrale?

Chi si occupa di emicrania sa bene che una percentuale non trascurabile dei suoi pazienti presenta lesioni cerebrali subcliniche. Queste alterazioni del parenchima cerebrale, spesso scoperte accidentalmente in occasione di esami di neuroimaging e ben più frequenti (fortunatamente!) degli eventi ischemici, hanno una prevalenza più alta negli emicranici rispetto alla popolazione generale. Compaiono piuttosto precocemente in corso di malattia e, nella maggior parte dei casi, non mostrano progressione nel tempo; sono inoltre prive di ripercussioni sulla sfera cognitiva. Tuttavia, i meccanismi responsabili della loro genesi rimangono sconosciuti e numerosi fattori sono stati chiamati in causa, in assenza di dati che confermino la loro natura ischemica. Quando presenti, il medico deve da un lato rassicurare il paziente e dall’altro escludere potenziali cause delle lesioni osservate, come condizioni pro-trombotiche o fonti emboligene. A questo proposito, è utile segnalare che il riscontro della pervietà del forame ovale, malformazione cardiaca che è molto frequente non solo tra gli emicranici ma anche nella popolazione generale, non richiede di per sé alcun intervento correttivo in assenza di un correlato sintomatologico clinico.

Cosa può fare allora il paziente affetto da emicrania per ridurre il suo rischio cerebrovascolare?

In assenza della completa comprensione dei meccanismi fisiopatologici sottostanti, il paziente emicranico potrà beneficiare come tutti di uno stile di vita sano, attraverso la pratica regolare di attività fisica, evitando l’abitudine tabagica e controllando i fattori di rischio vascolari classici (ipertensione, diabete e dislipidemia). E’ interessante segnalare un algoritmo (QRISK-3) che calcola il rischio di eventi cardiovascolari nei successivi 10 anni: il punteggio finale è il risultato, oltre che dei tradizionali fattori di rischio cardiovascolare, anche della presenza di altre patologie, tra cui l’emicrania. A questo si aggiunge la scelta oculata dei farmaci da utilizzare per la terapia in acuto e per la profilassi dell’emicrania.

Abbiamo parlato della relazione tra emicrania ed ictus ischemico. Esiste un legame tra cefalea ed altre malattie cerebrovascolari?

La cefalea può essere il sintomo d’esordio di malattie vascolari moto gravi, come l’emorragia subaracnoidea dove il sintomo dolore è preminente e spesso riferito come il peggiore mai provato. Per altre patologie, come l’attacco ischemico transitorio (TIA) o l’emorragia intracerebrale, la relazione con l’emicrania è ancora dibattuta ed oggetto di indagine.


Perché definiamo il legame tra cefalea e malattie cerebrovascolari “bidirezionale”?

La cefalea rappresenta la manifestazione principale od iniziale di numerosi eventi vascolari. In presenza di una cefalea di nuova insorgenza o atipica per un dato paziente, devono essere considerate nella diagnosi differenziale alcune rare malattie cerebrovascolari. Oltre all’emorragia subaracnoidea, una trombosi venosa cerebrale può manifestarsi esclusivamente con cefalea, con un dolore olocranico, di lunga durata e non responsivo agli analgesici, o di spiccata intensità, lancinante (cefalea “a rombo di tuono”). In alcune condizioni particolari, è il campanello d’allarme di temibili patologie: così nella donna in gravidanza o durante il puerperio può essere la spia di una sindrome da vasocostrizione cerebrale reversibile (RCVS) o della sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRESS).

Intervista a cura di Roberto Nappi

Il paradosso dell’emicrania spiegato attraverso il metabolismo neuronale

31 Marzo 2023

L’emicrania è una malattia decisamente sui generis: tende ad avere un andamento intrafamiliare transgenerazionale (cioè, come le malattie a trasmissione genetica ricorre in più persone di diverse generazioni nella stessa famiglia), colpisce prevalentemente le persone negli anni della vita riproduttiva, ha un quadro clinico imprevedibile e non obiettivabile, caratterizzato da una grave disabilità e un forte dolore (le due cose non sempre coincidono) che potrebbe anche ridurre la probabilità di avere rapporti sessuali, quindi di procreare.
Lo studio delle malattie genetiche ci insegna che disturbi di questo tipo dovrebbero essere autolimitanti: nessuno tenderebbe a fare figli con un partner spesso indisponibile, su cui non poter fare totalmente affidamento; quindi, il tratto genetico dell’emicrania dovrebbe essere svantaggiato nella competizione darwiniana e pertanto essere poco diffuso. Ma non è così. È il paradosso dell’emicrania: ha una grande prevalenza, contraddicendo ogni nostra presunta certezza scientifica.
Come mai?
Essere persone predisposte a soffrire di emicrania, evidentemente, deve (o doveva) avere altri vantaggi, che forse abbiamo perso nel mondo moderno, magari legati proprio al funzionamento del nostro cervello. In effetti, il cervello umano ha alcune caratteristiche specifiche che distinguono la nostra specie dalle altre (e l’emicrania è un disturbo presente solo nel genere umano). In particolare, il cervello pesa circa il 2% del nostro corpo, ma per il proprio fabbisogno energetico consuma circa il 20% dell’ossigeno del nostro sangue; quindi, è un organo molto energivoro e tale voracità va soddisfatta, pena gravi danni neuronali, come quelli che si osservano in condizioni di ipossia transitoria (basti pensare ai danni neurologici permanenti associati alla sindrome delle apnee ostruttive). La frustrazione dell’elevata richiesta energetica da parte del cervello è legata notoriamente alla patogenesi della crisi di emicrania. Infatti, il cervello dei soggetti con emicrania si trova frequentemente in deficit energetico, o per una ridotta disponibilità dei substrati (il carburante) da parte dell’organismo o per un suo maggior consumo per inefficienza energetica/maggiori performances (come accade alle auto la cui carburazione non è ben regolata o a quelle particolarmente prestanti e sportive). Insomma, il cervello di questi pazienti si trova più facilmente di altri senza energie; dovrebbe esserne pertanto danneggiato, ma invece della morte neuronale arriva la crisi emicranica.
Quindi, il dolore emicranico potrebbe essere il prezzo da pagare per non subire danni: tutto rallenta e si blocca (quindi il cervello consuma meno energia e il suo fabbisogno è soddisfatto da quella disponibile) durante l’attacco, al termine del quale tutto riparte (molti pazienti riferiscono proprio che al termine della crisi recuperano un immediato benessere, come se non l’avessero mai avuta).
In altre parole, il dolore sembrerebbe proteggere il cervello da conseguenze ben peggiori. Quindi, sarebbe una sorta di antifurto o di spia che si accende sul cruscotto per avvisarci di un’anomalia e consentirci di fermarci tempestivamente senza subire danni ben peggiori. Ma se l’emicrania fosse un optional che ci avvisa di un’anomalia e ci obbliga a fermarci, la malattia di fondo quale sarebbe? Probabilmente proprio la predisposizione al deficit energetico che, approfondendosi troppo, lascia il cervello a secco di carburante. Forse, proprio quest’optional in passato ha salvato i nostri antenati, spingendoli all’adozione di atteggiamenti più conservativi, per scongiurar il rischio della crisi.
Così facendo, gli emicranici hanno potuto prosperare nel loro poco accogliente habitat naturale, recentemente cambiato di pari passo con il progresso. Ma esiste una seconda possibilità, anch’essa legata al cambiamento di stile di vita. È possibile, infatti, che in passato il rapporto tra energia disponibile per il cervello e richiesta energetica dell’organismo fosse più favorevole. I motivi potrebbero essere i seguenti. Da un lato, in passato si viveva in maniera più semplice, con ritmi meno serrati ed esposti a minori stress (immaginate solo come l’introduzione dei telefoni cellulari negli ultimi 30 anni abbia cambiato le nostre vite, rendendoci iperconnessi e superattivi in ogni momento), mentre oggi invece la società incentiva una sorta di viraggio ipomaniacale negli individui con la richiesta di fare sempre di più e meglio rispetto al passato. Dall’altro lato, abbiamo modificato drasticamente il nostro rapporto con le calorie: in passato ci si muoveva tanto, ma si mangiava poco e raramente. Oggi siamo diventati tutti sedentari e abbiamo accesso illimitato alle calorie, spesso provenienti dal cosiddetto cibo spazzatura, che è in grado di modificare il funzionamento del nostro cervello, paradossalmente agevolando proprio l’instaurarsi del deficit energetico alla base dell’emicrania, perché tutte le calorie disponibili, anziché essere a disposizione del fabbisogno energetico tenderanno preferenzialmente a creare tessuto adiposo. Quindi più calorie si introducono dal cibo spazzatura, meno se ne avranno a disposizione per far funzionare correttamente il cervello. A riprova di ciò c’è il fatto che adottare una dieta controllata, basata su “cibo sano”, ha sempre mostrato di portare benefici sulla cefalea in numerosi studi. Ma c’è dell’altro, la sedentarietà associata al cambio di dieta agevola lo squilibrio nel rapporto tra massa magra (che cala) e massa grassa (che cresce), anch’esso in grado di ridurre ancora di più il nostro dispendio calorico a riposo, diminuendo il metabolismo basale e agevolando la creazione di tessuto adiposo, sottraendo ancor più calorie alla soddisfazione del fabbisogno energetico. Ciò innesca pure un circolo vizioso in grado d’indurre una serie di modifiche ormonali e neurotrasmettitoriali agevolanti lo scatenarsi degli attacchi emicranici.
Questa ipotesi è suffragata da numerosi indizi. Per iniziare, nei soggetti sovrappeso/obesi, maggiore è il peso, peggiore sarà l’emicrania; poi, l’attività fisica regolare (in grado di modificare il metabolismo da una modalità lipogenetica ad una lipolitica, incrementando la disponibilità di energia utilizzabile) sembrerebbe avere un effetto protettivo sul mal di testa, malgrado lo sforzo fisico sia un noto trigger per l’emicrania che dovrebbe quindi avere un effetto negativo; come già detto, inoltre, ridurre il cibo spazzatura ha un effetto protettivo sul mal di testa; infine, più nei paesi in via di sviluppo si adottano stili di vita occidentali, più sembra aumentare la prevalenza dell’emicrania.
Come detto, ci sono molteplici neurotrasmettitori e ormoni coinvolti in questo processo, ma sicuramente la parte principale sembrerebbe averla un ormone: l’insulina che, oltre ad abbassare la glicemia, svolge numerose funzioni nel nostro cervello, tra cui quelle neurotrasmettitoriali (di tipo algogeno e infiammatorio). Numerosi studi hanno mostrato che i soggetti emicranici sono predisposti ad avere un tratto biologico chiamato insulino-resistenza. In sostanza, l’organismo risponde poco allo stimolo di questo ormone, che dovrà quindi esser prodotto in maggior quantità dal pancreas per tenere a bada la glicemia, il cui controllo risulterà alterato, con numerosi episodi di ipoglicemia in età giovanile (per l’eccessiva produzione insulinica) e di iperglicemia in età avanzata (prodromici del diabete di tipo 2, che appunto è detto “insulino-resistente”). Tanto l’insulina alta che la glicemia bassa, tipici dell’età giovanile, sarebbero noti fattori di scatenamento delle crisi emicraniche. Anche l’insulino-resistenza è un paradosso della genetica: un tratto ereditario diffusissimo nella popolazione, ma foriero di numerosi disturbi, anche gravi (obesità, diabete, ipertensione, policistosi ovarica, endometriosi, emicrania, demenza). Pure per questa condizione si è ipotizzato che in passato, quando ci si muoveva tanto ma si mangiava poco e raramente, avesse una funzione protettiva, consentendo di assimilare meglio tutte le calorie ingerite e potendone disporre all’occorrenza. Come per l’emicrania, insomma, l’insulino-resistenza sarebbe vittima del cambio di stile di vita, avendo la sedentarietà e il cibo spazzatura reso svantaggioso un tratto genetico precedentemente protettivo.
Può sembrare un concetto difficile da capire, ma vi faccio un esempio più intuitivo.
Le persone con la pelle molto chiara che vivono alle latitudini più settentrionali della terra sono il frutto di una forte spinta evolutiva; il tratto genetico della pelle chiara si è selezionato rendendo più agevole la sopravvivenza in zone con meno esposizione solare (fondamentale per produrre la vitamina D). Quindi, se immaginiamo un soggetto con la pelle molto chiara, magari biondo e con gli occhi azzurri, potremmo definirlo come il top dell’evoluzione umana per vivere ad esempio in Scandinavia; ma se questa persona andasse a vivere all’equatore, sarebbe notevolmente svantaggiata, perché esposta a numerose patologie, anche mortali, conseguenti alla sua incapacità di sopportare il maggior irraggiamento solare, dal quale dovrà proteggersi con numerosi accorgimenti, limitanti il proprio stile di vita. Quindi, lo stesso profilo genetico sarà protettivo o nocivo a seconda dell’ambiente e dello stile di vita: vale per la carnagione, vale per l’insulino-resistenza, vale pure per l’emicrania. Prendersi cura del proprio mal di testa, pertanto, non potrà limitarsi al solo assumere farmaci, ma dovrà necessariamente tener conto di una profonda analisi e osservazione, indagando sulla propria predisposizione biologica e sullo stile di vita, al fine di ripristinare un corretto metabolismo neuronale.
Se piove, apriamo un ombrello per proteggerci, ma poi cerchiamo di tornare a casa, dove siamo al sicuro. I farmaci sono l’ombrello, il cambio di stile di vita il viaggio verso casa, il posto in cui siamo noi stessi senza correre alcun pericolo.

Dott. Cherubino Di Lorenzo
Direttore Scientifico Cefalee Today

La Cefalea in cucina - Cefalee Today n.134

31 Marzo 2023

La noce moscata e il mal di testa

Questa volta voglio raccontarvi di una spezia che apparentemente c’entra poco col mal di testa, ma non è proprio così, perché ho appena scoperto una storia molto affasciante che ha a che fare con essa. Una di quelle storie che quando la senti pensi non possa essere vera, ma poi scopri che lo è (almeno, stando a quanto dicono i siti di quotidiani ed Enciclopedie)!
La spezia è la noce moscata (seme decorticato del frutto della pianta Myristica Fragrans), originaria di un arcipelago indonesiano, quello delle isole Molucche, in particolare della parte che va sotto il nome delle isole Banda, nello specifico dell’Isola di Run. Questa isola fu al centro di una disputa tra le due superpotenze commerciali del XVII secolo: l’Inghilterra e l’Olanda. Non deve stupire, perché all’epoca questa spezia costava, al peso, più dell’oro e non la si produceva altrove nel Mondo. Per porre fine alla guerra, gli olandesi conclusero un patto con gli inglesi: ottennero il controllo dell’isola, concedendo alla controparte il controllo di un malsano isolotto paludoso nel Nord America, quella che oggi conosciamo col nome di Manhattan, attorno alla quale crebbe la città di New York. Insomma, gli olandesi barattarono la città più ricca e importante del mondo per una piantagione di Myristica Fragrans.
La noce moscata ha dunque cambiato la storia del mondo! Come mai questa spezia, nota fin dai tempi degli antichi greci e romani, era così preziosa? Perché in realtà non solo era la base per preparare numerosi piatti, sia dolci che salati, ma anche ampiamente utilizzata proprio per le sue decantate capacità curative.
Il nome della spezia deriva da Mascate, capitale dell’Oman, punta estrema della penisola araba e pare proprio che i medici arabi (continuatori della tradizione ippocratica e galenica), tra cui spiccarono Avicenna (da molti considerato il padre della medicina moderna), Albucasis, Avenzoar, Averroè e Maimonide, valorizzarono molto le proprietà curative di questo prezioso seme.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio le principali proprietà di questa spezia. Ricca di fitosteroli, terpeni ed eugenolo, è stata usata da sempre per le sue proprietà antisettiche, antiparassitarie, antiossidanti, oltre che eupeptiche e carminative (aiuta la digestione e sgonfia la pancia). Tutto ciò consentiva ai cibi conditi con questa spezia di conservarsi più a lungo ed esser digeriti meglio, senza esporre chi li avrebbe consumati al rischio di contrarre tossinfezioni alimentari. Inoltre, l’eugenolo ha pure un’importante effetto disinfettante, per cui oggi (prodotto sinteticamente) trova applicazione in campo odontoiatrico e dermatologico. Infine, più di recente è stato evidenziato un effetto analgesico e antinfiammatorio dell’olio essenziale contenuto nel seme, con un’azione inibitoria dell’enzima COX- 2, lo stesso su cui agiscono i farmaci antinfiammatori non steroidei. Tale effetto è in grado di bloccare la produzione di prostaglandine, molecole dell’infiammazione e del dolore, coinvolte nella patogenesi dell’emicrania. Pertanto, tale olio essenziale, somministrato sia per via transcutanea che orale è in grado di avere un effetto analgesico. Proprio in virtù di questo, in molte tradizioni mediche popolari asiatiche (come nella medicina ayurvedica), la noce moscata è utilizzata anche per contrastare la cefalea, in particolar modo l’emicrania, per la sinergia tra effetto antinfiammatorio e antinausea (come per certi farmaci di combinazione particolarmente graditi ai nostri pazienti). Mancano, però, studi controllati e trials clinici specifici, purtroppo, per confermare tale indicazione, ma i presupposti sono effettivamente validi e promettenti.
Attenzione però, non è tutto oro quel che luccica. Proprio a confermare la presenza di molecole bioattive nella noce moscata, occorre ricordare che l’uso di questa spezia in quantità eccessive non è scevro da effetti collaterali, anche gravi. Per cominciare, il suo odore può far venire mal di testa in soggetti particolarmente osmofobici (infastiditi dagli odori). Inoltre, anche piccole quantità assunte con regolarità possono determinare un certo impegno epatico, rendendo più difficoltoso il metabolismo di altri farmaci assunti in contemporanea, portando ad un aumento delle concentrazioni plasmatiche di quest’ultimi.
I principi attivi contenuti nella spezia possono avere effetti teratogeni sulle donne in gravidanza, mentre l’ingestione di dosi eccessive può portare a stati dissociativi, convulsioni e addirittura al decesso.
Quindi, noce moscata sì, ma con moderazione. A proposito, agli olandesi convenne stipulare quell’accordo con gli inglesi per tornare a controllare l’isola di Run?
Purtroppo, no: quando abbandonarono l’isola, gli anglosassoni portarono con sé numerose piante e contadini in grado di coltivarle, realizzando numerose piantagioni nelle varie colonie tropicali da loro controllate. Ciò pose fine al monopolio della produzione e commercializzazione della noce moscata da parte degli olandesi e ne determinò un notevole abbassamento di prezzo, rendendo molto più accessibile questa preziosa spezia.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia

8 Marzo, giornata internazionale della donna

08 Marzo 2023
8 marzo è la giornata internazionale della donna.
In Italia circa 6 milioni di persone soffrono di emicrania.
È una malattia neurologica che colpisce soprattutto il sesso femminile e rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS) (1)
Colpisce molto di più le donne rispetto agli uomini con un’incidenza di 3:1. (2)
Gli attacchi nella donna sono più severi, lunghi, disabilitanti con più sintomi associati rispetto all’uomo.
Gli studi ci riferiscono che, nelle donne, l’emicrania compare spesso in concomitanza con il menarca. Con il ciclo mestruale gli attacchi possono essere molto invalidanti ed i contraccettivi e la gravidanza possono influenzare sia il numero che la gravità degli episodi, così come la menopausa e la terapia sostitutiva.
Tutto questo porta ad una percentuale elevata di disabilità riscontrata sia a livello personale che famigliare e lavorativo (3)
1_Global Burden of Diseases, 2016
2_Stewart et al., Neurology 1994;44(suppl4): S17-S23
3_Lipton RB et al. Headache. 200

8 MARZO ,GIORNATA DELLA DONNA, AL.CE. ED EMHA RICORDANO CHE DI EMICRANIA NON SI SOFFRE UN SOLO GIORNO ALL'ANNO

08 Marzo 2023
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NON TUTTE LE DONNE POSSONO FERMARE IL MONDO OGGI PERCHÉ L'EMICRANIA LE HA GIÀ FERMATE.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

NON POSSIAMO LOTTARE PER LA LIBERTÀ QUANDO L'EMICRANIA CI TIENE A CASA.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

OGGI NON TUTTE LE DONNE POSSONO ALZARE LA VOCE PERCHÉ CON L'EMICRANIA NON POSSONO NEMMENO PARLARE.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

PIU' CHE DI UN GIORNO UNA VOLTA ALL'ANNO, QUELLO DI CUI  HO BISOGNO È UN TRATTAMENTO PER L'EMICRANIA.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

 

 

 

 

SE LE DONNE CHE SOFFRONO DI EMICRANIA VIVESSERO SOLO I GIORNI SENZA MAL DI TESTA, AVREBBERO POCHISSIMI GIORNI DA RICORDARE.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

LA MIA VITA CON L'EMICRANIA È DA SEMPRE VISSUTA COME SE CAMMINASSI OGNI GIORNO SULL'ORLO DI UN PRECIPIZIO.

*L'80% delle persone che soffrono di emicrania in Europa sono donne.

 

 

INDOSSA ANCHE TU LA MAGLIETTA DI ALLEANZA CEFALALGICI

08 Febbraio 2023
Per uscire dall’anonimato, per dire a tutti che ci siamo e che meritiamo attenzione nonostante le nostre fragilità, questo è il motivo della creazione della T-shirt in 100% cotone di Alleanza Cefalalgici, disponibile nelle taglie S _M_L_XL_XXL. Per averla vi chiediamo solo un piccolo contributo alle spese di realizzazione e per portare avanti le nostre attività: con consegna a mano € 15, con spese di spedizione comprese € 20. Il pagamento si può effettuare online con un versamento PayPal o con bonifico attraverso il nostro sito nella sezione "Sostienici", selezionando "Donazioni" infine "Donazione libera". E' fondamentale specificare che il versamento è per ricevere la maglietta! Per maggiori informazioni è possibile scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..





Si ringraziano per il contributo:

Rassegna Stampa e Web 2022

22 Dicembre 2022

Emicrania, 1 donna su 4 ne soffre: cosa fare e a chi rivolgersi
Borderline 24 - 22 Dicembre 2022

Ok al progetto pilota proposto da Cristina Guarda (Europa Verde)
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Emicrania, in Italia il 46% dei pazienti attende 5 anni per un trattamento”
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Emicrania, tracciata la 'mappa' dei geni del disturbo
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Analisi dell'attuale percorso di gestione del paziente con emicrania e proposte di miglioramento
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Emicrania, patologia al femminile. Evento online il 3 febbraio
Ansa.it - 31 Gennaio 2022

Sanità: cefalea come malattia sociale, approvata mozione
Ansa.it - 28 Gennaio 2022

Emicrania patologia al femminile: evento virtuale
Quotidiano di Ragusa - 26 Gennaio 2022

Nuovo numero di Cefalee Today n.133 disponibile

17 Dicembre 2022

E' disponibile il nuovo numero 133 di Cefalee Today del mese di dicembre

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Editoriale - Cefalee Today n.133

17 Dicembre 2022

Ben ritrovati voi tutti, anche quest’anno volge al termine e arriva il Natale. Momento di bilanci e di buoni propositi, ma guardandoci indietro possiamo davvero dire che questo anno ha trovato il modo di stupirci davvero. Se ci aspettavamo l’attesa coda del COVID, che continua a riempire gli ospedali e mietere vittime, non ci saremmo mai aspettati una guerra nel cuore dell’Europa e la conseguente crisi energetica.

Tutto ciò toglie serenità a molti di noi e anche qualche grado di temperatura dentro casa: insomma, condizioni che possono decisamente far male a chi soffre di cefalea.

Ma il periodo natalizio è pure quello dei bagordi, delle ore piccole a giocare a carte o a fare maratone televisive, dei lunghi spostamenti per andare a trovare i parenti, e, infine, pure del dover sopportare proprio tutti i parenti, almeno a Natale. Insomma, pure questo può farci male e, di solito, i vostri diari un po’ ce lo raccontano quando ci si vede in ambulatorio nei mesi successivi. Quindi, cercate di tenerlo a mente, curate la vostra igiene di vita, del sonno, nonché alimentare ed emotiva, e vedrete che il Natale vi sorriderà.

Avendo accennato al particolare periodo dell’anno e all’importanza dell’igiene di vita, posso agevolmente far scivolare la vostra attenzione all’intervista che il nostro Roberto Nappi ha fatto alla dottoressa Natascia Ghiotto del Mondino di Pavia, affrontando la visione dell’emicrania proprio come disturbo ciclico. Esistono molte ciclicità nell’emicrania, una circadiana (gli orari preferenziali d’insorgenza/peggioramento del mal di testa, ad esempio), una circasettimanale (la famosa cefalea da weekend, ad esempio), una circamensile (basti pensare alle forme correlate alla ciclicità mestrual/ovulatoria) e una circannuale (legata al susseguirsi delle stagioni e agli eventi ad esse correlate, come appunto i periodi di ferie). Proprio tenendo conto della ciclicità emicranica di ciascun paziente, è pure possibile personalizzare il trattamento farmacologico di profilassi e dell’attacco, per un miglior successo terapeutico.

L’altro tema affrontato nell’articolo del nostro rotocalco tratta un tema ancora molto dibattuto, l’osteopatia. Lo facciamo ospitando una scheda di presentazione di questa disciplina e delle possibili applicazioni nel mal di testa redatta da un professionista del settore. Ricordiamo che l’osteopatia in Italia è stata normata solo recentemente, mediante il Decreto del Presidente della Repubblica 131 del 7 luglio 2021.

Per la rubrica Amarcord, recuperiamo un altro vecchio articolo del nostro Roberto Nappi, col quale ricordiamo due personaggi in un colpo solo. La prima è la santa e mistica tedesca Ildegarda di Bingen, le cui visioni sembrerebbero essere dovute non a fenomeni trascendentali, ma ad aure emicraniche, almeno secondo la teoria della seconda persona che andiamo a ricordare, il neurologo e scrittore (nonché emicranico) Oliver Sacks, scomparso nel 2015. Sacks ha insegnato neurologia alla Columbia University e alla New York University, ma è stato soprattutto un prolifico divulgatore di neurologia, ispirando intere generazioni di studenti di medicina a dedicarsi alla nostra disciplina. Ricordo sempre con emozione quando lo conobbi ed ebbi modo di parlare con lui al congresso dell’IHS (la Società Internazionale delle Cefalee) organizzato a Roma dal prof. Nappi nel 2003 col compianto prof. Gallai. Perdonerete il mio Amarcord nell’Amarcord.

Infine, per la rubrica “la Cefalea in cucina”, nel suo nuovo articolo, la dottoressa Eleonora Di Pietro, biologa nutrizionista dell’Associazione Eupraxia, ci parlerà della cannella, spezia dalle innumerevoli proprietà terapeutiche che nel giro di poco tempo è stata prima scagionata dall’accusa di essere un trigger emicranico e poi si è vista addirittura riconoscere un ruolo protettivo proprio su questa forma di cefalea.

Prima di congedarmi da voi, un piccolo annuncio: è arrivato in Italia il primo dei farmaci appartenenti alla famiglia dei gepanti (antagonisti del recettore del CGRP, aventi un effetto sia sintomatico che di profilassi), il rimegepant. Per ora costa più di 33 euro a compressa ed è a carico del paziente, ma per il futuro si spera di potervi dare qualche buona notizia a riguardo.

Come sempre, spero che gli argomenti siano di vostro gradimento. Buona lettura e fateci conoscere i vostri commenti.

La ciclicità della patologia emicranica

17 Dicembre 2022

L’emicrania è una forma primaria di cefalea con una prevalenza stimata pari al 14% della popolazione mondiale, rappresentando la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Numeri ancora maggiori per la nostra penisola giungono di nuovo da uno studio di popolazione su 3500 soggetti della ASL di Pavia intervistati mediante questionario postale che ha evidenziato una percentuale di soggetti affetti pari al 42,9% (54,6% nel sesso femminile, 32,5% in quello maschile).

Dottoressa Ghiotto questa malattia neurologica chi interessa?

L’emicrania predilige nettamente il sesso femminile manifestando un rapporto donna/uomo pari a 3:1 e se ci si focalizza nel periodo compreso tra pubertà e menopausa, circa il 27% delle donne ne risulta affetto. Nella donna compare soprattutto dopo il menarca, raggiungendo il massimo della sua prevalenza nella quarta e quinta decade di vita, quindi nel periodo di maggiore produttività lavorativa e sociale dell’individuo. Inoltre, segue l’andamento delle fluttuazioni degli ormoni sessuali femminili con concentrazione degli attacchi in fase perimestruale e/o all’ovulazione

Quindi come possiamo definire l’emicrania?

Da quanto appena affermato l’emicrania è da considerarsi sicuramente una malattia di genere e recentemente il Centro Cefalee di Pavia ha ricevuto una targa di riconoscimento per impegnarsi nel percorsi al femminile per l’emicrania promossi dalla Fondazione Onda in collaborazione con le Società Scientifiche e le Associazioni Pazienti. Inoltre, l’emicrania può essere considerata anche una patologia ciclica.

Cosa si intende per malattia ciclica?

L’emicrania deriva da una predisposizione dell’individuo, dovuta in gran parte a cause genetiche. E’ infatti noto da diverse decadi che la maggior parte dei pazienti emicranici presenta almeno un parente che soffre di un mal di testa simile, più spesso sulla linea materna. Ma la genetica è solo il substrato (il tratto, la predisposizione, la suscettibilità) sul quale agiscono fattori ambientali interni o esterni in grado di modulare il manifestarsi degli attacchi, la frequenza di presentazione e la qualità degli attacchi. Anni di studi e di osservazione clinica, quasi ossessiva, hanno permesso di comprendere che molti attacchi tendono a manifestarsi con una ciclicità ben definita. Su questo si basa il modello cronobiologico e l’ipotesi discronica delle cefalee, elaborato dal Professor Giuseppe Nappi. L’interpretazione della malattia emicranica come malattia ciclica ci permette, quindi, di intercettare gli attacchi e quindi di trattarli nella maniera più adeguata.

Quali sono i principali fattori ciclici?

Distinguiamo fattori interni, come ad esempio le variazioni periodiche degli ormoni sessuali femminili ed il ciclo sonno-veglia, e fattori esterni. Tra questi ultimi, individuiamo alcuni fattori non modificabili, come l’alternarsi della luce e del buio e il variare delle stagioni, accanto ad altri modificabili, cioè le abitudini di vita (orario dei pasti, turni di lavoro, ritmi riposo-attività).

La teoria cronobiologica dell’emicrania come ci viene in aiuto per la gestione del paziente?

La terapia antiemicranica è basata su due capisaldi. La prima è di tipo igienico-comportamentale: essa consiste nell’individuare e nell’evitare, se possibile, i fattori scatenanti, quindi mantenere la massima regolarità dei ritmi biologici del paziente (orari dei pasti, dieta bilanciata, ritmo sonno-veglia, ritmi lavorativi), svolgere attività fisica in modo regolare. La seconda è farmacologica e consiste in due tipi di trattamento, che possono agire in modo diverso in relazione ai fattori scatenanti. Esiste una terapia sintomatica da utilizzare al bisogno in caso di crisi con l’obiettivo di estinguere l’attacco. Tra questi tipi di farmaci ne conosciamo alcuni aspecifici (antinfiammatori non steroidei e paracetamolo) e alcuni specifici (ergotaminici e triptani). Gli ergotaminici, utilizzati maggiormente in passato, hanno lasciato il posto ai triptani, meglio tollerati e con minore effetti collaterali, ma comunque ancora vietati a un sottogruppo di pazienti emicranici (malattia ischemica cerebrale o cardiaca, angina di Prinzmetal, vasospasmo coronarico, arteriopatia periferica, ipertensione arteriosa non controllata dalla terapia, età superiore ai 65 anni). Nei prossimi mesi ci verrà in aiuto una nuovo tipo di molecola che, a differenza dei triptani, non ha azione sul recettore vasale e pertanto avrà meno limiti di prescrivibilità. Oltre alla terapia sintomatica, che comunque va monitorata in maniera stretta per evitare di favorire una cronicizzazione degli attacchi da iperuso di farmaci, è a disposizione una terapia preventiva (detta anche di profilassi) che ha lo scopo di ridurre la soglia di suscettibilità del paziente, rendendolo meno vulnerabile ai fattori scatenanti. Nel corso degli anni sono state utilizzate, ed ancora oggi vengono prescritte, molte categorie farmacologiche per il trattamento preventivo tra cui ricordiamo calcio-antagonisti, beta-bloccanti, amitriptilina, antiepilettici. Studi scientifici hanno messo in evidenza che, indipendentemente dall’efficacia, molto spesso i pazienti abbandonano queste terapie per scarsa tollerabilità o eventi avversi. Oltre alla tossina botulinica, indicata solo per il trattamento dell’emicrania cronica, è uscita una nuova classe farmacologica specifica per la prevenzione dell’emicrania.

Di che cosa si tratta e che vantaggi ha questa nuova terapia?

Si tratta di anticorpi monoclonali diretti contro il CGRP o il suo recettore. Il CGRP (Calcitonin gene-related peptide) è un neuropeptide diffusamente distribuito a livello del sistema nervoso centrale e periferico e presente a livello del sistema trigeminale. L’attivazione trigeminale provoca il rilascio del CGRP da parte dei terminali nervosi trigeminali e il CGRP gioca un ruolo in differenti meccanismi patogenetici dell’emicrania tra cui vasodilatazione, infiammazione neurogena, granulazione dei mastociti, sanitizzazione periferica. Naturalmente, queste terapie rivoluzionarie sono riservate ad una classe di pazienti con una patologia molto disabilitante e, al momento, sono sotto monitoraggio AIFA. Possono essere prescritti in Italia a pazienti emicranici che abbiano almeno 8 giorni di emicrania al mese e che abbiano una disabilità alla scala MIDAS pari o superiore a 11. Inoltre,pazienti con queste caratteristiche non devono avere risposto alle altre terapie preventive che variano a seconda di una forma cronica o episodica di emicrania. I vantaggi di questi farmaci sono molti. Innanzitutto, hanno pochissimi effetti collaterali (stipsi / costipazione / reazione cutanea nel sito di iniezione in una bassa percentuale di casi), sono farmaci specifici, non hanno metabolismo epato-renale, hanno una lunga emivita (si somministrano ogni 28-30 giorni) e non presentano interazioni farmacologiche.


E sulla base della teoria dell’emicrania come malattia ciclica come ci si deve comportare con la terapia?

Sicuramente, per un paziente saper prevedere quando avrà un attacco è di fondamentale importanza, soprattutto in quanto ci troviamo di fronte a soggetti nel pieno dell’attività lavorativa e che, spesso, a causa dell’emicrania, sono costretti a letto e non possono vivere la propria vita lavorativa, familiare e sociale. Pertanto, per le forme a periodicità prevedibile si possono attuare le cosiddette miniprofilassi cicliche con assunzione di sintomatico solo nel periodo in cui l’attacco è atteso; questo tipo di approccio può essere fatto sia con analgesici che con i triptani e magari in futuro con i ditani.

Intervista a cura di Roberto Nappi

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